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Nonviolenza: intervista a Sergio Tiziana Plebani

Pubblichiamo, come approfondimento sulla nonviolenza, questa intervista di Giselle Dian della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta" a Tiziana Plebani, prestigiosa intellettuale, autrice di saggi di straordinaria finezza, bibliotecaria e storica, è attiva nella Rete di donne per la pace di Mestre e Venezia. - Giselle Dian: Quale eredità ha lasciato nella cultura statunitense e mondiale l'esperienza di Martin Luther King, la lotta contro il razzismo e il movimento per i diritti civili?
- Tiziana Plebani: Vorrei pensare che la sua opera, insieme a quelle di molte altre persone, abbia costruito un percorso che ha portato all'elezione di Obama, un presidente nero dello stato più influente e più potente del mondo. Le persone della mia età hanno iniziato allora, con Martin Luther King, a vedere ciò che succedeva nei paesi in cui c'era mescolanza tra bianchi e neri e in cui c'era sopraffazione, violenza e discriminazione. Abbiamo cominciato a leggere, ad immaginarci di essere neri, a patire con loro, a indignarci. L'altra lezione è stato il Sudafrica e per me Nadine Gordimer.

- Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si è esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Tiziana Plebani: Prima del femminismo si credeva nella rivoluzione come trasformazione e spesso rovesciamento violento del potere e delle classi sociali; il femminismo ha insegnato che non c'è trasformazione se non si parte da sè, dal proprio corpo, dalla relazione "prima" tra i sessi.

- Giselle Dian: L'opposizione alla bomba atomica ha caratterizzato la seconda metà del Novecento; negli ultimi decenni essa si è sviluppata anche contro le centrali nucleari, cogliendo una serie di decisivi nessi ed implicazioni. Quali sono state le esperienze cruciali e quali sono le riflessioni fondamentali del movimento antinucleare?
- Tiziana Plebani: Penso che le questioni più cruciali riguardino questi punti: la terra non è solo nostra, non è solo in mano agli uomini che possono farne ciò che vogliono. Questo tema è legato alla consapevolezza del limite e a un'etica olistica. La seconda questione riguarda l'economia e la critica a uno sviluppo senza fine. L'economia deve essere al servizio delle persone, non il contrario; non può essere cieco sfruttamento delle risorse a rischio della vita stessa delle persone e dell'ecosistema.

- Giselle Dian: La solidarietà internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verità e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Tiziana Plebani: L'esperienza della riconciliazione ha aperto una nuova strada nella storia, una nuova speranza su come superare i conflitti senza azzerare la memoria; un nuovo modo di fare giustizia senza giustiziare.

- Giselle Dian: Da alcuni anni si ha la sensazione che almeno in alcune parti del mondo finalmente i diritti delle persone omosessuali vengano almeno formalmente riconosciuti, e che il pregiudizio e la violenza omofoba non godano più di una complicità diffusa. È realmente così? Ed attraverso quali tappe di impegno civile e di progresso culturale si è giunti a questa situazione, e quanto cammino c'è ancora da percorrere, e quali iniziative occorre intraprendere affinché ad ogni persona sia riconosciuto il diritto alla libera autodeterminazione ed autogestione del proprio orientamento sessuale e delle proprie scelte di vita?
- Tiziana Plebani: Credo che nelle pratiche, nella vita comune ciò sia più avanti di quanto appaia nel piano normativo, nella legislazione. Ma credo che nei media, nello spettacolo, nella pubblicità siamo diventati tutti oggetti sessuali, merci sessuali, c'è troppo sesso dappertutto. Non c'è eros, non c'è attrazione, nel mercato dei gesti, della cultura dominante non siamo "persone" ma oggetti sessuali più o meno vincenti.

- Giselle Dian: Quale può essere lo specifico contributo dell'arte all'impegno per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Tiziana Plebani: Credo che l'arte possa alimentare l'empatia, la capacità di commozione e di meraviglia che sanno farci stare al mondo con ricchezza e rispetto

- Giselle Dian: L'opera di Keith Haring, e più in generale il linguaggio dei "graffiti", pone in evidenza il rapporto tra opera d'arte e dimensione urbana, tra performance estetica e vissuto della strada, tra "nonluoghi" e impegno civile, tra forme della cultura di massa e lotta contro l'alienazione e l'emarginazione, tra strutture della vita quotidiana e nuove modalità di risignificazione dei luoghi e delle esperienze esistenziali. Quali riflessioni le suscita questa prassi?
- Tiziana Plebani: Credo che sia giusto che esistano più linguaggi e diverse estetiche nella città, luogo per eccellenza della mescolanza. La questione cruciale sta nel come far convivere insieme - e non solo accostando stili diversi - forme giovanili di comunicazione, avanguardia e culture classiche.

Fonte: Centro di Ricerca per la pace di Viterbo