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Inizio quest’intervento con una provocazione: sono ormai diversi anni che nelle propagande elettorali di alcuni partiti il nemico comune viene identificato con chi cerca di attraversare le frontiere, non più l’invasore che si paventava all’epoca delle guerre mondiali, bensì l’immigrato, una sorta di invasore 2.0 che non combatte con la prepotenza di un grande esercito, ma con la pietà a cui ci muovono innocenti e bambini, che non è animato dal patriottismo e dall’illusione della vittoria, ma dalla disperazione e dalla povertà. In questi anni in cui la patata bollente del capro espiatorio di tutti i nostri problemi economici ed esistenziali è passata a loro siamo stati tartassati dalla retorica dell’ “aiutiamoli a casa loro”.

Le guerre non nascono dal nulla, ma hanno cause remote nel tempo e cause scatenanti. Ed è molto difficile trovare una parte che sia innocente.

La Russia ha scatenato la guerra in Europa, su questo non ci piove, ma l’Europa e gli USA, ci hanno messo del loro.

Attraverso la Nato, per, anni da quando è scomparsa l’Unione Sovietica, hanno condotto politiche di provocazione e minaccia della sicurezza Russa,contro gli accordi stipulati, per la neutralità dei paesi del patto di Varsavia, mentre l’Ucraina ha portato avanti politiche di vessazione, derussificazione e scontro, anche militare, in alcuni territori, compresi nei suoi confini, che invocavono il diritto alla autodeterminazione.

Un grazie e un abbraccio di Pace a tutte le persone presenti qua oggi

In questo fine settimana, oltre 100 città in Italia hanno risposto all’appello della Rete italiana Pace e Disarmo e della rete European for Peace che chiede: TACCIANO LE ARMI, NEGOZIATO SUBITO!

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che fin dal primo giorno abbiamo condannato, ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa ed ha già fatto decine di migliaia di vittime e si avvia a diventare un conflitto di lunga durata con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro delle popolazioni ucraine, ma anche per l’accesso al cibo e all’energia di centinaia di milioni di persone, per il clima del pianeta, per l’economia europea e globale.

Siamo nel vortice di una campagna elettorale caotica, in cui predomina la paura per un futuro inquieto e incerto. La crisi economica, la guerra, la riduzione degli spazi democratici, a partire da una pessima legge elettorale, un evidente cambiamento del clima, un peggioramento della salute del pianeta, una riduzione delle protezioni per una crescente fascia di popolazione sembrano le sole certezze.

Se a questi problemi la politica sembra non saper dare risposte, non è un caso che i due partiti più numerosi siano oggi quello del non-voto e quello degli indecisi.