Ci sara' una stagione intensa di riforme, cambiare quelle cose che nel paese non vanno da tempo

La stagione delle riforme è il terreno di battaglia su cui si misurerà l'indirizzo politico di questa crisi come di tutte le altre.

Partiamo dalla fine del discorso di Conte.

Da decenni subiamo la "stagione delle riforme": è quella che ha tagliato la spesa in sanità (medici, infermieri, diritti e salari del personale non sanitario, che ha tagliato i posti letto e i presidi socio-sanitari); è quella che dietro il ricatto "salario o occupazione" ci ha resi lavoratori più poveri e più ricattabili; è quella che ha privatizzato ed esternalizzato il trasporto pubblico locale; che ha tagliato i fondi all'università dalle mense ai docenti al diritto allo studio. E' in sintesi quel processo che ha svenduto la nostra sicurezza sociale per le esigenze del mercato.

La nostra generazione non ha conosciuto la guerra, ha conosciuto solo la crisi e la stagione delle riforme. Il campo di battaglia è ancora questo.

Ne usciremo con le ossa spezzate e i nervi evaporati se non ci diamo degli obiettivi chiari, universali con cui giocarci questa partita.

Ne usciremo con le ossa spezzate se non pretenderemo e supporteremo tutti i blocchi delle attività non sicure, se non pretenderemo che sia data voce ai lavoratori nella gestione del rischio e dell'organizzazione del lavoro durante e dopo l'emergenza sanitaria;

Ne usciremo con le ossa spezzate se non pretenderemo che venga messo a punto fin da adesso un enorme piano del lavoro pubblico per la sanità, la scuola di ogni ordine e grado, le infrastrutture.

Ne usciremo con le ossa spezzate se non pretenderemo che nessun lavoratore pubblico o privato sia povero, e quindi sì senza un salario minimo che sia soglia sotto la quale nessun lavoratore può essere pagato;

Ne usciremo con le ossa spezzate se non pretenderemo continuità di reddito per chi rimarrà senza un'occupazione ancora per molti mesi;

Ne usciremo con le ossa spezzate se non pretenderemo che si definisca un intervento industriale massiccio da parte dello Stato per creare una struttura produttiva solida che abbia come obiettivo la produzione e distribuzione di beni collettivi e strategici, che produca allo stesso tempo domanda di lavoro;

Ne usciremo con le ossa spezzate se non pretenderemo che il trasporto pubblico è un diritto di base e pertanto deve essere garantito a tutti e reso gratuito;

Ne usciremo con le ossa spezzate se continueremo a pensare che la rendita immobiliare è quella del piccolo proprietario che non può essere aggredita mentre le famiglie sono costrette a pagare sempre di più per avere un diritto di base;

Non ne usciremo se continueremo a pensare che la nostra particolare categoria è quella più sfruttata o più dimenticata;

Non ne usciremo se non saremo in grado di rimettere al centro di questa stagione delle riforme tre concetti chiave: uguaglianza, democrazia e progresso. Se non saremo in grado di rifondare questi concetti e dargli gambe, quelle della maggioranza di questo paese.

A noi tocca decidere se e in che modo entriamo in questa battaglia. Se tenerci il fumo negli occhi o agitarci talmente tanto da farla saltare questa polveriera.


Fonte: Post pubblicato sulla pagina FaceBook il 27.04.2020

Segnalato da Chiara Bontempi