Oggi nel dibattito pubblico vige la sindrome di accerchiamento sia di coloro che si professano cristiani che da coloro che si dicono atei in nome di una nuova figura dei così detti devoti atei.
Ho a lungo riflettuto, non la/da sola, sui recenti eventi e non nascondo di aver provato e provare un forte disagio per la strumentalizzazione e la distorsione che è avvenuta su questi temi.
Ritengo che il problema sia mal posto e che laspetto centrale sia rappresentato da come testimoniare i valori in cui si crede, come coniugarli con la realtà in cui viviamo: relazioni famigliari, vita politica, il lavoro e il proprio tempo libero.
Sicuramente non riusciremo a coniugare i valori in cui crediamo con la realtà, chiudendoci in solitudine ma bensì accettando le difficoltà, le contraddizioni della nostra stessa natura umana e impegnandoci al servizio dellintera comunità, non contrapponendo i prodotti dellingegno e della razionalità con falso moralismo ma ritenendole frutto della nostra missione terrena, quando guardano e mirano al bene comune.
Le contraddizioni a cui siamo sottoposti, limpossibilità di coniugare i valori e la realtà non può trovare soluzione in una sorta di religione civile dove a perdere, sembrerà un paradosso, diventa lo spirito cristiano ridotto a un istituzione mondana e non più espressione della Parola Divina e perciò trascendente la realtà materiale.
Lo Spirito cristiano non è una sede di valori temporali definiti, da forma e valore alle realtà temporali ma non si identifica strettamente con alcuno di loro questo è invece tipico delle ideologie.
Gesù e il suo messaggio non possono essere ridotti a portavoce e manifesto di un partito o parte politica, e allo stesso modo la Chiesa non può confondersi con il sistema politico o legarsi a uno di questi poiché è il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana, la storia della Salvezza trascende la storia umana.
Proprio per essere fedele alla sua missione la Chiesa dovrebbe rinunziare allesercizio di certi diritti offertigli dal sistema politico, benché legittimamente acquisiti, sincerarsi che siano frutto di un riconoscimento di diritti per tutti e che non rientrino in una logica e un intento di farsela amica, dal momento in cui il loro esercizio può far dubitare della sincerità della sua testimonianza.
Il Cristo non obbliga nessuno anzi rifiuta le coercizioni, i beni materiali e la conversione è latto di libertà della coscienza e questo è stato il suo grande messaggio. Coscienza a cui si riconducono tutte le scelte che facciamo quotidianamente e senza la quale la stessa religione sarebbe espressione di forza e di coercizione della disciplina.
Allo steso modo ritengo che le continue incursioni delle istituzioni ecclesiastiche siano dovute alla debolezza della politica e alla mancanza di fiducia nel laicato che ora più che mai devono proporsi con un nuovo impegno sociale, che con forza morale si appoggi sulla libertà e sul senso di responsabilità.
Ciò non toglie che possano essere valutazioni diverse sulla medesima questione ma lobiettivo deve coincidere con il bene comune che ponga al centro i diritti della persona, condizione necessaria per costruire e garantire la partecipazione di tutti i cittadini, ed in particolare della donna, ritenuta per sua stessa natura la sola in grado di contribuire in modo determinante a dare la vita.
Sara Vatteroni
Ritengo che il problema sia mal posto e che laspetto centrale sia rappresentato da come testimoniare i valori in cui si crede, come coniugarli con la realtà in cui viviamo: relazioni famigliari, vita politica, il lavoro e il proprio tempo libero.
Sicuramente non riusciremo a coniugare i valori in cui crediamo con la realtà, chiudendoci in solitudine ma bensì accettando le difficoltà, le contraddizioni della nostra stessa natura umana e impegnandoci al servizio dellintera comunità, non contrapponendo i prodotti dellingegno e della razionalità con falso moralismo ma ritenendole frutto della nostra missione terrena, quando guardano e mirano al bene comune.
Le contraddizioni a cui siamo sottoposti, limpossibilità di coniugare i valori e la realtà non può trovare soluzione in una sorta di religione civile dove a perdere, sembrerà un paradosso, diventa lo spirito cristiano ridotto a un istituzione mondana e non più espressione della Parola Divina e perciò trascendente la realtà materiale.
Lo Spirito cristiano non è una sede di valori temporali definiti, da forma e valore alle realtà temporali ma non si identifica strettamente con alcuno di loro questo è invece tipico delle ideologie.
Gesù e il suo messaggio non possono essere ridotti a portavoce e manifesto di un partito o parte politica, e allo stesso modo la Chiesa non può confondersi con il sistema politico o legarsi a uno di questi poiché è il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana, la storia della Salvezza trascende la storia umana.
Proprio per essere fedele alla sua missione la Chiesa dovrebbe rinunziare allesercizio di certi diritti offertigli dal sistema politico, benché legittimamente acquisiti, sincerarsi che siano frutto di un riconoscimento di diritti per tutti e che non rientrino in una logica e un intento di farsela amica, dal momento in cui il loro esercizio può far dubitare della sincerità della sua testimonianza.
Il Cristo non obbliga nessuno anzi rifiuta le coercizioni, i beni materiali e la conversione è latto di libertà della coscienza e questo è stato il suo grande messaggio. Coscienza a cui si riconducono tutte le scelte che facciamo quotidianamente e senza la quale la stessa religione sarebbe espressione di forza e di coercizione della disciplina.
Allo steso modo ritengo che le continue incursioni delle istituzioni ecclesiastiche siano dovute alla debolezza della politica e alla mancanza di fiducia nel laicato che ora più che mai devono proporsi con un nuovo impegno sociale, che con forza morale si appoggi sulla libertà e sul senso di responsabilità.
Ciò non toglie che possano essere valutazioni diverse sulla medesima questione ma lobiettivo deve coincidere con il bene comune che ponga al centro i diritti della persona, condizione necessaria per costruire e garantire la partecipazione di tutti i cittadini, ed in particolare della donna, ritenuta per sua stessa natura la sola in grado di contribuire in modo determinante a dare la vita.
Sara Vatteroni