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Pubblichiamo la presentazione di Rocco Altieri del numero 21 dei “Quaderni Satyagraha” del Centro Gandhi Edizioni, nel quale viene presentata la corrispondenza che il Mahatma Gandhi tenne a cavallo degli anni Trenta del Novecento, con due dei rappresentanti più significativi del pacifismo europeo: lo scrittore francese Romain Rolland, premio Nobel per la letteratura, e il sociologo olandese Bart de Ligt, fondatore a Parigi nel 1938 della prima Accademia della Pace. Come esisteva da tempo immemorabile una scienza della guerra, in contrapposizione andava sviluppata una scienza della pace: un progetto di ricerca e formazione rivolto agli obiettori di coscienza, ai resistenti alla guerra e a tutti i volontari in servizio civile che dovevano andare a costituire l'esercito della pace, le brigate internazionali della nonviolenza.

Il sottotitolo già dice che cos'è il libro: uno sguardo sulla storia del Novecento dal punto di vista del mantenimento della pace, alla ricerca del "sangue risparmiato". Un vero ribaltamento di prospettiva. Non il ridimensionamento della guerra nella storia, ma nemmeno l'accettazione acritica della sua presenza come fatto ineluttabile, pervasivo, periodizzante, "come se la pace fosse un dono della fortuna o un vuoto tra una guerra e l'altra, mentre è il frutto di un lavorio umano, è quel lavorio stesso" (pag.14).

In copertina parla una foto silenziosa: la bambina che, a Sarajevo, nella casa distrutta, protegge il suo bambolotto, con le manine raccolte e col bacio. È delicata e forte come la pace, fragile, timida, e felice, e vigile. Le fai subito un monumento (cioè: ammonimento), che non chiede piazza né marmo, ma solo il tuo sguardo nel suo sguardo, perché ti rimanga dentro, con la tenacia della speranza mai rassegnata.