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L'INIZIATIVA DEI MUSULMANI MODERATI HA IL NOME DI DONNA! (Cluadio Bragaglia)

Proprio una donna marocchina dalle mille risorse, Souad Sbai, giornalista e ricercatrice universitaria di diritto islamico presso l’università di Caserta, presidente della confederazione delle donne marocchine in Italia, nonchè direttore responsabile del giornale “Al Maghrebiya” ( unico giornale marocchino in Italia, distribuito in 50.000 copie ) ha mantenuto fede alla sua fama di rappresentante dell’ islam moderato presentando, nell’ultima riunione della Consulta Islamica del 7 marzo u.s., della quale fa parte, un documento di importanza vitale nell’ottica del dialogo intereligioso e della condanna di ogni forma d’intolleranza ideologica – religiosa.
La prima parte del documento, afferma Sbai, è stato proposto con l'intento, "di dire agli italiani, prima di iniziare i lavori della Consulta, che la pensiamo come loro, che siamo d'accordo con il popolo italiano. E ringraziare per questa opportunità". Il documento, auspicando che "la pace e la democrazia si affermino come realtà concrete in tutti i paesi musulmani", ribadisce "il diritto di Israele a convivere a fianco dello Stato palestinese indipendente nella pace e sicurezza reciproca". Un documento, quindi, di fondamentale importanza nel processo di formazione dell’islam italiano. In esso, infatti, la denuncia del terrorismo, è chiara: « Rigettiamo ogni forma di estremismo, fondamentalismo, violenza e discriminazione. Rifiutiamo il terrorismo quale strumento di lotta nel nome della religione o di una ideologia politica……Crediamo nella necessità di debellare la radice ideologica dell’odio che, strumentalizzando arbitrariamente l’islam, ha finito per legittimare e diffondere il terrorismo nichilista e barbaro…….Siamo contrari a ogni forma di proselitismo e predicazione che fomentino l’odio contro i cristiani, gli ebrei e gli occidentali, che rifiutino l’integrazione dei musulmani in seno alla società italiana ». Determinanti sono i punti in cui si afferma «la libertà di coscienza e religiosa come valore universale fondante la convivenza in una società laica e pluralista. Tale libertà dovrebbe essere pienamente attuata e tutelata in ogni Paese musulmano» e dove si ribadisce «il diritto di Israele a convivere al fianco di uno Stato palestinese indipendente nella pace e nella sicurezza reciproca» e «si chiede la piena trasparenza nella gestione finanziaria delle moschee….. e che i sermoni tenuti nelle moschee siano in lingua italiana». L’unica nota negativa di tutto cio’ è risultato, invece, che questo documento, un vero e proprio «Manifesto dell’islam d’Italia» ( sottoscritto da 11 dei 16 membri della Consulta, uno si è astenuto, due gli assenti e due i contrari ) non sia stato sottoscritto proprio dal membro di spicco della Consulta, il presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia) Nour Dachan, che, invece, si è impegnato ad affermare l’entità islamica all’interno dello Stato italiano, attraverso la richiesta di un censimento dei musulmani, la censura dei testi scolastici, le scuole private islamiche, la celebrazione delle feste islamiche nelle scuole, la pausa per la preghiera del venerdì nei luoghi di lavoro, le banche e i mutui islamici, l’erogazione dell’8 per mille ai musulmani e un «bollino verde» per i cibi islamicamente corretti. Una differenza di vedute notevole quindi tra i due “ intenti “, proprio in questa fase iniziale in cui era necessario dare un segnale forte di compattezza contro ogni tipo di intolleranza. Cosi’ come ribadito dal vicepresidente della Comunità religiosa islamica, Yahya Pallavicini che sostiene che il primo intento “ è quello che ha ottenuto maggiori consensi e che definisce le linee guida di orientamento dell'Islam italiano: un Islam, cioè, 'distinto' e 'distante' da ogni forma di terrorismo e di fondamentalismo. Il secondo dell'Ucoii invece, punta su una islamizzazione formalista e sulla legittimazione dell'Islam all'interno della società italiana, più che su una vera integrazione, con il rischio di creare società parallele". Un confronto, quindi, tra il coraggio di una donna musulmana che si schiera apertamente a favore del dialogo e la strategia del presidente dell’associazione piu’ orientato, anche se velatamente, verso un’islamizzazione della società e che teme di perdere consensi seguendo le tracce moderate della Sbai. Mai come questa volta mi auguro che l’uomo ritrovi il coraggio dimostrato dal rappresentante musulmano del “sesso debole “ ! Buona fortuna !
CLAUDIO BRAGAGLIA