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Aproposito dei caccia F35

Probabilmente i caccia d’attacco F35 saranno 100 non più 131. Nessun passo indietro, solo un limitato ridimensionamento degli investimenti. Anche perché, a sentire il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola, «rinunciare del tutto agli F35 sarebbe sbagliato e costoso» (avete letto bene: «sbagliato e costoso»…). Per cui la smettano coloro che si permettono di criticare la scelta armata della nostra politica, perseguendo il solo intento di (parole del generale Leonardo Tricarico) «recidere definitivamente gli artigli alle nostre forze armate, rendendole di fatto disarmate».
Tengano invece conto che avremo – si è detto come nota giustificativa di spesa, smentita ieri dai giornali – un ritorno economico per questa scelta. Ma, ci viene da chiederci, ammettendo che questo presunto ricavo sia attendibile, realmente è su questa industria che vogliamo cresca il nostro Paese? Ora che sappiamo a quanto ammonta la spesa (almeno 15 miliardi di euro, si dice) possiamo capire esattamente cosa ci convenga “comprare”? Perché – come sostiene la Campagna Taglia le ali alle armi, che ha scelto il mese di febbraio per la mobilitazione nazionale – a noi pare che più dei caccia F35 ci occorrano asili nido e scuole sicure, ci serva il potenziamento della ricerca nelle università, sia necessario un investimento differente sul futuro dei giovani… e nulla di questo “elenco della spesa”, davanti a 15 miliardi di euro, ci suona come demagogia.

Perché, a noi pare che occorra una politica diversa, che tenga conto della Carta Costituente e del suo articolo 11, in cui, senza tanti giri di parole, sta scritto che il nostro è un Paese che «ripudia la guerra». Non la importa. Non la esporta. Non l’alimenta. Festeggiamo i 50 anni del Movimento nonviolento dimostrando di non aver imparato niente dai nostri Maestri sul disarmo e sulla nonviolenza. Chi governa afferma che armati saremo «in grado di condurre una politica estera attiva», perché è la forza dei muscoli che conta a livello internazionale, non quella delle parole, dei Trattati capaci di farci ragionare attorno a un tavolo. Non ci riconosciamo nella politica di chi crede che “il più forte” corrisponda al “meglio armato”, ci riconosciamo nel dialogo e nella ricerca della pace. Le uniche vie in grado di volare più in alto dei caccia e di tutelare il bene comune.

Fonte: ComboniFem - Newsletter Suore Comboniane del 9 febbraio 2012