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La nonviolenza oggi in Italia: Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Marco Palombo

Pubblichiamo, come approfondimento alla nonviolenza, questa intervista, a Marco Palombo, figura importante dei movimenti nonviolenti, realizzata da Paolo Arena e Marco Graziotti, della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Questo ciclo di interviste verrà utilizzato nei momenti formativi realizzati dall'Associazione.


- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come è avvenuto il tuo accostamento alla nonviolenza?

- Marco Palombo: La scoperta della nonviolenza l'ho fatta tardi, a 40 anni, attorno al 2000, e in maniera abbastanza casuale. Ho ordinato due libri su Aldo Capitini, ordinare libri che mi incuriosiscono è una cosa che faccio spesso, e la loro lettura mi ha spinto ad approfondire la conoscenza di questa materia ed a cercare il Movimento Nonviolento. A Pisa e Livorno, vicino all'Isola d'Elba dove abitavo in quel momento, c'erano degli iscritti al Movimento Nonviolento ed ho iniziato a partecipare ai loro incontri. Come consigliere per le mie letture ho avuto la fortuna di avere il professor Rocco Altieri del Centro Gandhi di Pisa e penso che Rocco sia la persona migliore per introdurre giovani e meno giovani alla cultura nonviolenta.Tra il 2005 e il 2007 ho frequentato molto Pisa dove, tra Centro Gandhi, che pubblica la rivista "Quaderni Satyagraha", il corso di laurea di Scienze per la Pace e il Gruppo Jagerstatter, c'era molta attenzione alla nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalità della nonviolenza hanno contato più per te, e perché?

- Marco Palombo: Aldo Capitini è stata la figura che più mi ha colpito e più mi ha convinto che la nonviolenza fosse una strada possibile in Italia per me e per altri. Tolstoi, Gandhi, Martin Luther King sono dei giganti ma sono riconosciuti come tali, anche se si tende a mitizzarli più che a studiarli e a tentare di andare ancora avanti sulla strada tracciata da loro. Capitini invece secondo me, forse per vari motivi diversi, è sottovalutato ed anche molte persone che in Italia si riconoscono nella nonviolenza non dedicano al suo pensiero e alla sua vita l'attenzione che meriterebbero. Premesso che non ho una cultura accademica e i miei giudizi sono fondati su impressioni e non su competenze specifiche, credo che Aldo Capitini abbia messo delle basi sulle quali, anche dopo 40 anni dalla sua morte, si può costruire qualcosa di importante.

Tra l' altro dai suoi libri e dai racconti di chi l' ha frequentato si ha l' impressione di una persona con molti meno conflitti interiori rispetto a Tolstoi, Gandhi e lo stesso King. Una serenità che univa ad una fermezza granitica, come ben spiegato da Norberto Bobbio nelle sue introduzioni ai  libri di Capitini "Il potere di tutti" e "Elementi di una esperienza religiosa". Questo suo modo di affrontare la vita credo sia un esempio molto bello e utile per tutti coloro che vogliono tentare di rendere migliore questo nostro mondo.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglieresti di leggere ad un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza?

- Marco Palombo: Il libro dove Gandhi racconta la nascita delle sue prime lotte nonviolente in Sudafrica. È stato tradotto e pubblicato in Italia dal Centro Gandhi con il titolo "Una guerra senza violenza"; è un testo che può essere letto benissimo anche da un giovanissimo e nello stesso tempo non è banale, spiega molto bene aspetti e caratteristiche importanti della lotta nonviolenta, del Satyagraha. Consiglio anche una biografia di Martin Luther King; "l'Unità" ha ristampato tempo fa L'uomo di Atlanta, una biografia scritta da Lerone Bennett che era stata pubblicata nel 1969 da Claudiana editrice, non so se e come sia possibile procurarsi questo libro ma è una lettura che consiglio ad ogni ragazzo.

Ad una ragazza direi di leggere anche Donne disarmanti di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo per accostarsi alla nonviolenza anche dal punto di vista del genere femminile.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Marco Palombo: Ad un giovane che volesse studiare in modo approfondito la nonviolenza direi di contattare il Centro Gandhi di Pisa e la rivista "Quaderni Satyagraha". Un giovanissimo che si accosta per la prima volta alla nonviolenza dovrebbe invece rivolgersi al Movimento Nonviolento e farsi consigliare o un campo estivo o un'altra iniziativa dedicata ai  giovani. Ma consiglio anche i non più giovani a interessarsi alla nonviolenza e conoscere i suoi temi ed i suoi ambienti, anche se mancano forse punti di riferimento dedicati a chi vuole avvicinarsi a questa cultura.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un impressione di marginalità, ininfluenza, inadeguatezza; è così? E perché accade? E come potrebbe migliorare la qualità, la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Marco Palombo: Io sono convinto che ci sia una sproporzione gigantesca tra il valore della cultura nonviolenta e la sua diffusione e pratica. Detto questo, ognuno vive il suo rapporto con la nonviolenza seconda la propria esperienza, la propria personalità e cultura, non mi sento di dare indicazioni ad altri. Da parte mia mi piacerebbe muovermi contro il razzismo, contro la guerra e anche per una maggiore giustizia sociale insieme ad altri amici della nonviolenza ma, a parte alcuni singoli, l'unico gruppo che vedo muoversi con un approccio simile al mio è la Fucina della Nonviolenza, gruppo fiorentino del Movimento Nonviolento. Ecco, mi piacerebbe un "collettivo" che si muovesse a livello nazionale nella maniera in cui si è mossa, molte volte negli ultimi anni, la Fucina della Nonviolenza.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potresti presentare la tua stessa persona a un lettore che non ti conoscesse affatto?

- Marco Palombo: Avevo venti anni nel 1977, attivista della Fgci, mia madre era una maestra, sindacalista della Cisl, ma il resto della famiglia materna e paterna era anticomunista e proprio non capiva questa mia passione, ho trovato invece all'Università la mia organizzazione indicata come la nuova polizia. Negli anni successivi ho capito che la sinistra storica stava cambiando strada mentre io mantenevo le stesse idee. Non avevo capito però che si era chiusa una stagione per tutta la società italiana e mi sono trovato un pò isolato. Questa esperienza, negativa sotto molti punti di vista, mi ha portato a diffidare delle appartenenze e cercare di capire, con i miei limiti, la realtà in maniera autonoma. Nella nonviolenza ho trovato la risposta a molte mie domande, non ho combinato niente di particolarmente utile ma almeno non sono stato sorpreso nè dalla crisi della sinistra radicale nè dalla crisi economica, ho sempre le stesse idee e se posso fare qualcosa in quella direzione lo faccio.

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'è qualcosa che vorresti aggiungere?

- Marco Palombo: Mi piace questa vostra iniziativa e mi stamperò e leggerò con attenzione tutte le risposte. Per il momento spero che ci sia collaborazione da parte di tutti, se sarà così penso che ci sarà materiale per una bella e utile discussione collettiva

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace