Del diritto d'insurrezione, e del dovere. Due ragionamenti nonviolenti al secondo giorno di un digiuno

Sto partecipando al "digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti" promosso da padre Alex Zanotelli a nome dei missionari comboniani, monsignor Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta, don Alessandro Santoro a nome della Comunità delle Piagge di Firenze, suor Rita Giaretta di "Casa Ruth" di Caserta, padre Giorgio Ghezzi religioso sacramentino, la Comunità del Sacro Convento di Assisi e tante altre donne e tanti altri uomini di buona volontà; un digiuno "a staffetta" iniziato ieri a Roma in piazza San Pietro e che si prolungherà per dieci giorni in piazza Montecitorio, un digiuno che ha suscitato adesioni e iniziative in tante parti d'Italia.

Un digiuno è tante cose insieme: è una pratica nonviolenta di lotta contro l'ingiustizia e l'omertà; è una testimonianza personale di condivisione e di solidarietà con chi soffre; è un "momento" (kairos) di riflessione sincera e profonda, un esame di coscienza e un appello a tutte le proprie forze ed al legame con l'umanità, con il mondo, con il bene; è sinolo di pensiero e azione, e colloquio corale.

Mentre si digiuna si medita con particolare chiarezza, con intensa concentrazione, "con anima e corpo". Nella scala delle azioni della lotta nonviolenta Gandhi riteneva che il digiuno fosse l'ultima azione, la più forte, la più persuasa e la più persuasiva.

Due ragionamenti vado svolgendo in queste ore: due ragionamenti sul diritto d'insurrezione.

Sul diritto d'insurrezione di fronte al male; sul diritto d'insurrezione per salvare le vite; sul diritto d'insurrezione in difesa della legalità, della verità, dell'umanità; sul diritto d'insurrezione per il bene comune. E penso ad Antigone ed agli insorti del ghetto di Varsavia. Penso a Martin Luther King e a Nelson Mandela. Ripenso i pensieri di Rosa Luxemburg, di Simone Weil, di Hannah Arendt.



Il primo ragionamento.

Su cio' che è accaduto nelle scorse ore sul rimorchiatore "Vos Thalassa" so solo quello che il governo italiano ha fatto sapere ai mass-media: ovvero che quella imbarcazione italiana ha raccolto in mare dei naufraghi, come era suo dovere; e che quando ai naufraghi è stato comunicato che invece di essere recati in salvo in Italia sarebbero stati riconsegnati agli aguzzini dei lager libici sono insorti in difesa delle proprie vite e della giustizia. Sono poi stati trasferiti sulla nave "Diciotti" della Guardia Costiera italiana che dovrebbe portarli in salvo in Italia, come vuole la legge e la morale, come tutti sappiamo che è giusto.

Sembra che un ministro della repubblica italiana abbia definito gli insorti "facinorosi"; e che un altro ministro abbia augurato loro la galera.

Invece quegli insorti sono degli eroi.

Quegli insorti sono degli eroi che hanno lottato per la vita e la libertà: per la loro vita e la loro libertà, ma anche per la vita e la libertà di tutti gli esseri umani.

La loro insurrezione è legittima, è giusta, è degna di ammirazione e di sostegno.

So solo quello che il governo ha fatto sapere ai mass-media: se le cose stanno come le racconta il governo italiano i naufraghi insorti, che per quanto è stato reso noto non hanno fatto del male a nessuno ma hanno solo difeso i loro diritti e la stessa legalità, meritano un'accoglienza da eroi, e quei ministri italiani che li scherniscono e minacciano di nuove brutalità essi si' che meritano di essere processati per il loro protervo indracarsi, per la loro scellerata disumanità.



E poi c'è una seconda insurrezione: la nostra. Disarmata e nonviolenta.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine negando soccorso ai naufraghi chiudendo i porti italiani alle navi che li traggono in salvo.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine diffamando, minacciando, aggredendo e sabotando i soccorritori che salvano vite umane in mare.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine operando al fine di impedire agli esseri umani innocenti prigionieri nei lager libici di trovare salvezza fuggendo in Europa.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che il governo italiano commetta un mostruoso crimine imponendo un regime di persecuzioni razziste.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che debba dimettersi il governo della barbarie razzista, il governo dell'abominevole omissione di soccorso, il governo delle scellerate persecuzioni.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che debbano essere processati i ministri responsabili di crimini inumani.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che ogni essere umano abbia diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Di noi cittadini italiani che riteniamo che salvare le vite sia il primo dovere.

Insorgere dobbiamo.

Una insurrezione delle coscienze e delle intelligenze, naturalmente disarmata e nonviolenta, di cui questo digiuno a me sembra essere l'inizio.

Insorgere dobbiamo, con la forza della verità, con la scelta della nonviolenza.

Insorgere dobbiamo, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Insorgere dobbiamo, in difesa della legalità che salva le vite.

Insorgere dobbiamo, in difesa della Repubblica democratica e della sua Costituzione antifascista.

Insorgere dobbiamo, in difesa dello stato di diritto.

Insorgere dobbiamo, in difesa della civiltà.

Insorgere dobbiamo, in difesa dell'umanità che è una.



Ho parlato di diritto d'insurrezione. Ma insorgere in questo frangente non è solo un diritto: è un dovere.

Perché il razzismo è un crimine contro l'umanità.

Perché l'ecatombe nel Mediterraneo è un crimine contro l'umanità.

Insorga ogni essere umano contro il regime delle persecuzioni razziste.

Insorga ogni essere umano per salvare tante vite umane innocenti.

Alla scuola di Gobetti e di Gramsci, alla scuola dei fratelli Rosselli, alla scuola dei fratelli Cervi, alla scuola di Sandro Pertini.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanità.



Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, oggi al secondo giorno di digiuno avendo aderito all'appello "Un digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti".


Viterbo, 11 luglio 2018