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“Nella giornata di lunedì (2 Giugno, ndr.), Israele ha affermato che sta programmando di bloccare una nave carica di attivisti internazionali in navigazione verso la Striscia di Gaza per far breccia nell’assedio imposto dallo stato ebraico sull’enclave afflitta da una crisi umanitaria in peggioramento a causa della guerra genocida di Israele.

La Radio ufficiale dell’esercito israeliano ha comunicato che la marina militare del Paese si sta preparando per l’arrivo della nave chiamata “Madleen” della flotta per Gaza. La stessa ha lasciato le coste della Sicilia e si sta dirigendo verso la Striscia di Gaza per cercare di <rompere il blocco navale>. L’equipaggio della nave consta di 12 membri, compresa l’attivista svedese per il clima Greta Thunberg e l’attore irlandese Liam Cunningham.

Un’atmosfera di complicità ha innescato una nuova retorica da parte dei leaders del Regno Unito e dell’Unione Europea, ma non servirà a redimerli, né a cambiare il corso della storia.”

“Perché adesso? Questa è la domanda. Perché proprio oggi, dopo 19 mesi di attacchi senza tregua – che sono stati ben visibili agli occhi di tutti, nonché ammessi dalle stesse autorità israeliane – perché solo adesso si intravede un’inversione di tendenza su Gaza?

  • “March to Gaza” è un movimento politico?

No. <March to Gaza> è un movimento civile, apolitico e indipendente. Non rappresentiamo alcun partito politico, ideologia o religione. Rappresentiamo la popolazione in generale, in tutta la sua diversificazione e umanesimo di fondo. I nostri unici principi-guida sono la giustizia, la dignità umana e la pace.

  • Avete come obiettivo quello di entrare forzatamente a Gaza?

Assolutamente no. Siamo sempre stati chiari. La <Global March to Gaza> è un movimento pacifico. Non forzeremo alcuna barriera o confine. Abbiamo l’obiettivo di negoziare con le autorità egiziane l’apertura del terminal di Rafah, in collaborazione con le Organizzazioni Non Governative, i diplomatici e le istituzioni umanitarie.

Per oltre un mese, non sono entrate a Gaza forniture commerciali o umanitarie.

Più di 2,1 milioni di persone sono intrappolate, bombardate e di nuovo affamate, mentre, ai valichi di frontiera, cibo, medicine, carburante e scorte di ripari si stanno accumulando e le attrezzature vitali sono bloccate.

Oltre 1.000 bambini sarebbero stati uccisi o feriti solo nella prima settimana dopo la rottura del cessate il fuoco, il più alto numero di morti in una settimana tra i bambini a Gaza nell'ultimo anno.

Solo pochi giorni fa, i 25 panifici supportati dal Programma alimentare mondiale durante il cessate il fuoco hanno dovuto chiudere a causa della carenza di farina e gas per cucinare.

Il sistema sanitario parzialmente funzionante è sopraffatto. Le forniture mediche e traumatologiche essenziali si stanno rapidamente esaurendo, minacciando di invertire i progressi duramente conquistati nel mantenere operativo il sistema sanitario.