Razzismo strisciante in difesa della "patria" (Beppe Del Colle)

Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza in cammino", n. 508 del 6 luglio 2008 e tratto dal settimanale "Famiglia cristiana" n. 27 del 6 luglio 2008 riprendiamo il seguente editoriale (disponible anche nel sito www.sanpaolo.org/fc/) col titolo "Razzismo strisciante in difesa della 'Patrià"

Nell'omelia per la festività di san Giovanni Battista, patrono di Torino, l'arcivescovo cardinale Severino Poletto parla di una città che sta vivendo un tempo di sfide, con un decimo della sua popolazione che viene da lontano, per cui ha bisogno di farsi coraggio e di "approfondire il ruolo di esperta in umanità, che la grande storia dei santi sociali le ha assegnato". E cita ad esempio la presenza dei Rom, verso i quali "Torino sta pazientemente sperimentando percorsi di integrazione sostenibili".
Come si permette?
Il capogruppo consiliare della Lega Nord redige una severissima nota in cui dice fra l'altro: "L'arcivescovo sembra non accorgersi che la povertà avanza tra gli italiani. Forse sarebbe il caso di pensare prima ai nostri poveri, piuttosto che a tutti gli altri".
Abbia pazienza, signor capogruppo. La Chiesa torinese (tutta la Chiesa...) pensa ai "suoi" poveri da molti secoli, prima che spuntasse la Lega. Preti come il Cottolengo, il Cafasso, don Bosco sono puri esempi, imitati anche oggi, senza discriminazione tra i poveri, i nostri e i "loro". Ogni giorno le suore del Cottolengo preparano e offrono il pranzo a 380 persone, che andandosene portano con sè anche un pacchetto di cibo per la cena. Il medico fratel Beppe Gaido assiste i malati nell'ospedalino di Chaaria, nel Kenya, e ricorda la raccomandazione di san Camillo de Lellis: dobbiamo servire i poveri "con la dolcezza di tenera madre verso il figlio unico".
Per i cristiani ogni povero, ogni uomo "è unico", immagine stessa di Gesù.
Il ministro Maroni propone le impronte digitali per tutti i bambini Rom, come se fossero milioni e tutti girassero per le nostre strade chiedendo l'elemosina; ma quell'impronta significherà per ognuno di quei piccoli l'iscrizione in un registro di probabili futuri criminali; e questo si chiama razzismo. Il ministro non ci pensa, così come trascura il fatto che, partendo dal medesimo rifiuto dell'altro, i nazisti giunsero a sterminare nei loro lager mezzo milione di zingari.
Per respingere le critiche, Maroni le accusa di ipocrisia: "Tutti sono a favore dei bambini, però tutti accettano che vivano in questi campi dividendo lo spazio con i topi". E inventa una motivazione non meno ipocrita: prendiamo le impronte digitali ai bambini Rom per strapparli alla schiavitù dell'accattonaggio. Ma come, ma in grazia di che? E non è vero che tutti preferiscano che i Rom vivano con i topi.
Non la Chiesa. E, infatti, il cardinale Poletto elogia chi, nella sua città, "sperimenta percorsi di integrazione sostenibili", senza farsi pubblicità e senza schedari da archivio criminale.
Oggi il mondo vive una straordinaria mutazione, con cadute di frontiere millenarie. A 40 anni dall'assassinio di Martin Luther King, è possibile che gli Usa eleggano presidente un meticcio, dal volto inequivocabilmente scuro, figlio di un'americana bianca e di un africano.
Nell'esemplare libro di Fulvio Scaglione I cristiani e il Medio Oriente. La fuga (San Paolo), si legge questo giudizio di un gesuita, di famiglia israelita, su un atteggiamento tipico di musulmani ed ebrei in Palestina (che in Italia può trovare riscontro nel leghismo): "Hanno trasformato la terra in un valore in sè, in un modo che sfiora l'idolatria: la terra è diventata una specie di Dio al quale si può sacrificare la vita umana. I cristiani possono giocare un ruolo importante per dimostrare che la terra è importante perché è lo spazio per la vita, ma deve diventare anche lo spazio per la vita altrui".