Non possiamo più sopportare tanta ingiustizia

“Amici di BoccheScucite, vi supplico, vi chiedo ancora una volta: alzate la voce presso i vostri governanti, fatevi sentire in Italia e dite loro che non ne possiamo più di sopportare tanta ingiustizia!”.

Quante volte abuna Aktham, per anni studente a Venezia, è venuto nelle nostre città per denunciare l’occupazione israeliana e le ingiustizie subite dai palestinesi. Per questo BoccheScucite non può solamente approvare e diffondere il comunicato con cui Pax Christi ha denunciato il furto della terra e la distruzione degli ulivi di Cremisan. Come dimenticare la vibrante testimonianza con cui abuna Aktham, nel Natale del 2010, commosse una chiesa gremita:

“Più passava il tempo e più sentivo che dovevo condividere la lotta della mia gente. Partecipavo alla sofferenza delle mie famiglie a cui distruggevano i campi abbattendo centinaia di piante d’ulivo, stavo con i miei studenti che protestavano all’università di Bir Zeit e li ho aiutati ad attraversare i checkpoint, a volte stando per 8-10 ore in fila con loro, perchè non dovessero sopportare troppe umiliazioni e troppe violenze. Ho condotto gli ammalati con la mia auto in ospedale: li caricavo sulla mia auto e correvo all’ospedale perchè ero l’unico che poteva raggiungere con l’auto Ramallah. Sono stato l’ultimo ad andare a letto la sera, avevo sempre paura che succedesse qualche cosa, mentre che io dormivo”.

In questi giorni sentiamo spesso gli amici di Beit Jala di cui si parla in tutti i giornali e scegliamo una interessante annotazione di strategia militare che abuna Aktham non ha denunciato ad altri media:

“Purtroppo c’è una novità da registrare: Israele, sempre più preoccupata dell’opinione pubblica mondiale, che nel web smaschera e diffonde tutta la violenza delle sue azioni, sta sperimentando a Cremisan una nuova strategia: visto che è troppo pesante vedere nei media internazionali le foto dei soldati sulle ruspe che abbattono gli ulivi, l’esercito che umilia gente inerme e magari un militare che aggredisce il parroco che vuole celebrare la messa sotto gli ulivi ormai sradicati, ha deciso di cambiare metodo. Hanno studiato una nuova strategia volta a mascherare tutto (o quasi): nessun militare apparirà più nelle foto che immortalano lo scempio in atto, perché tutta l’operazione deve nascondere l’operato dell’esercito e sostituirlo con ben più accettabili “funzionari della Municipalità”. L’esercito di occupazione che siamo abituati a vedere in azione ovunque, è stato sostituito da “poliziotti di città”, decisamente presentabili ad ogni telecamera ficcanaso. Sono il Comune e la Città di Gerusalemme a sostituire l’ingombrante e decisamente poco fotogenico esercito armato in azione. Qui a Beit Jala, direi che stanno sperimentando una semplice ma efficace “trasformazione” dell’azione di guerra in atto amministrativo. Drammaticamente, nel silenzio del mondo, le vittime di questo crimine di stato diventano i colpevoli di un atto illecito. E’ accaduto così che due giovani siano stati arrestati solo perchè passeggiavano sotto casa, ma con un’accusa chiara e inequivocabile: questa strada non appartiene più a voi, come le vostre terre. Da oggi la vostra terra e gli ulivi che da secoli appartengono alle vostre famiglie sono terre della Municipalità di Gerusalemme”.

Ad abuna Aktham promettiamo di tenere costante la nostra denuncia, di non tacere sulle ipocrisie dei nostri politici, di continuare a partire per la Palestina, come può fare chiunque unendosi al prossimo pellegrinaggio di giustizia dal 10 al 19 ottobre (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

E continueremo a raccontare anche di te, umile e coraggioso pastore del tuo popolo oppresso, ricordando la tua voce spezzata in skype, quando ci hai detto di non essere riuscito con il tuo corpo ad impedire l’arresto di due tuoi giovani parrocchiani, e la confessione personale che tu facesti con gli occhi lucidi in quei giorni di Natale:

“I soldati mi hanno sparato 3 volte. Non posso dimenticarlo. Ho attraversato montagne e valli, per arrivare alla mia parrocchia. E alla fine, ho pagato caro il prezzo della mia missione: a dispetto del fatto di essere stato membro di tanti movimenti di pace e di aver anche incoraggiato gli studenti della scuola a partecipare a questi movimenti, in cui lavorano insieme palestinesi e israeliani, mi hanno accusato di essere un terrorista e sono rimasto quattro anni senza il permesso di soggiorno. Sono stato illegale in Palestina. Non riuscivo ad andare a trovare la mia famiglia in Giordania, soprattutto nelle circostanze difficili. Nonostante tutti questi eventi, ho cercato sempre di tenere salde la fede e la speranza, perchè senza di esse moriremo tutti, e morirebbe la pace.”

BoccheScucite


Fonte: BoccheScucite - Pax Christi - newsletter n. 215 del 01/09/2015