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Il 21 settembre è la Giornata internazionale della Pace, istituita fin dal 1981 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con un invito a tutti gli stati membri, organizzazioni regionali e non governative e ad ogni singolo individuo, a commemorare il giorno in maniera appropriata, attraverso l'educazione e la consapevolezza pubblica. La pace globale ha bisogno di nonviolenza e del cessate il fuoco rivolto a tutti i belligeranti nel mondo chiamati a deporre le armi e terminare la guerra. Il tema scelto dall'Onu per il 2020 è “Shaping Peace Together, creiamo insieme la pace”.

Con i due incontri, realizzati il 1 luglio scorso con una rappresentanza dei 70 parlamentari che hanno firmato il documento contro l’annessione dei Territori Occupati Palestinesi, ed il 9 luglio con la Vice-Ministra del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, Marina Sereni, abbiamo portato a termine l’azione della Lettera/Appello al governo italiano che ha raccolto 129 adesioni di organizzazioni e 3046 adesioni individuali.

Nonostante gli accordi presi con le parti sociali la sera del 25 marzo, e le dichiarazioni successive agli incontri con i sindacati in cui veniva sottolineato come il Ministro della Difesa si fosse “impegnato a diminuire la produzione nel settore militare, salvaguardando solo le attività indispensabili” oggi scopriamo invece che il Governo continua a concedere uno status privilegiato all’industria della difesa e delle produzioni militari.

Infatti mentre comprensibilmente, vista l’emergenza, vengono rafforzate le decisioni di limitazione agli spostamenti personali e vengono ulteriormente ridotte le categorie economiche e produttive che possono rimanere attive, il Governo concede ai produttori di armamenti di decidere autonomamente quali produzioni tenere aperte e quali no. Lo si legge nella comunicazione inviata alla “Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza” (AIAD) a firma del Ministro della Difesa On. Lorenzo Guerini e del Ministro dello Sviluppo Economico On. Stefano Patuanelli.

Da oggi è ripartita nello stabilimento di Cameri la produzione dei cacciabombardieri F35.

Nonostante le richieste di questi ultimi giorni delle nostre campagne e reti, da associazioni ed organizzazioni della società civile il gruppo Leonardo ha deciso - sfruttando il consenso preventivo e “in bianco” ottenuto dal governo - di riaprire lo stabilimento di assemblaggio e certificazione finale in provincia di Novara, con circa 200 operai presenti.

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