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Gaza brucia. Delenda Carthago

Gaza brucia. Delenda Carthago.

Lo ha detto. Il ministro della difesa Israel Katz ha candidamente confessato il suo crimine, il crimine di genocidio compiuto con l’imprimatur di uno stato, Israele. “Gaza sta bruciando”, ha detto. Una didascalia alle foto, ai video, alle immagini continue che arrivano da Gaza. Una didascalia che è una confessione. Gaza brucia, delenda Carthago.

 

Che i miti fondativi – nel male, più che nel bene – del Mediterraneo tornino alla memoria oggi, 2025, sembra follia. È invece è. È vero. È reale. È tangibile. È alla luce del sole o dei fuochi che di notte illuminano ciò che resta della città, dei palazzi della città di Gaza che vengono rasi al suolo (rasi al suolo!). E’ reale, carne, sangue, lacrime, grida di dolore nelle centinaia di migliaia di persone, palestinesi: popolo palestinese che di nuovo si incammina, cacciato, annichilito.

Gaza brucia. Lo stato di Israele sta distruggendo una delle città fondative del Mediterraeo, fino all’ultima casa e palazzo, parco giochi e viale, edificio pubblico e resti archeologici, all’ultima tenda, all’ultimo respiro. Sta distruggendo Gaza. Ed è come distruggere Atene e Algeri, Beirut e Roma, Palermo e Granada. Stanno distruggendo noi tutti, i soldati dell’esercito più morale (mortale) del mondo, e dell’unica democrazia del Medio Oriente.

Non è chiaro, però, tra chi ricopre posizioni di vertice. Nella politica, sindacato, chiesa, università, nelle istituzioni dello stato. Non è chiaro che Gaza e Atene sono la stessa cosa. Che distruggere Gaza è distruggere noi tutte e noi tutti. La storia e il presente (del futuro poco mi interessa, mi interessa del tempo del genocidio, dell’oggi). Chi non ricopre posizioni di vertice, chi guarda sconvolta e furiosa ciò che Israele sta compiendo a Gaza e su Gaza, lo sa. Lo sa benissimo che questo è il tempo in cui ci siamo perduti. E da qui – esattamente da qui – non si torna più indietro.

Post su Facebook del 16 settembre 2025

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