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C'è una rappresentanza di donne coraggiose premiate nel 2017 con il premio "International Women Courage Award" di cui si è parlato molto poco.

Il premio, istituito nel 2007 negli Stati Uniti, viene conferito annualmente a donne di tutto il mondo che abbiano dimostrato un eccezionale coraggio nel difendere la pace, la giustizia, i diritti umani, l'uguaglianza e l'emancipazione femminile, spesso correndo gravi rischi personali.

Il 2018 si apre su uno scenario inquietante: crescenti diseguaglianze, squilibri, guerre, in un contesto di forte competizione per il controllo economico e politico mondiale tra Occidente e nuove potenze emergenti a Oriente; scarsità delle risorse e cambiamenti climatici che acuiscono le crisi, rivelando la fragilità di sistemi sociali e modelli di sviluppo intrisi di violenza diretta, strutturale, culturale, e insostenibili dal punto di vista ambientale.

Ho letto nel n 666 del vostro Notiziario l'ottimo articolo di Mao Valpiana a commento del centenario della "disfatta" di Caporetto, che evidenzia il carattere di "sciopero dalla guerra" che quell'evento ebbe, in contrasto con la narrazione tradizionale cui si è ancora una volta uniformata la maggioranza delle rievocazioni ufficiali. Questa narrazione, benché nuovi studi stiano modificandola, continua a collegare la "disfatta" al riscatto militare di un anno dopo sul Piave presentato quale alto momento di completamento dell’unità nazionale e come "vittoria" positiva, che invece fu, come si sa, tanto amara non certo perché “mutilata”, ma per i 600.000 morti, l’infinità di invalidi, i tanti impazziti, le sofferenze enormi delle popolazioni coinvolte, l'economia in difficoltà, e che fu anche la "culla del fascismo" nel contesto di un avvelenamento di tutto il secolo XX°.

Tristezza, sconcerto e anche indignazione. Che paradosso proclamare papa Giovanni XXIII patrono dell'esercito! E' come dichiarare Francesco d'Assisi patrono del sistema finanziario o madre Teresa patrona delle multinazionali.

Le ragioni del patronato sono biograficamente riduttive, forzate o parziali, tutte legate alla sua esperienza di cappellano militare durante la prima guerra mondiale “inutile strage”. Ma Roncalli non è morto in quegli anni. Proclamarlo patrono per le sue doti di cappellano militare vuol dire snaturarne il messaggio, inchiodarlo a un'esperienza discussa e tremenda che ha superato approdando ad altre argomentazioni, ad altri orizzonti (Concilio, Pacem in terris) così come ha fatto Primo Mazzolari.