Antimafia e informazione

Dal quotidiano "Liberazione" del 17 novembre 2006 e pubblicato su “La nonviolenza è in cammino”

Non basta più l'occasionale interesse sull'ennesima sparatoria di camorra.
Non è più il tempo di rincorrere l'emergenza per accendere i riflettori come fossero il flash di un giorno, il grido d'allarme che si spegne prima dell'alba del giorno dopo quando Cosa Nostra mette a segno il proprio colpo di morte. Non è in questo modo che si sconfiggono le mafie. Non è questa la strada che l'informazione deve percorrere se intende contribuire in modo determinante a contrastare l'azione della criminalità organizzata.
Lo aveva compreso bene Giovanni Falcone: "È tempo di andare avanti, non con sterili declamazioni - diceva - e non più confidando sull'impegno straordinario di pochi, ma col doveroso impegno ordinario di tutti in una battaglia che è anzitutto di civiltà e che può e deve essere vinta". Ci sono percorsi, azioni, scelte che in tante e tanti stanno percorrendo e costruendo da tempo. Gli Stati generali dell’antimafia i cui lavori iniziano oggi [17 novembre 2006 - ndr] a Roma intendono mettere a confronto e a frutto proprio quest'altro modo di essere contro le mafie. Quello di chi sceglie di stare dalla parte degli onesti e di levare alta la propria voce tutti i giorni, senza proclami, concretamente, azione dopo azione, gesto dopo gesto, segno dopo segno. Sono educatori, scrittori, registi, politici, esponenti delle chiese, insieme a molti operatori dell'informazione che hanno accettato di confrontarsi per mettere in comune esperienze e competenze. Ed è importante riuscire a convertire oggi la stampa ad occuparsi di antimafia e non soltanto del malaffare.
La mafia uccide e fa rumore, l'antimafia costruisce ogni giorno un altro Paese e lo fa in silenzio. L'Italia che vuole liberarsi dalle mafie deve avere il sostegno di un'informazione che scava ogni giorno nel sistema di potere criminale, nei suoi intrecci con quello politico ed economico, nelle complicità e nelle collusioni con cui si protegge. Che ne racconta le conseguenze sulla vita dei cittadini, sull'ambiente, sul tessuto sociale e istituzionale del Paese. Basterebbe guardare con maggiore attenzione per rendersi conto che ci sono "ragazzi di Locri" anche a Lentini, a Gela, a Castelvolturno, e che il loro impegno nella rinuncia alle lusinghe del guadagno facile e nella denuncia del brodo di illegalità che li avvolge è inflessibile, ugualmente fiero e tenace.
Basterebbe andare a cercare e a chiedere per scoprire che ogni giorno ci sono aule scolastiche in cui si ricerca insieme il gusto di sentirsi cittadini e non sudditi, titolari di diritti e non destinatari di favori, protagonisti del presente e del futuro e non rassegnati di fronte al sopruso e alla violenza. Questo è ciò che si richiede a chi vuol fare informazione oggi per costruire un Paese che sa opporsi fieramente al giogo delle mafie e sa cercare alternative di libertà e di giustizia.
Se è vero che non fa notizia un'intera foresta che cresce, si dovrebbe dare la parola ad una nuova spiga di grano che spunta in un terreno di Portella delle Ginestre. Qualcuno deve pur farglielo sapere agli italiani che quella terra è bagnata dal sangue della lotta dei contadini e dei martiri di mafia e che Giovanni Brusca investì proprio da quelle parti i soldi provenienti da traffici e attività illecite. Qualcuno deve scriverlo che oggi proprio sui terreni confiscati a Brusca nasce grano due volte biologico. Pulito perché prodotto senza l'uso di anticrittogamici, pulito perché strappato alle mafie e ai loro malaffari. Bisogna raccontare agli italiani che oggi ci sono cooperative di giovani che, rischiando in proprio, hanno scelto di coltivare quei terreni e di produrre dignità. "Libera Terra" è il marchio che diffonde negli scaffali di tanti supermercati olio, pasta, legumi, vino.
C'è una società civile attenta, coraggiosa e consapevole che da tempo ha compreso l'importanza del lavoro in rete, delle collaborazioni e delle sinergie. È urgente ora sviluppare questa rete sul piano internazionale perché le mafie già da tempo hanno allungato i propri tentacoli a livello globale. I grandi traffici di droga, armi, esseri umani, organi umani, rifiuti tossici si intrecciano con un'abilissima capacità di essere presenti ed operanti nell'alta finanza.
In questo chiediamo di sancire un patto che unisca le forze di questo pezzo della società con il mondo dell'informazione. Abbiamo bisogno di un'informazione schierata, ma da una parte sola: quella della legalità, della giustizia, della libertà.