• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Il mio incontro con la nonviolenza

L'occasione in cui ho cominciato a orientare la mia ricerca in questo campo, sul piano culturale e su quello etico-politico, è stata la preparazione della mia tesi di laurea su "Il pensiero religioso di Antonio Gramsci" nel contesto della guerra nel Vietnam e negli anni del primo dissenso cattolico, nel clima post-conciliare... Mi permetto di rinviare a un mio recente testo (Il mio Novecento, Pisa, Felici editore, 2010).

Ho vissuto quel tempo con profonda partecipazione e sofferenza che mi hanno indotto, oltre che ad una revisione di vita, ad una concreta opzione esistenziale. Anch'io con Pontara ho individuato nella giovane Antigone, in conflitto con il re di Tebe, suo zio Creonte, il referente che mette in crisi le leggi scritte della città in nome delle leggi non scritte della coscienza.
Il  contatto con gli scritti e la testimonianza di Gramsci, specialmente quello che passa i suoi giorni nella clinica romana "Quisisana", mi ha stimolato a ripensare alla necessità della riforma morale e politica degli italiani ben al di là degli imperativi di tutte le chiese. Non ci sono gerarchie in grado di tacitare la forza della coscienza.
Una serie di incontri e di esperienze mi hanno spinto a valorizzare il messagio di uomini come don Lorenzo Milani e di Pier Paolo Pasolini.
Negli anni ho affrontato tematiche che avessero come referente questioni inerenti l'esperienza religiosa dentro e fuori i perimetri confessionali.
In questi ultimi tempi sulla rivista "Religioni e società" è in corso una rivisitazione di personalità della nonviolenza come sorella Maria dell'Eremo di Campello (1920-1947) e don Michele Do di St. Jacques (1918-2005).
Vorrei nelle prossime settimane riandare a momenti della primavera del cattolicesimo fiorentino con e dopo l'apporto lapiriano. Si pensi oltre che a don Milani, a don Rosadoni, a padre Lupi, ecc.

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo