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La “Festa delle Forze Armate” del 4 novembre, in occasione dell’anniversario della fine della “inutile strage” della Prima Guerra Mondiale, oltre a imponenti manifestazioni nelle piazze (fortemente criticate da associazioni pacifiste che hanno sottolineato l’immensa strage e l’inaccettabilità ancora oggi della retorica militarista ) vede da tanti anni coinvolte le scuole. Di ogni ordine e grado. Coinvolte nelle celebrazioni organizzate dai Comuni (e non solo) nelle piazze o con iniziative ad hoc dentro l’istituto. Il 28 ottobre il Liceo Marco Polo di Venezia ha ospitato la conferenza “4 novembre Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”.

Sto partecipando al "digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti" promosso da padre Alex Zanotelli a nome dei missionari comboniani, monsignor Raffaele Nogaro vescovo emerito di Caserta, don Alessandro Santoro a nome della Comunità delle Piagge di Firenze, suor Rita Giaretta di "Casa Ruth" di Caserta, padre Giorgio Ghezzi religioso sacramentino, la Comunità del Sacro Convento di Assisi e tante altre donne e tanti altri uomini di buona volontà; un digiuno "a staffetta" iniziato ieri a Roma in piazza San Pietro e che si prolungherà per dieci giorni in piazza Montecitorio, un digiuno che ha suscitato adesioni e iniziative in tante parti d'Italia.

Mentre analisti, editorialisti e media occidentali continuano a definire "tribali", con un'incrinatura di sufficienza e superiorità culturale, le società del diwan, associando al tribalismo ogni sorta di nefandezza morale, nei luoghi dove il tribalismo esiste è stato possibile che una donna abbia messo fine a una faida che continuava da undici anni, senza accennare a potersi placare, almeno finché la risoluzione del conflitto era stata affidata a uomini.

“Ognuno può dire concretamente ‘no’ alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti”, così dice Papa Francesco che porta l’attenzione particolarmente sulle sofferenze dimenticate e trascurate "delle popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan