Molte donne non pensano che le loro vite meritino di essere ricordate e onorate. Io vengo da una stirpe di donne che neppure conoscevano la loro forza e il loro valore, mentre tenevano insieme le loro famiglie disponendo di pochi centesimi al giorno. La mia nonna mi ha insegnato a fare un mucchio di cose usando ritagli di stoffa e oggetti consumati. Il mio poggiapiedi preferito lo ha fatto lei, con una vecchia fodera di divano e barattoli vuoti del caffè. Ma la cosa migliore è la trapunta che fece con i vestiti smessi di mia madre. Quando ero bambina, mi avvolgevo con la mamma nella trapunta, e lei mi raccontava la storia che stava dietro ad ogni riquadro: questo era il mio abito da festa, con questo andavo in chiesa la domenica, avevo addosso questa blusa quando incontrai tuo padre per la prima volta.
Mia madre aveva la taglia di un folletto ed il suo aspetto, se possibile, era due volte più accattivante e simpatico. Persone del tutto sconosciute le aprivano il loro cuore mentre facevamo la fila nei negozi. Mamma aveva lavorato come assistente di un'infermiera e non c'era malattia o disagio che non fosse disposta a discutere, diagnosticare e curare mentre aspettavamo di pagare il conto della spesa.
Quando hai dodici anni, non sei proprio contenta di sentire tua madre che pondera a voce alta sulle possibili cause delle eruzioni cutanee di qualcuno. Santo cielo. Ma avreste dovuto vedere la gioia sul suo volto quando incontrava di nuovo quelle persone e loro la ringraziavano e l'abbracciavano.
La più grande speranza che aveva per me è che io non fossi come lei, il che è una cosa assai dolorosa per una figlia. "Sii più coraggiosa di me", mi ripeteva all'infinito, "e non preoccuparti troppo di quel che pensa la gente". Un anno prima che morisse, stava leggendo uno dei miei articoli su un quotidiano quando all'improvviso mi prese la mano e disse: "Hai molto più fegato di quanto io ne abbia mai avuto".
Sembrò molto sorpresa quando mi girai e risposi: "È merito tuo, mamma", "Davvero?", "Sì, davvero".
Traduzione Maria G. di Rienzo
Fonte: Centro Ricerca per la Pace