In Italia vige oggi un regime di segregazione razzista.
Milioni di persone che non sono nate in Italia ma che qui vivono, lavorano, pagano le tasse, mandano i loro figli a scuola, sono assurdamente private del diritto di voto.
Questi milioni di persone fanno parte del nostro paese, sono il nostro paese, così come le persone native del luogo.
Occorre che ad esse sia finalmente riconosciuto il diritto di voto in tutte le elezioni, se vogliamo che le elezioni siano elezioni democratiche e non una forma di apartheid.
Io che scrivo queste righe trent’anni fa ideai e coordinai per l’Italia una campagna di solidarietà con Nelson Mandela (allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano) che coinvolse nell’impegno contro il regime dell’apartheid milioni di italiani e numerosissime organizzazioni ed istituzioni; primo firmatario dell’appello che diffondemmo fu Primo Levi.
Sostenevo allora che l’apartheid non era tanto un residuo del passato quanto una minaccia per l’avvenire, una forma di dominio e un modello di società che se non fosse stato contrastato adeguatamente dall’umanità intera si sarebbe diffuso su scala planetaria. Ed è quello che sta succedendo nell’epoca della globalizzazione in cui i capitali hanno diritto di movimento e di cittadinanza in tutto il mondo, mentre innumerevoli esseri umani ne sono privati; in cui un pugno di rapinatori detentori di immense ricchezze condanna alla schiavitù e alla morte innumerevoli esseri umani ed espone la civiltà umana e la biosfera al rischio di un’irreversibile catastrofe.
Il razzismo è un crimine contro l’umanità. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà. Vi è una sola umanità in un unico pianeta casa comune dell’umanità intera.
Non c’è alcuna ragione decente per continuare a negare il diritto di voto a milioni di persone che vivono in Italia. Continuare a negare il diritto di voto serve soltanto a mantenere milioni di esseri umani in condizioni servili, esposti ad ogni ricatto, ad ogni minaccia, ad ogni violenza.
E mentre per il riconoscimento a tutti i residenti del diritto di voto nelle elezioni politiche occorre forseuna modifica costituzionale, per le elezioni amministrative, regionali e comunali, è sufficiente una legge ordinaria.
Questa legge ordinaria sia fatta subito. Il Parlamento italiano può e deve finalmente far cessare nel nostro paese il regime di apartheid di fatto che nega un basilare diritto umano;un ignobile regime di apartheid di fatto che confligge con i principi fondamentali, i valori supremi, della Costituzione repubblicana.
E’ evidente che sarà solo col diritto di voto che sconfiggeremo razzismo e schiavismo: quando anche le persone più oppresse, le persone oggi denegate nella loro piena umanità,potranno far sentire la loro voce ed entreranno nelle istituzioni finalmente democratiche, quando con l’esercizio del diritto di voto potranno contribuire alle decisioni che tutti riguardano, allora sarà finalmente facile sconfiggere razzismo e schiavismo con provvedimenti adeguati che oggi non vengono assunti o non vengono applicati.
“Una persona, un voto”, è da secoli il motto col quale gli esseri umani insorgono contro ogni colonialismo, contro ogni dittatura, contro ogni schiavitù.
“Una persona, un voto”, è da secoli il motto col quale gli esseri umani insorgono per affermare l’eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.
“Una persona, un voto”, è da secoli il motto col quale gli esseri umani insorgono per realizzare libertà, uguaglianza, fraternità.
Facciamo cessare la strage nel Mediterraneo.
Facciamo cessare razzismo e schiavismo in Italia.
Una sola umanità.
Una persona, un voto.
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo
Viterbo,9 dicembre 2016
Per adesioni:
Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.
Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non può continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.