Anche in democrazia possono essere emanate disposizioni inique da eseguire, piaccia o non piaccia, per obbedienza militare: lo dimostra l'insulto all'umanità della normativa che ha reso l'immigrazione un reato contro i principi del diritto costituzionale italiano e della Dichiarazione universale dei diritti umani. La nostra Marina sta eseguendo operazioni di guerra nei confronti di esseri umani, uomini, donne, bambini, che, inermi, chiedono aiuto nel bisogno e nel pericolo estremo.
Sono stata presidente della Lega degli Obiettori di Coscienza (Loc) e mi sono battuta per l'attuazione e, poi, il rinnovo della legge di riferimento.
Oggi chiedo che si riprenda a ragionare sulla "coscienza" dei militari che sentono sulla propria pelle il disagio e la difficoltà di dover "essere cattivi" (parole del ministro Maroni) nelle operazioni di respingimento di richiedenti asilo: anche al militare professionista deve essere riconosciuto formalmente il diritto di rifiutarsi di eseguire ordini contrari ai diritti umani. Anche in Israele i "refusenik" hanno sfidato il carcere per non distruggere le case dei palestinesi e commettere atti di devastazione inumana. Forse è tempo che qualche parlamentare che eventualmente sia stato obiettore o che si consideri semplicemente nonviolento/a avanzi una proposta di legge al riguardo. Ma soprattutto è tempo che a tutti i livelli gli italiani e le italiane pensino alla coscienza con cui, se restano nella passività, si fanno complici della violenza inutile delle loro istituzioni.
Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo
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Obiezione di coscienza 2009
- Giancarla Codrignani
- Categoria: Approfondimenti sulla nonviolenza
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L'abrogazione del servizio militare obbligatorio ha di fatto cancellato dalla coscienza comune il valore dell'obiezione rispetto alla violenza, per molte ragioni ancora ineliminabile, delle istituzioni militari. Ricordo che solo la "leva" era un obbligo iscritto nella Costituzione e, quindi, un vincolo ineliminabile per chi avesse voluto uscire dal pensiero astratto di un ideale di pace e testimoniare la propria dissociazione dalle guerre. Oggi credo che i nonviolenti debbano considerare se non sia giunto il tempo di rinnovare la propria dissociazione da ogni tipo di violenza che sia imposta per obbedienza giurata a coloro che esercitano la professione militare.