Il sonno dogmatico (Barbara Spinelli)
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Pubblicato su La Stampa di domenica 6 agosto 2006
Copia articolo pubblicato sul sito del Centro Sereno Regis di Torino
Gli israeliani lo sperimentano sulla propria pelle ogni giorno, da quando il 12 luglio si son trovati nellobbligo di rispondere a un attacco Hezbollah che non ha più come scusa i territori occupati, ma è unaggressione che minaccia esistenzialmente Israele ed è al contempo laboratorio di uno scontro Iran-Usa: in questa guerra libanese sono in realtà soli, nonostante le attestazioni solidali che vengono da Bush e Blair. Non si sentono rassicurati neppure dallaccordo, ambiguo, che si delinea fra Parigi e Washington al Consiglio di sicurezza Onu. Quella congerie di stati cui viene dato il nome falso di comunità internazionale si agita, domanda la «piena cessazione di ostilità», ma non osa chiedere che essa sia «immediata» e simultanea.
Copia articolo pubblicato sul sito del Centro Sereno Regis di Torino
Gli israeliani lo sperimentano sulla propria pelle ogni giorno, da quando il 12 luglio si son trovati nellobbligo di rispondere a un attacco Hezbollah che non ha più come scusa i territori occupati, ma è unaggressione che minaccia esistenzialmente Israele ed è al contempo laboratorio di uno scontro Iran-Usa: in questa guerra libanese sono in realtà soli, nonostante le attestazioni solidali che vengono da Bush e Blair. Non si sentono rassicurati neppure dallaccordo, ambiguo, che si delinea fra Parigi e Washington al Consiglio di sicurezza Onu. Quella congerie di stati cui viene dato il nome falso di comunità internazionale si agita, domanda la «piena cessazione di ostilità», ma non osa chiedere che essa sia «immediata» e simultanea.
Riflessioni sul Libano, sullONU e sulla forza di interposizione (Buratti Gino)
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Ora che finalmente l'ONU è riuscito ad approvare una risoluzione relativa alla guerra che Israele ha iniziato contro il Libano ed una forza internazionale di "interposizione" si frapporrà tra Israele e Libano, credo che, a mente fredda, si possa fare alcune considerazioni.
La prima riguarda proprio l'ONU: se c'è un'istituzione che esce, ancora una volta, a pezzi da questa crisi è proprio l'ONU.
Il ritardo con il quale ha avviato la discussione, l'intreccio dei veti, nonché la difficoltà con la quale arrivare ad una condanna dell'intervento israeliano, così palesemente spropositato e assurdo, ha reso ancora più evidente l'impotenza di questo organismo e di come, troppo spesso, sia funzionale agli interessi dei paesi occidentali.
Dinanzi a bombardamenti sistematici su obiettivi civili e su infrastrutture (con l'obiettivo dichiarato di portare in dietro il Libano di 20 anni) da parte di Israele, l'ONU è rimasto assente, paralizzato: analoga cosa sarebbe successo nel caso di invasione da parte di un paese arabo?
La prima riguarda proprio l'ONU: se c'è un'istituzione che esce, ancora una volta, a pezzi da questa crisi è proprio l'ONU.
Il ritardo con il quale ha avviato la discussione, l'intreccio dei veti, nonché la difficoltà con la quale arrivare ad una condanna dell'intervento israeliano, così palesemente spropositato e assurdo, ha reso ancora più evidente l'impotenza di questo organismo e di come, troppo spesso, sia funzionale agli interessi dei paesi occidentali.
Dinanzi a bombardamenti sistematici su obiettivi civili e su infrastrutture (con l'obiettivo dichiarato di portare in dietro il Libano di 20 anni) da parte di Israele, l'ONU è rimasto assente, paralizzato: analoga cosa sarebbe successo nel caso di invasione da parte di un paese arabo?
Condizioni irrinunciabili per una Forza di Interposizione (Alex Zanotelli)
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Quali condizioni e garanzie irrinunciabili per una Forza dInterposizione in Medio Oriente? (Alex Zanotelli)
Sembra essersi formato un consenso generale sullopportunità/necessità che lItalia partecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in Libano. È indubbio che per arrestare la spirale di violenza che sempre più insanguina il Medio Oriente, e si estende pericolosamente al resto del mondo, sia più che mai necessario un impegno attivo della comunità internazionale, sotto la guida dellOnu. Lesito di un tale impegno dipende tuttavia in modo determinante dalle condizioni in cui verrà attuato e condotto. Sembra più che mai necessario richiamare lattenzione del Governo, del Parlamento e di tutti i cittadini su alcuni punti molto delicati.
Una prima considerazione doverosa è che la guerra in Libano ha occultato il problema palestinese. Non sembra accettabile, in particolare, che la comunità internazionale ignori completamente il fatto che Ministri e Parlamentari di un paese che dovrebbe essere sovrano siano stati sequestrati (ancora dabato 19 agosto il vice-premier, Nasser-as-Shaer), imprigionati, ed almeno in un caso anche torturati. In nessun altro Paese un simile intervento straniero potrebbe venire tollerato: perché nessuno reagisce nel caso di Israele? È inaccettabile il silenzio del Governo italiano.
Venendo alla costituzione di una Forza Internazionale di Interposizione, essa deve ubbidire ad alcune condizioni fondamentali ed elementari: è evidente che non possono farne parte militari di un paese che non sia rigorosamente equidistante tra i due belligeranti. LItalia ha stipulato lo scorso anno un impegnativo Accordo di Cooperazione Militare con Israele, che inficia in modo sostanziale e irrimediabile la nostra equidistanza. Il Diritto Internazionale impone, come minimo, la preventiva sospensione di tale Accordo, i cui termini dettagliati devono assolutamente essere resi noti allopinione pubblica.
È il caso di ricordare ancora che Israele ha partecipato a manovre militari della Nato svoltesi in Sardegna, nelle quali si saranno indubbiamente addestrati piloti ad altri militari israeliani, impegnati poi nella guerra in Libano. Da queste circostanze discende una ulteriore condizione: è necessaria una garanzia assoluta che il comando di questa Forza di Interposizione rimanga strettamente sotto il comando dellOnu, e non possa essere trasferita in nessun momento alla Nato.
È assolutamente necessario, inoltre, che le spese della missione non gravino ulteriormente sul bilancio dello stato italiano, e in particolare non comportino riduzioni delle spese sociali, ma rientrino nel bilancio del Ministero della Difesa per le missioni militari italiane allestero.
Queste sembrano condizioni fondamentali e irrinunciabili per la partecipazione del nostro paese.
Rimangono però altre riserve. Appare singolare e tuttaltro che neutrale il fatto che una Forza Internazionale di Interposizione venga schierata sul territorio di uno dei due Paesi belligeranti, quello attaccato, e non sul loro confine. Deve essere chiaro pertanto che, finché tale forza opererà in territorio libanese, essa deve essere soggetta alla sovranità libanese, e che non potrà in alcun modo essere incaricata del disarmo né dello scioglimento di Hezbollah. Queste condizioni operative esporranno comunque i militari che compongono questa forza ad agire nel caso in cui avvengano (reali o pretese) provocazioni: come potranno opporsi con la forza allesercito israeliano, tuttora presente in territorio libanese? Non ci si facciano illusioni sulle regole dingaggio, che verranno decise dallorganismo che guiderà la missione, e non dal nostro Governo. Riteniamo giusto richiedere anche che il contingente militare sia affiancato da un congruo numero di volontari disarmati.
Deve infine risultare estremamente chiaro che questa Forza di Interposizione non potrà mai, e in alcun modo, essere coinvolta in una ripresa o in una estensione del conflitto. Così come deve essere escluso un suo impiego per proteggere le ditte italiane che si lanceranno nel lucroso business della ricostruzione del Libano.
É necessario fugare con molta chiarezza qualsiasi illusione che linterposizione militare, anche nelle migliori condizioni, sia risolutiva per il conflitto in Medio Oriente, soprattutto per risolvere la fondamentale questione palestinese. Chi arresterà la distruzione delle case, delle coltivazioni e delle infrastrutture dei palestinesi, gli omicidi mirati (in palese violazione di qualsiasi norma giuridica)? Chiediamo pertanto che, prima di inviare un contingente italiano, il nostro Governo ponga con forza a livello internazionale lesigenza irrinunciabile del dispiegamento di una forza internazionale di pace anche a Gaza e in Cisgiordania, a garanzia della sicurezza di Israele e come condizione per la creazione di uno Stato Palestinese.
Chiediamo che su queste questioni fondamentali vengano prese ufficialmente decisioni chiare, esplicite e trasparenti, e si esigano le dovute garanzie a livello internazionale.
Sembra essersi formato un consenso generale sullopportunità/necessità che lItalia partecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in Libano. È indubbio che per arrestare la spirale di violenza che sempre più insanguina il Medio Oriente, e si estende pericolosamente al resto del mondo, sia più che mai necessario un impegno attivo della comunità internazionale, sotto la guida dellOnu. Lesito di un tale impegno dipende tuttavia in modo determinante dalle condizioni in cui verrà attuato e condotto. Sembra più che mai necessario richiamare lattenzione del Governo, del Parlamento e di tutti i cittadini su alcuni punti molto delicati.
Una prima considerazione doverosa è che la guerra in Libano ha occultato il problema palestinese. Non sembra accettabile, in particolare, che la comunità internazionale ignori completamente il fatto che Ministri e Parlamentari di un paese che dovrebbe essere sovrano siano stati sequestrati (ancora dabato 19 agosto il vice-premier, Nasser-as-Shaer), imprigionati, ed almeno in un caso anche torturati. In nessun altro Paese un simile intervento straniero potrebbe venire tollerato: perché nessuno reagisce nel caso di Israele? È inaccettabile il silenzio del Governo italiano.
Venendo alla costituzione di una Forza Internazionale di Interposizione, essa deve ubbidire ad alcune condizioni fondamentali ed elementari: è evidente che non possono farne parte militari di un paese che non sia rigorosamente equidistante tra i due belligeranti. LItalia ha stipulato lo scorso anno un impegnativo Accordo di Cooperazione Militare con Israele, che inficia in modo sostanziale e irrimediabile la nostra equidistanza. Il Diritto Internazionale impone, come minimo, la preventiva sospensione di tale Accordo, i cui termini dettagliati devono assolutamente essere resi noti allopinione pubblica.
È il caso di ricordare ancora che Israele ha partecipato a manovre militari della Nato svoltesi in Sardegna, nelle quali si saranno indubbiamente addestrati piloti ad altri militari israeliani, impegnati poi nella guerra in Libano. Da queste circostanze discende una ulteriore condizione: è necessaria una garanzia assoluta che il comando di questa Forza di Interposizione rimanga strettamente sotto il comando dellOnu, e non possa essere trasferita in nessun momento alla Nato.
È assolutamente necessario, inoltre, che le spese della missione non gravino ulteriormente sul bilancio dello stato italiano, e in particolare non comportino riduzioni delle spese sociali, ma rientrino nel bilancio del Ministero della Difesa per le missioni militari italiane allestero.
Queste sembrano condizioni fondamentali e irrinunciabili per la partecipazione del nostro paese.
Rimangono però altre riserve. Appare singolare e tuttaltro che neutrale il fatto che una Forza Internazionale di Interposizione venga schierata sul territorio di uno dei due Paesi belligeranti, quello attaccato, e non sul loro confine. Deve essere chiaro pertanto che, finché tale forza opererà in territorio libanese, essa deve essere soggetta alla sovranità libanese, e che non potrà in alcun modo essere incaricata del disarmo né dello scioglimento di Hezbollah. Queste condizioni operative esporranno comunque i militari che compongono questa forza ad agire nel caso in cui avvengano (reali o pretese) provocazioni: come potranno opporsi con la forza allesercito israeliano, tuttora presente in territorio libanese? Non ci si facciano illusioni sulle regole dingaggio, che verranno decise dallorganismo che guiderà la missione, e non dal nostro Governo. Riteniamo giusto richiedere anche che il contingente militare sia affiancato da un congruo numero di volontari disarmati.
Deve infine risultare estremamente chiaro che questa Forza di Interposizione non potrà mai, e in alcun modo, essere coinvolta in una ripresa o in una estensione del conflitto. Così come deve essere escluso un suo impiego per proteggere le ditte italiane che si lanceranno nel lucroso business della ricostruzione del Libano.
É necessario fugare con molta chiarezza qualsiasi illusione che linterposizione militare, anche nelle migliori condizioni, sia risolutiva per il conflitto in Medio Oriente, soprattutto per risolvere la fondamentale questione palestinese. Chi arresterà la distruzione delle case, delle coltivazioni e delle infrastrutture dei palestinesi, gli omicidi mirati (in palese violazione di qualsiasi norma giuridica)? Chiediamo pertanto che, prima di inviare un contingente italiano, il nostro Governo ponga con forza a livello internazionale lesigenza irrinunciabile del dispiegamento di una forza internazionale di pace anche a Gaza e in Cisgiordania, a garanzia della sicurezza di Israele e come condizione per la creazione di uno Stato Palestinese.
Chiediamo che su queste questioni fondamentali vengano prese ufficialmente decisioni chiare, esplicite e trasparenti, e si esigano le dovute garanzie a livello internazionale.
Per sottoscrivere l'appello: www.ildialogo.org/noguerra/Condizionilibano22082006.htm
Come valutare il ruolo delle nazioni unite dopo la guerra del libano (R. Falk)
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Tratto dal Sito del Centro sereno Regis di Torino (Come valutare il ruolo delle Nazioni Unite )
Va da sé che respiriamo un po più facilmente dopo la notizia di un cessate il fuoco nel Libano, anche se le prospettive che esso possa costituire un argine definitivo alla violenza non sono favorevoli in questo momento. E dopo aver tremato per 34 giorni mentre le bombe cadevano e i missili prendevano il volo dobbiamo riconoscere che le Nazioni Unite, nonostante tutte le loro debolezze, svolgono tuttora un ruolo indispensabile in una vasta gamma di situazioni internazionali di conflitto. È degno di nota che, in questo caso, nonostante il malcontento di Israele nei confronti dellautorità dellONU, e la riluttanza degli Stati Uniti ad accettare ogni interferenza dellONU nelle priorità della loro politica estera, come è avvenuto in Iraq, entrambi i paesi siano stati costretti a rivolgersi allONU quando la guerra di Israele contro il Libano si è impennata di fronte alla resistenza particolarmente forte degli Hezbollah.
Nello stesso tempo bisogna ammettere che questo non è certamente il momento di celebrare lONU per la sua capacità di adempiere al suo ruolo programmatico di organizzazione intesa a prevenire le guerre e ad assicurare la difesa di stati vittime di unaggressione. Può darsi che questa sia unoccasione per fare un bilancio di ciò che ci si può aspettare dallONU nella prima fase del secolo ventunesimo, concludendo che lOrganizzazione non può essere considerata né come un fiasco né come un successo, ma come qualcosa di intermedio fra questi due estremi che è complicato e sconcertante insieme.
Va da sé che respiriamo un po più facilmente dopo la notizia di un cessate il fuoco nel Libano, anche se le prospettive che esso possa costituire un argine definitivo alla violenza non sono favorevoli in questo momento. E dopo aver tremato per 34 giorni mentre le bombe cadevano e i missili prendevano il volo dobbiamo riconoscere che le Nazioni Unite, nonostante tutte le loro debolezze, svolgono tuttora un ruolo indispensabile in una vasta gamma di situazioni internazionali di conflitto. È degno di nota che, in questo caso, nonostante il malcontento di Israele nei confronti dellautorità dellONU, e la riluttanza degli Stati Uniti ad accettare ogni interferenza dellONU nelle priorità della loro politica estera, come è avvenuto in Iraq, entrambi i paesi siano stati costretti a rivolgersi allONU quando la guerra di Israele contro il Libano si è impennata di fronte alla resistenza particolarmente forte degli Hezbollah.
Nello stesso tempo bisogna ammettere che questo non è certamente il momento di celebrare lONU per la sua capacità di adempiere al suo ruolo programmatico di organizzazione intesa a prevenire le guerre e ad assicurare la difesa di stati vittime di unaggressione. Può darsi che questa sia unoccasione per fare un bilancio di ciò che ci si può aspettare dallONU nella prima fase del secolo ventunesimo, concludendo che lOrganizzazione non può essere considerata né come un fiasco né come un successo, ma come qualcosa di intermedio fra questi due estremi che è complicato e sconcertante insieme.
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