"Fame di giustizia, fame di democrazia": al sesto giorno di digiuno una lettera ad alcuni amici apprensivi, e a tutti gli altri

Ho a parlare di tante malinconie..."(Domenico Settembrini, incipit delle Ricordanze) Alcuni ottimi amici, alquanto apprensivi, avendo saputo che in questi giorni sto digiunando a sostegno della proposta di riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono (e ve ne sono oltre cinque milioni cui tale diritto è assurdamente negato), mi hanno detto di lasciar perdere, che non ne vale la pena, che tanto non c'è nulla da fare, che è meglio tacere e far finta di niente. Che tanto il ceto politico è asservito a vertici sordi e ciechi a loro volta asserviti a - o integrati in - potentati economici ipso facto antidemocratici, che le principali rappresentanze parlamentari sono prive di ogni autonomia e il loro voto è deciso da quattro sole persone nessuna delle quali siede in parlamento (e una è anche interdetta dai pubblici uffici) e che tutte hanno dimostrato coi fatti di esser consenzienti con la persecuzione razzista degli immigrati. E quindi che questa iniziativa dell'appello "Una persona, un voto" è sicuramente buona e giusta, ma è destinata a soccombere alla gelida indifferenza dei legislatori. E che a maggior ragione questo digiuno - di quell'appello a sostegno - è solo un atto di autolesionismo di un povero vecchio (anzi: di un vecchio povero) che ancora non ha capito come va il mondo.

Parlano così perché mi vogliono bene, lo so, e il loro affetto mi commuove e mi è grato. Ma così dicono. E il loro dire sembra buonsenso. E non è.

Non è, e dico perché.

Primo: milioni di persone in Italia attendono ancora il riconoscimento del diritto di voto, senza del quale continueranno a vivere in un regime di assoluta soggezione, di esposizione all'altrui arbitrio, che si concretizza in infinite vessazioni e in costante paura (e innanzitutto paura di rivolgersi alle pubbliche istituzioni poiché esse si presentano loro come incombenti e incomprensibili poteri alieni e non come espressione di una comunità di cui loro stessi sono parte con piena dignità e pieni diritti).

Queste persone - milioni di persone - hanno già sofferto fin troppo: hanno diritto di essere riconosciute come esseri umani dotati di tutti i diritti ad ogni essere umano inerenti. Ed in un paese democratico il primo diritto nella sfera pubblica con specifico riferimento ai processi decisionali che si svolgono negli organi amministrativi elettivi le cui deliberazioni poi valgono erga omnes è il diritto di voto. "Una persona, un voto" è il motto e la bandiera della democrazia, è il fondamento stesso della democrazia.

Almeno noi, ottimi amici, non possiamo essere ciechi dinanzi alla realtà che ci circonda: e la realtà è quella di milioni di persone private del primo diritto democratico nell'unico luogo in cui realmente vivono la loro unica vita in questo mondo, persone talora sottoposte a selvaggio sfruttamento e infami umiliazioni per il solo fatto di non esser nate qui in Italia, in un paese in cui incredibilmente a tanti anni dalla vittoria della democrazia e la liberazione del paese dalla barbarie nazifascista sono stati scelleratamente ripristinati i campi di concentramento, le deportazioni, incredibili riduzioni e compressioni delle guarentigie giuridiche nei confronti dei non nativi, fino a configurare - come è stato opportunamente rilevato - elementi di un regime di apartheid.

Questo noi lo vediamo, come vediamo la strage infinita nel Mediterraneo che si potrebbe far cessare con un semplice provvedimento legislativo che finalmente riconoscesse il diritto di ogni essere umano a entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro, così d'un colpo annientando la mafia dei trafficanti mafiosi e schiavisti che gestisce il mercato illegale creato dalle politiche insensate e disumane dei paesi dell'Unione Europea.

Ed almeno noi, più che ottimi amici, non possiamo accettare che milioni di persone siano trattate nel migliore dei casi come oggetti di beneficenza e mai come titolari di diritti, come esseri umani in quanto tali portatori della medesima dignità di tutte le altre persone; e più frequentemente siano vittime di asservimento e offese, fino alla riduzione in schiavitù nei campi dell'agricoltura intensiva o sui cigli delle strade come carne da stupro.

Almeno noi dovremmo agire per far cessare le stragi, per far cessare la schiavitù. Almeno noi che crediamo che ogni essere umano è un essere umano con gli stessi diritti di tutti gli altri esseri umani, che ogni persona ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Secondo: quanto al non valerne la pena e preferir tacere, è l'esortazione e il comando che da sempre i poteri oppressivi ed i loro scagnozzi ci rivolgono con toni imperiosi o suadenti e sempre più o meno velatamente minacciando.

Invece ne vale sempre la pena di ribellarsi all'ingiustizia, di resistere alla violenza, di lottare per i diritti di tutti.

E non si deve mai tacere dinanzi all'iniquità, dinanzi al dolore, dinanzi al sopruso.

Dovremmo gridarlo dai tetti: ogni essere umano è uguale a tutti gli altri in dignità e diritti; il primo principio della democrazia è che ogni persona ha diritto di esprimere la sua opinione e di partecipare alle decisioni che tutti riguardano.

Terzo: che l'appello "Una persona, un voto" possa non essere accolto dal Parlamento è naturalmente nel novero delle possibilità, né stento a credere che le forze politiche razziste osteggerebbero in tutti i modi il riconoscimento del diritto di voto per tutti i residenti; ma se neppure ci battiamo perché questa proposta sia almeno presente e discussa nel dibattito parlamentare, se noi stessi rinunciamo a sostenerla proprio adesso che il dibattito sulla nuova legge elettorale a Montecitorio si è aperto (e come è noto l'intento dichiarato dei gruppi parlamentari è di concluderlo entro questo stesso mese), ebbene, allora nessuna possibilità vi sarà, per nostra defezione prima ancora che per altrui sordità.

E quand'anche questa proposta di civiltà non trovasse ascolto in quel consesso, ebbene, che lo trovi almeno nella società civile; e se addirittura non lo trovasse neppure nell'opinione pubblica - largamente narcotizzata dalla propaganda sciovinista e razzista -, ebbene, resterebbe giusto comunque almeno enunciarla: dire la verità, denunciare un'oppressione in atto, avanzare una giusta proposta, tentare di fare del bene, è già un bene in sè.

Peraltro alcuni deputati e senatori di varie forze politiche hanno già espresso la loro condivisione dell'appello: certo, per il momento sono pochi, ma ci sono; ed io credo che molti altri la pensino come loro e come noi anche se ancora non si sono espressi; e il loro numero può crescere se noi sapremo in questi giorni di maggio prima che sia troppo tardi continuare ad interloquire con chi siede in Parlamento e chiamarlo alla riflessione e all'impegno. Magari non riusciremo a persuaderne molti, ma sicuramente avremo fatto la cosa giusta e consentito ad altre persone di fare anch'esse la cosa giusta. Per poco che sia è comunque qualcosa, e se non oggi servirà domani.

Last, but not least: facciamo sentire alle nostre sorelle ed ai nostri fratelli immigrati oggi esclusi dal diritto di voto la nostra solidarietà. Facciamo sapere loro che almeno noi li consideriamo veramente nostri fratelli e nostre sorelle, con uguale dignità, con uguali diritti.

Quarto: quanto a questi miei pochi giorni di digiuno mi dispiacerebbe essere frainteso: esso non mira ad ottenere che altri faccia qualcosa ma a richiamare me stesso alle mie responsabilità; quanto accade nel nostro paese è anche mia responsabilità, il digiuno questo testimonia. Un digiuno, nella tradizione nonviolenta di Mohandas Gandhi e di Danilo Dolci, non è uno strumento di ricatto psicologico, ma il suo contrario: richiamo a se stessi, illimpidimento e rigorizzazione del pensiero e dell'azione, accostamento empatico e accudente al dolore di chi soffre condividendone almeno una particola, persuasione che ogni soffio di bene alimenta l'umanità, certezza che nessuno strumento di lotta è più forte dell'esempio, ed è digiunando che si dichiara nel modo più nitido e intransigente la propria opposizione alla violenza dei poteri oppressivi e sfruttatori, la propria solidarietà con tutte le vittime, e si tempra il cuore alla prosecuzione della lotta per la liberazione comune.

L'invito che rivolgo ad altri affinché si impegnino per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia è indipendente dal fatto che io stia digiunando; ed ogni persona che vorrà aggiungersi alle molte già impegnate per questo troverà i modi adeguati: sottoscrivendo l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" di cui sono primi firmatari la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli; scrivendo ai parlamentari per convincerli a legiferare in tal senso; organizzando ogni sorta di iniziative nonviolente per questo inveramento della democrazia: la nonviolenza ha mille risorse.

Certo, io spero che questa testimonianza aiuti anche la riflessione e l'azione di altre persone, e peraltro da Torino a Foggia altri amici mi hanno informato delle iniziative che hanno intrapreso o stanno per intraprendere, ed a Viterbo - che è la città in cui vivo - un'ampia solidarietà viene ogni giorno espressa da tanti amici: iniziative e solidarietà il cui fine è appunto lo stesso del mio digiuno: denunciare una sesquipedale iniquità, chiedere subito il diritto di voto per tutti: "una persona, un voto", come voleva Nelson Mandela.

Quinto ed ultimo: è vero, è certo penoso lo spettacolo del dibattito tra i vertici delle forze politiche in merito alla nuova legge elettorale. Tutto autoreferenziale, tutto mirato a promuovere i propri interessi di partito o di fazione, tutto involgarito dalle reciproco ingiurie e da un argomentare specioso e incoerente.

Dalle dichiarazioni che appaiono sui mass-media sembra che persi nel labirinto del palazzo non abbiano nessuna consapevolezza della realtà che noi segnaliamo; che siano preda di una assoluta cecità dinanzi al dramma di milioni di persone che evidentemente per lorsignori non sono esseri umani, ma un "problema di ordine pubblico", o nel migliore dei casi una plebe, "un volgo disperso che nome non ha", destinataria di un'arida, avara e pelosa beneficenza (in grandissima parte del resto rapinata da nativi che speculano sulla sofferenza dei più sofferenti) e del più profondo e ostentato disprezzo.

Ma arrendersi a questo non è ammissibile. E delegare la gestione della cosa pubblica ai più egoisti e fin solipsisti, e pensare che non vi possa essere altra politica che quella dei vampiri, è una sciocchezza e un delitto.

La politica noi la pensiamo come diritto e dovere di ogni persona; e la vita stessa la concepiamo come militanza per la buona causa, per il bene comune. E quindi non deleghiamo a nessuno i doveri che sono di tutti e ci assumiamo la nostra parte di responsabilità, con ciò stesso chiamando ciascuno a fare altrettanto. Cosicché vogliamo esercitare fino in fondo questo nostro dovere di persone che in quanto senzienti, pensanti ed agenti, vivendo in una trama di relazioni sociali, sempre fanno politica e la prima politica è il personale esempio di gratitudine e di solidarietà verso l'umanità intera che si dà con la propria condotta.

Rileggo in questi giorni le opere di don Milani (in questa recentissima, preziosa e tanto lungamente attesa edizione integrale e filologicamente curata) e mi commuove ancora una volta quella testimonianza e quella proposta di personale impegno, di azione diretta nonviolenta, di scelta senza riserve di condivisione della vita e della lotta delle oppresse e degli oppressi. Se il dolore e il diritto dell'altro ci tocca e ci sta a cuore, inerti non possiamo restare.

Così riproponiamo l'appello di Lidia Menapace e di padre Alex Zanotelli e di tante e tanti altri: "una persona, un voto".

E con le parole lì contenute ancora una volta ricordiamo che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E poiché il fondamento della democrazia è il principio "una persona, un voto", "l'Italia essendo una repubblica democratica non può continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Ed insistiamo dunque a chiedere a chi siede in Parlamento di far propria questa proposta, questa esigenza, e di tradurla in legge dello stato: adesso.

Ed ancora una volta sia detto che ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che può essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", già approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

E così, giunti al fin della licenza, anche se a taluno sembrasse l'azione ridicola di uno spirito bizzarro, il mio digiuno anche oggi continua, e poiché ho l'immane privilegio di avere una casa ed in essa una dispensa colma di ogni bendidio la fame di alimenti che sento in questi giorni è per me in realtà poca cosa (a differenza di chi provandola non sa se potrà soddisfarla, ed allora è il più grande degli orrori, ed è lo scandalo degli scandali che l'umanità non l'abbia ancora vinta per sempre); mentre assai più grande sento e vieppiù mi tormenta la fame di democrazia, la fame di giustizia, la fame di verità e umanità.

Allego in calce ancora una volta l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Ed ancora una volta tutte e tutti per l'attenzione ringrazio, ed a tutte e tutti rinnovo l'invito a perseverare, ciascuna e ciascuno nei modi che riterrà adeguati, nel sostenere l'appello all'Italia civile affinché sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono. Facciamo sentire ai legislatori la nostra voce, e la voce del volto muto delle vittime dell'ingiustizia.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Siamo una sola umanità. Salvare le vite è il primo dovere. Contare le teste invece di romperle. Una persona, un voto.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al sesto giorno di digiuno affinché anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto" Viterbo, 13 maggio 2017 Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. * * *

APPELLO

L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia è il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non può continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento è ora.


All'appello "Una persona, un voto" hanno già espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime: padre Alex Zanotelli - Lidia Menapace, partigiana, femminista e senatrice emerita - Isa Alberti - Gianfranco Aldrovandi, del "Collettivo nonviolento uomo-ambiente" - Rocco Altieri, docente e saggista, direttore dei "Quaderni Satyagraha", Centro Gandhi di Pisa - Dino Angelini - Piero Arcangeli, etnomusicologo e compositore - Laura Arduni, impiegata - Simonetta Astigiano, biologa e ricercatrice - Lino Balza, ecologista - don Franco Barbero - Daniele Barbieri, blogger - Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio - Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa" -- Eleonora Bellini, bibliotecaria e scrittrice - Giuliana Beltrame, sociologa e attivista - Maurizio Benazzi, quacchero, curatore della newsletter "Ecumenici" - don Gianni Bergamaschi - Ascanio Bernardeschi, saggista e militante - Massimiliano Bernini, deputato - Norma Bertullacelli, dell'"ora in silenzio per la pace" di Genova - Michele Boato, ecologista - Franco Borghi, attivista per la pace e la legalità - Dario Borso, filosofo - Giovanni Bosco - Paolo Bosi, docente universitario - Donatella Botta, impegnata nella solidarietà - Silvio Bozzi, docente universitario - Anna Bravo, storica - Valentina Bruno, docente, del centro antiviolenza "Erinna" di Viterbo - Giuseppe Burgio, pedagogista, Università di Enna - Alberto Cacopardo, antropologo - Alessandro Capuzzo, ecopacifista - Gennaro Carotenuto, storico - Giorgio Carpi, "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano (Pisa) - Claudio Carrara, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione – Italia - Maria Luigia Casieri, dirigente scolastica - Francesco Cassotti - Pilar Castel, autrice e attrice No War - Valeria Castelli - Marco Catarci, pedagogista e docente universitario - Nello Centomo - Olindo Cicchetti, figura storica dei movimenti ecopacifisti e per i diritti, narratore di comunità - Michele Citoni, documentarista - Giancarla Codrignani, saggista e deputata emerita - Francesco Coletta, docente e coordinatore della Federazione Gilda-Unams di Viterbo - Antonio Corbeletti, presidente della sezione Anpi di Voghera - don Franco Corbo, parroco, presidente del gruppo di volontariato "Solidarietà" - Paolo Crocchiolo, medico, docente universitario - Lucia Cruschelli, associazione "Mestizaje" di Cecina - Pasquale D'Andretta, formatore - Massimo Dalla Giovanna, impiegato, delegato Rsu - Tiziana Dal Pra, presidente dell'associazione "Trama di terre" di Imola - Marianita De Ambrogio, Donne in Nero di Padova - Emanuela Dei, giornalista - Tonio Dell'Olio, presidente Pro Civitate Christiana di Assisi, già coordinatore nazionale di Pax Christi, già responsabile di Libera International - Giorgio Demurtas, docente universitario - Valerio De Nardo, dirigente pubblica amministrazione e scrittore - Lucia De Sanctis, associazione "Mestizaje" di Cecina - Maria Rosa De Troia, attivista in difesa della Costituzione - Mario Di Marco, responsabile della formazione dei volontari in servizio civile della Caritas diocesana di Viterbo - Domenico Di Pietro, associazione "Mestizaje" di Cecina - Angela Dogliotti, peace-researcher - Luciano Dottarelli, docente e saggista, presidente Club Unesco Viterbo-Tuscia - Anna Draghetti, pensionata - Massimo Duranti, giudice di pace emerito - Anna Maria Eramo - Osvaldo Ercoli, figura storica dell'impegno per la pace, i diritti umani, l'ambiente - Carla Ermoli, pensionata - Roberto Escobar, filosofo politico e critico cinematografico - suor Maria Stella Fabbri - Sergio Falcone, poeta - Maria Bernarda Forcella - Valentina Franchi, associazione "Mestizaje" di Cecina - Gabriele Gabrieli, del Gruppo "In silenzio per la pace" di Mantova - Sancia Gaetani, Wilfp Italia - Haidi Gaggio Giuliani, senatrice emerita - Elena Gajani Monguzzi, docente, poetessa, impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani - Daniele Gallo, giornalista, saggista, editore e docente universitario - Francuccio Gesualdi, animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo" - Giorgio Giannini, storico e saggista - Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace e la nonviolenza - Miguel Gotor, senatore - Carmine Grassimo, docente, formatore, capo scout e barelliere a Lourdes - Celeste Grossi, figura storica dell'impegno di pace e solidarietà - Carlo Gubitosa, saggista e mediattivista - Paolo Henrici De Angelis, architetto - Paolo Hutter, giornalista - Luca Kocci, docente, giornalista, saggista - Francesca Koch, presidente della "Casa Internazionale delle Donne" di Roma - Alberto L'Abate, presidente onorario dell'Ipri - Eros Lamaida, sindaco di Castelnuovo Cilento - Teresa Lapis, giurista dei diritti umani, docente - Federico La Sala, docente di filosofia e saggista - Raniero La Valle, senatore emerito, direttore di "Vasti", presidente del Comitato per la democrazia internazionale - Paolo Limonta, maestro elementare e consigliere comunale - Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambienteAnna Lodeserto, internazionalista ed esperta di politiche migratorie, cittadinanza e mobilità - Pierpaolo Loi, maestro elementare - Eugenio Longoni, militante antifascista - Franco Lorenzoni, maestro elementare e coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci - Paolo Lucchesi, dal lungo curriculum d'impegno sociale - Daniele Lugli, presidente onorario del Movimento Nonviolento - Monica Luisoni, attivista - suor Monica Luparello, missionaria comboniana - Antonio Lupo, medico - Maria Immacolata Macioti, sociologa, docente universitaria - Agnese Manca, docente universitaria, impegnata in molte iniziative di solidarietà - Giovanni Mandorino, del Centro Gandhi di Pisa - Fiorella Manzini, pensionata, già insegnante di educazione artistica, pittrice, presidente del Cdmpi - Cristina Maranesi, blogger - Luisa Marchini, operatrice culturale, saggista e narratrice - don Mario Marchiori - Alessandro Marescotti, fondatore e presidente di Peacelink - Gian Marco Martignoni, Cgil Varese - Rachele Matteucci, insegnante di lingua italiana per stranieri presso l'Associazione San Martino de Porres - Cristina Mattiello, insegnante, giornalista - Clementina Mazzucco, docente universitaria, saggista - Alessandra Mecozzi, presidente di "Cultura è libertà. Una campagna per la Palestina" - Rosa Mendes, bibliotecaria, presidente dell'Associazione donne brasiliane in Italia - Enrico Mezzetti, presidente dell'Anpi provinciale di Viterbo - Pierangelo Monti, del Mir di Ivrea - Luisa Morgantini, già vicepresidente del Parlamento Europeo - Rosangela Mura, attivista - Alessandro Murgia, medico impegnato nella solidarietà - Loretta Mussi, Rete romana di solidarietà con la Palestina - Amalia Navoni, educatrice e attivista per i diritti umani e i beni comuni - Giorgio Nebbia, ecologista - Giovanna Niccoli, attivista - don Gianni Novelli, direttore emerito del Cipax - Emilia Pacelli, casalinga - Giovanna Pagani, Wilpf Italia - Anselmo Palini, insegnante e saggista - Vittorio Pallotti, fondatore del Centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale - Marco Palombo, figura storica dei movimenti per la pace - Eleonora Parlanti, ricercatrice - Maria Paola Patuelli, Comitato in difesa della Costituzione di Ravenna e Associazione femminile maschile plurale - Marisa Pedroncelli, volontaria nella solidarietà internazionale - Giovanni Penzo, pensionato - Donato Perreca, pensionato - Gianpaolo Petrucci, presidente del Gruppo Educhiamoci alla Pace di Bari - Enrico Peyretti, saggista e peace-researcher - Fiora Pezzoli, psicoterapeuta - Giorgio Piacentini, presidente emerito del Cipax - Leo Piacentini, pensionato - Piero Pinzauti - Rosanna Pirajno, architetta, presidente dell'associazione "Mezzocielo" di Palermo - Alessandro Pizzi, già sindaco di Soriano nel Cimino, docente di matematica e fisica, volontario nel carcere di Viterbo - Pier Paolo Poggio, storico, direttore della Fondazione "Luigi Micheletti" - Rocco Pompeo, presidente della "Fondazione Nesi" - Pier Paolo Poncia, geologo - Giuliano Pontara, filosofo - Franco Porcu, operaio - Alessandro Presicce, giurista - Andrea Pubusa, giurista - Pasquale Pugliese, segreteria nazionale del Movimento Nonviolento - Mauro Pugni, Cdb di Modena - Laura Quagliuolo, redattrice e attivista del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane - Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà - Margherita Rambaldi - Roberto Rampi, deputato - Massimo Ribelli, Università di Roma "La Sapienza" - Annamaria Rivera, antropologa - padre Agostino Rota Martir, campo Rom di Coltano - Giorgio Roversi, pensionato - Enrica Salvatori, docente universitaria - Vincenzo Sanfilippo, sociologo, della Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto - Lavinia Sangiorgi, volontaria di Focus - Casa dei diritti sociali di Roma - Antonia Sani, Wilpf Italia - Adriano Sansa, magistrato e poeta - Carlo Sansonetti, figura storica dell'impegno di pace e solidarietà - Delfino Santaniello, figura storica dell'impegno per la legalità e la democrazia - Eugenio Santi, presidente del Gavci - don Alessandro Santoro, della comunità delle Piagge - Mauro Sarnari, dell'Unicef di Viterbo - padre Pietro Sartorel, sacerdote, missionario in Brasile - Giovanni Sarubbi, direttore de "Il dialogo" - Renato Sasdelli, docente universitario e saggista - Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico - Manlio Schiavo, docente, referente del Comitato cittadino di Bagheria per la Costituzione - Marco Scipioni, presidente del Centro studi e documentazione "Don Pietro Innocenti" - Rosa Scognamiglio, docente impegnata in difesa dei diritti umani e della Costituzione - Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati - Bruno Segre, organizzatore e ricercatore culturale indipendente - Giovanni Battista Sgritta, sociologo e docente universitario - Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo - Matteo Soccio, "Casa per la Pace" di Vicenza - Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil - Gabriele Spallone - Marilena Spriano - Irene Starace, Wilpf Italia - Ada Tomasello, Usb immigrazione Viterbo - Marco Trotta, consigliere di quartiere a Bologna per Coalizione Civica - Michelangelo Tumini, dei "Cantieri di pace" di Osimo, Offagna, Castelfidardo e Loreto - Olivier Turquet, educatore ed editore, coordinatore di "Pressenza" - Laura Tussi, giornalista e scrittrice - Fabio Vaccari - Nicola Vallinoto, informatico, dirigente nazionale del Movimento Federalista Europeo - Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento - Leonardo Varvaro, docente universitario - Antonio Vermigli, direttore di "In dialogo" - Salvatore Vitale, divulgatore agricolo - Giulio Vittorangeli, presidente dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo - Luciano Zambelli, della Lega per il disarmo unilaterale - Lorenzo Zaniboni - Giorgio Zanin, deputato - Rina Zardetto, presidente dell'Associazione Reggiana per la Costituzione - Franco Zunino, ingegnere*

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Fonte: “La nonviolenza è un cammino

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