Pentagono: Lanciamissili e opere di bene. Le manovre della flotta (M. Dinucci)
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Napoli.
Alcuni puliscono i gabinetti, altri spazzano, altri ancora preparano i pasti per i senzacasa: sono marinai americani della nave da guerra San Antonio, che - comunica la Us Navy - si sono «offerti volontari» per aiutare le suore missionarie di carità, poiché «vogliono lasciare una buona impressione a Napoli». È dunque per questo che è arrivata qui dagli Stati uniti la San Antonio, la più avanzata nave da da sbarco mai costruita, con a bordo 700 marines con i loro armamenti. La nave fa parte del gruppo di spedizione da attacco Iwo Jima, con a bordo
6.000 marinai e marines, entrato nel Mediterraneo pochi giorni fa.
Alcuni puliscono i gabinetti, altri spazzano, altri ancora preparano i pasti per i senzacasa: sono marinai americani della nave da guerra San Antonio, che - comunica la Us Navy - si sono «offerti volontari» per aiutare le suore missionarie di carità, poiché «vogliono lasciare una buona impressione a Napoli». È dunque per questo che è arrivata qui dagli Stati uniti la San Antonio, la più avanzata nave da da sbarco mai costruita, con a bordo 700 marines con i loro armamenti. La nave fa parte del gruppo di spedizione da attacco Iwo Jima, con a bordo
6.000 marinai e marines, entrato nel Mediterraneo pochi giorni fa.
La guerra contro le donne (Jones Ann)
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Ringraziamo Maria G. Di
Rienzo (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ) per averci messo a disposizione nella
sua traduzione il seguente articolo dal titolo "La guerra contro le donne:
una lettera dal fronte occidentale africano", di Ann Jones, apparso su
"The Sunday" del 17 febbraio 2008. Ann Jones, scrittrice, fotografa,
attivista per i diritti umani, sta lavorando come volontaria con l'International
Rescue Committee ad uno speciale progetto contro la violenza di genere dal nome
"Crescendo globale: voci di donne dalle zone di conflitto".
importantissimo comunicato stampa presidenza emergency
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Milano, 25 marzo 2007
Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando con i cavi elettrici.
Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.
Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un alto meeting sulla sicurezza nazionale presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove.
Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per limmediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che lavrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.
Teresa Sarti Strada
Presidente di Emergency
Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando con i cavi elettrici.
Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.
Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un alto meeting sulla sicurezza nazionale presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove.
Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per limmediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che lavrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.
Teresa Sarti Strada
Presidente di Emergency
Maso Notarianni intervista Gino Strada
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Pubblicato sul n. 54 di Voci e volti della nonviolenza, del 27 marzo 2007
[Dal sito di "Peacereporter" ( www.peacereporter.net ) riprendiamo la seguente intervista del 24 marzo 2007]
Gino Strada in questi giorni ha un altro prigioniero da liberare: Rahmatullah Hanefi, manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah. E stato portato via da uomini dei servizi segreti afgani martedì 20, all'alba, da allora non se ne hanno notizie: nessuna informazione sulle sue condizioni, sulla sua "detenzione" o sui motivi che l'hanno determinata è stata comunicata alla sua famiglia o a Emergency. Non sono state formulate accuse contro di lui nè è stato prodotto alcun documento ufficiale che spieghi perché,, da martedì mattina, Rahmatullah Hanefi si trovi nella sede dei servizi segreti a Lashkargah senza possibilità di comunicare con l'esterno.
Grazie a Rahmatullah, Daniele Mastrogiacomo è oggi a casa tranquillo.
Eppure, non si percepisce grande attenzione sulla sua sorte e impegno istituzionale per liberarlo. Come fosse, e sono in molti a sostenerlo, che Emergency e Gino Strada avessero strappato e gestito autonomamente la trattativa con i talebani.
"Non siamo noi ad essere intervenuti", dice seccamente Gino Strada. "Ci è stato chiesto, mi è stato chiesto di intervenire, di provare a fare qualche cosa. E tutto quel che ho fatto o detto è stato concordato".
- Maso Notarianni: Quando ti è stato chiesto di intervenire? E chi te lo ha chiesto?
- Gino Strada: Ero in Sudan, a Kartoum, dove stiamo per aprire un centro di cardiochirurgia di altissimo livello che cercherà di soddisfare - gratuitamente per tutti - il fabbisogno di una regione vasta più dell'Europa intera. Decisamente in tutt'altre faccende affaccendato, quando ho ricevuto la prima telefonata.
- Maso Notarianni: Chi ti ha chiamato?
- Gino Strada: Prima mi ha chiamato "la Repubblica", il direttore Ezio Mauro. Poi sono stato contattato dal governo italiano. Entrambi, il giornale e il governo, mi hanno chiesto di attivarmi per portare a casa Daniele.
Sapevano del ruolo di Emergency, del rapporto che Emergency ha con la popolazione afgana, della stima e dell'affetto che ci circondano in questo paese. E io mi sono subito attivato, ovviamente. Salvare vite umane è importante sempre e comunque.
[Dal sito di "Peacereporter" ( www.peacereporter.net ) riprendiamo la seguente intervista del 24 marzo 2007]
Gino Strada in questi giorni ha un altro prigioniero da liberare: Rahmatullah Hanefi, manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah. E stato portato via da uomini dei servizi segreti afgani martedì 20, all'alba, da allora non se ne hanno notizie: nessuna informazione sulle sue condizioni, sulla sua "detenzione" o sui motivi che l'hanno determinata è stata comunicata alla sua famiglia o a Emergency. Non sono state formulate accuse contro di lui nè è stato prodotto alcun documento ufficiale che spieghi perché,, da martedì mattina, Rahmatullah Hanefi si trovi nella sede dei servizi segreti a Lashkargah senza possibilità di comunicare con l'esterno.
Grazie a Rahmatullah, Daniele Mastrogiacomo è oggi a casa tranquillo.
Eppure, non si percepisce grande attenzione sulla sua sorte e impegno istituzionale per liberarlo. Come fosse, e sono in molti a sostenerlo, che Emergency e Gino Strada avessero strappato e gestito autonomamente la trattativa con i talebani.
"Non siamo noi ad essere intervenuti", dice seccamente Gino Strada. "Ci è stato chiesto, mi è stato chiesto di intervenire, di provare a fare qualche cosa. E tutto quel che ho fatto o detto è stato concordato".
- Maso Notarianni: Quando ti è stato chiesto di intervenire? E chi te lo ha chiesto?
- Gino Strada: Ero in Sudan, a Kartoum, dove stiamo per aprire un centro di cardiochirurgia di altissimo livello che cercherà di soddisfare - gratuitamente per tutti - il fabbisogno di una regione vasta più dell'Europa intera. Decisamente in tutt'altre faccende affaccendato, quando ho ricevuto la prima telefonata.
- Maso Notarianni: Chi ti ha chiamato?
- Gino Strada: Prima mi ha chiamato "la Repubblica", il direttore Ezio Mauro. Poi sono stato contattato dal governo italiano. Entrambi, il giornale e il governo, mi hanno chiesto di attivarmi per portare a casa Daniele.
Sapevano del ruolo di Emergency, del rapporto che Emergency ha con la popolazione afgana, della stima e dell'affetto che ci circondano in questo paese. E io mi sono subito attivato, ovviamente. Salvare vite umane è importante sempre e comunque.
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