Come approfondimento alla nonviolenza, pubblichiamo insieme le interviste, realizzate singolarmente da Paolo Arena e Marco Graziotti, della redazione di "Viterbo oltre il muro a Giuseppe Anelli, Virginia Del Re, Padre Angelo Cavagna, Pierpaolo Calonaci.
Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Questo ciclo di interviste verrà utilizzato nei momenti formativi realizzati dall'Associazione.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il vostro accostamento alla nonviolenza?
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Giuseppe Anelli: Grazie a persone speciali, in grado di far riflettere chi, come me, ha un’indole inquieta ed istintiva.
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Virginia Del Re: È stato un percorso graduale, del tutto individuale, non sempre consapevole. Dal personale al politico, credo che sia l'unica strada, del resto. Anche una ormai remota educazione cattolica, poi perduta, deve aver avuto un forte peso. Il cristianesimo mi venne sempre presentato come la religione della eguaglianza e della pace. Solo molto più tardi ho visto la religione istituzionalizzata (non solo il cristianesimo) come sistema di potere e anche di violenza, nonché espressione assoluta di dominio maschile. Le lezioni del samaritano - e della samaritana -, il rimprovero a Pietro che voleva usare la spada, e persino quella del "porgere l'altra guancia" mi devono essere rimaste dentro profonde se le ricordo ancora. Certo, il rifiuto della guerra e della violenza - a cominciare dalla violenza psicologica e verbale - mi vengono da lontano. Nè voglio dimenticare l'effetto profondo dei movimenti pacifisti e le proteste contro la guerra del Vietnam. Quella stagione è stata veramente importante per chi ha avuto la ventura di viverla.
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Padre Angelo Cavagna: Fin dal 1977 avevo iniziato il Gavci (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia), in alternativa al servizio militare, che durava 8 mesi in più del militare. Avevo intenzione di avviare anche il Gavce (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile all'Estero). Ma incontrai per caso il senatore Giovanni Bersani di Bologna, che aveva già fondato il Cefa (Comitato Europeo di Formazione e Agricoltura), che sviluppa progetti rurali nel terzo mondo, con il minimo di due anni interi di servizio volontario, e con l'obiettivo, dopo due o tre anni, di lasciare tutto in mano ai locali ben preparati per continuare da soli con tutto l'occorrente: realtà dimostratasi valida. Personalmente, adesso, ho solo l'incarico di assistente spirituale del Cefa. Per ora, invece, continuo ad essere presidente del Gavci.
Per quanto riguarda il Gavci mi sono sempre ispirato a don Milani, per la nonviolenza, oltre a Gandhi, Martin Luther King, S. Francesco d'Assisi, che si oppose alle crociate e andò da solo dal capo dei musulmani ottenendo libertà piena di aprire i suoi monasteri nei loro territori, cosicché nella regola del Terz'ordine di S. Francesco (i laici) c'è (o c'era) scritto, tra l'altro: "Non accettino e non portino seco armi micidiali contro alcuno", ecc.
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Pierpaolo Calonaci: Il mio primo approccio alla parola e alla realtà della nonviolenza fu tramite il training d'interposizione nonviolenta, durante l'inverno 2006, presso l'Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini. In seguito presi a studiare tutto ciò che su Gandhi era stato pubblicato in italiano, e anche su quelle persone che a vario titolo e in modo diverso si trovarono a frequentarlo. Particolarmente importante fu ricominciare la riflessione sul Vangelo, particolarmente sul passo delle Beatitudini. Cosa che chiaramente non ho terminato affatto
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalità' della nonviolenza hanno contato di più' per voi, e perché'?
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Giuseppe Anelli: Sarebbe riduttivo citarne qualcuna. Senza dubbio l’insegnamento di Gandhi è la base di ogni riflessione in merito. Ma ciascuno di coloro che ha portato il proprio contributo, anche piccolo, ad una causa tanto importante è servito a creare dialogo e a far riflettere la gente che abita ogni luogo ed ogni tempo. Non c’è rivoluzione più grande della meditazione costruttiva e propositiva, oggi più che mai.
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Virginia Del Re: In realtà hanno contato molto le idee, i libri, i rapporti di guerra dei grandi giornalisti, la Storia: quella passata, e quella che si svolge "sotto i nostri occhi". Molte idee del buddhismo - che ho conosciuto per ragioni di studio - e poi, tra le figure più significative, Gandhi, che mi è sempre parso insieme fonte di ispirazione e modello irraggiungibile; e Martin Luther King, Mandela. Per la violenza intrinseca al sistema politico don Milani è stato importante; poi, più tardi, Danilo Dolci.
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Padre Angelo Cavagna: Devo essere sincero: coloro che mi convincono di più sul valore e la necessità della nonviolenza sono stati i soldati e i generali.
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Sono stato con i cinquecento dei "Beati i costruttori di pace" di Padova a Sarajevo, in piena guerra, contro tutte le previsioni. Ma il generale dei serbi che controllava quella parte della città non ci lasciava entrare. Nel secondo giorno di blocco il generale accettò una delegazione di dieci persone, fra cui il sottoscritto, per dialogare con lui. Diverse persone fecero delle domande gentili, per non urtarlo, e anche lui rispose gentilmente. Ad un'ennesima domanda gentile scoppiò in un urlo che l'interprete non voleva tradurre. Noi, al contrario, eravamo curiosi di sapere cosa avesse detto. Dopo un pò fece segno all'interprete di tradurre, che disse: "Ma la guerra è sporca", come dire: "È inutile fare domande gentili sulla guerra: la guerra è sporca!". Poi però il generale aggiunse: "Se ho ben capito vi rimane un giorno solo di permanenza a Sarajevo: cosa pensate di risolvere in un giorno solo?". Mi venne di botto la risposta: "Noi non abbiamo nessuna velleità o presunzione di risolvere i vostri problemi. I vostri problemi ve li risolverete voi. Ma siamo qui a dirvi due cose: non li risolverete con la guerra! Dicendo così fui facile profeta: dopo poco tempo i serbi dovettero lasciare Sarajevo e portarono con sè anche le ossa dei loro morti, inoltre abbiamo portato con noi una proposta di patti di pace preparata con l'aiuto del professor Antonio Papisca docente del dipartimento dei diritti civili all'Università di Padova, con la proposta di invitare a tali patti anche un Premio Nobel per la pace. Ora io le consegno una copia di tale proposta di pace e, se permette a noi di entrare in città, ne consegneremo copia ad ognuna delle altre parti in conflitto".
Il generale rispose: "Adesso ho capito il vostro progetto: potete entrare! E io parto subito a dare ordine ai miei soldati che nessuno vi spari".
Un'altra lezione di nonviolenza me la diedero gli Alpini. Una canzone diceva "Prendi il fucile e vattene alla frontiera. Là c'è il nemico, che alla frontiera aspetta". Un tempo facevo il prete operaio in agricoltura. In due mungevamo sessanta vacche. Una volta, per passare il tempo, io cantai quella canzone. Intervenne il mio collega: "Vuoi sapere come la cantavano gli Alpini durante la seconda guerra mondiale?". Io risposi: "Sì, mi interessa", e lui: "Prendi il fucile e gettalo giù per terra: vogliam la pace, vogliam la pace, vogliam la pace e non mai più la guerra!".
Altra lezione contro la guerra l'appresi da mia cognata; suo papà era stato soldato in Abissinia al tempo del duce. Una volta tornato diceva: "Alla partenza i comandanti ci dicevano che andavamo a portare la civiltà... Erano gli africani che ci insegnavano la civiltà!".
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Pierpaolo Calonaci: Il Signore Gesù, Gandhi, Vinoba, Abdul Ghaffar Khan, Steve Biko, l'imperatore Ashoka, Martin Luther King, Cesar Chavez (non il presidente), le molte donne nella storia della Bibbia, Simone Weil, Francesco e Chiara d'Assisi, San Galgano, Edith Stein, Tolstoj, Dietrich Bonhoeffer ecc. e tutte quelle e quelli (sconosciuti) che in silenzio si alzano la mattina presto e lavorano senza rassegnarsi, senza perdersi.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consigliereste di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
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Giuseppe Anelli: Io trovo che la poesia in generale sia una forma espressiva impareggiabile per scatenare una ribellione sentimentale ed una critica positiva nell’animo di ciascuno. Personalmente trovo che la poesia possa essere un vero strumento curativo. Permette di capire e capirsi, aprendo nuove prospettive dentro di sè. Io ho avuto come riferimento molti autori: Fernando Pessoa, Sandro Penna, Pier Paolo Pasolini, Costantino Kafavis, Salvatore Quasimodo, Cesare Pavese, Khalil Gibran, Charles Baudelaire, Eugenio Montale, Antonia Pozzi e tanti altri. Porto ciascuno di loro con me e li consiglio sempre. Non credo esista una età di partenza per approcciarsi a ciascuno di loro.
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Virginia Del Re: Per scegliere la nonviolenza e la pace bisogna avere gli occhi aperti sulla Storia, e capire gli orrori della guerra. Cioè studiare, leggere, vedere films, reagire alla retorica dell'eroismo bellico, capire le motivazioni economiche e commerciali dietro i nazionalismi e i fanatismi. Io ho ricordi ormai lunghi nel tempo, ma credo ancora che la narrativa, la poesia, le immagini e la musica siano la via aurea per arrivare al cuore e alla fantasia dei giovani. Le canzoni di Bob Dylan e Joan Baez... Mi fu letto quando ero proprio ragazzina Le campane di Nagasaki, di Takashi Nagai; più tardi lessi Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, e Tempo di vivere, tempo di morire. Guerra e pace di Tolstoj rimane indispensabile (anche se lungo per gli standard di oggi), come i libri di Primo Levi. I poeti inglesi della prima guerra mondiale (i "War Poets"): Rupert Brooke, George Owen, Isaac Rosemberg e Sigfried Sasson. Di Sassoon specialmente la "Declaration Against War" - un bellissimo film, tratto dalla sua vicenda, poco conosciuto ma importantissimo, è Regeneration (1997, Gb). E Siddharta, di Hermann Hesse, letto a 16 anni. Naturalmente il Diario di Anna Frank, e il Diario di Etty Hillesum. Tra i testi non letterari: Gandhi (l'Autobiografia; Il mio credo, il mio pensiero; Antiche come le montagne; Una guerra senza violenza. La nascita della nonviolenza; ecc.), don Milani, Capitini; Hannah Arendt, Virginia Woolf. Recente e importante La nonviolenza delle donne, di Giovanna Providenti, Quaderni Satyagraha, 2006. E le immagini: abbiamo dimenticato la foto della bambina vietnamita e quella terribile parola: "Why?". Andrebbe recuperata e messa ben in evidenza in tutte le scuole e biblioteche pubbliche.
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Padre Angelo Cavagna: Al primo posto metterei senz'altro il Vangelo. Ho scritto anche un articolo su "Il Vangelo della pace". Per lo più non si ha idea della rivoluzione di pace portata da Gesù nel mondo. Al suo tempo a Roma su dieci persone che nascevano otto erano già schiave dalla nascita e per tutta la vita. Gesù disse: "Voi siete tutti fratelli".
All'inizio del cristianesimo era nato un movimento di giovani obiettori, di cui faceva parte San Massimiliano martire, da me lanciato come martire obiettore, protettore degli obiettori. Ci sono gli atti del processo in cui venne condannato a morte, ripetendo insistentemente: "Sono cristiano, non posso fare il soldato". Il Gavci ha ancora un buon numero di libretti stampati con gli atti di un convegno nazionale su di lui tenuto al santuario "Madonna della pace" di Albisola superiore, di cui furono promotori Gavci, Caritas Italiana, Pax Christi, Dehoniani, Salesiani. Su S. Massimiliano si veda il libro di P. Siniscalco, Massimiliano, un obiettore di coscienza del tardo impero, Paravia. Gli Atti del martirio di San Massimiliano di Tebessa, sono rintracciabili nella rete telematica.
Altri libri molto interessanti sono: Alberto Trevisan, Ho spezzato il mio, fucile storia di un obiettore di coscienza, Edb (Edizioni Dehoniane Bologna); Erna Putz, Franz Jagerstatter un contadino contro Hitler, Editrice Berti; don Primo Mazzolari, Tu non uccidere, San Paolo edizioni; don Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù, Libreria editrice fiorentina; Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Feltrinelli; Jean-Marie Muller, Lessico della nonviolenza, Ega; Martin Luther King, Io ho un sogno, Scritti e discorsi che hanno cambiato il mondo, Sei; Gandhi: Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; Ernesto Balducci, L'uomo planetario, Ecp; mons. Tonino Bello: Diario della marcia di Sarajevo; Scritti di pace, Edizioni Luce e vita; Dizionario di teologia della pace a cura di Luigi Lorenzetti, Edb; Autori vari, Il disarmo e la pace, Edb.
Personalmente ho curato anche i seguenti volumi che reputo interessanti: Nuove mete dell'azione sociale; I cristiani e la pace; I cristiani e l'obiezione di coscienza al servizio militare. Tutti per Edb (Edizioni Dehoniane Bologna).
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Pierpaolo Calonaci: Rispondere in modo preciso a questa domanda sarebbe un pò lungo; sicuramente consiglierei il Tolstoj dopo la rinascita spirituale e la lettura dei libri pubblicati dai "Quaderni Satyagraha" di Pisa.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con più' impegno?
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Giuseppe Anelli: La violazione dei diritti umani in molti Paesi oggi ha un rilievo ancora più aspro. Ci rende tutti un pò corresponsabili laddove non proviamo a fare qualcosa. Cominciando dalla condivisione di informazioni fino all’impegno materiale, fisico. Il nostro Paese ha di per sè zone d’ombra incredibili. E non occorre andare a scovare aree depresse o abbandonate dallo Stato. Il problema è culturale: si è perso il senso della solidarietà, l’istinto per l’aiuto del prossimo, una carità delle persone senza necessità di alcun credo particolare. Questa perdita è il risultato di un mondo ipercinetico e superficiale, dove l’indifferenza e l’individualismo dominano. La nuova Resistenza è l’altruismo.
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Virginia Del Re: Le iniziative collegate alla Marcia della pace a livello locale e internazionale. E quelle collegate a Scienziati per la pace; quelle a sostegno dei Centri di studi per la pace nelle Università. Tutte le iniziative dei gruppi come Wav; Le donne in nero; le Madri di Plaza de Mayo; le madri di Beslan; "Le madri in lutto di Teheran" (quando si tratta di donne che hanno perso figli nessuno può equivocare sui "motivi").
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Padre Angelo Cavagna: Certamente sono tante le lotte nonviolente che vanno sostenute in Italia e nel mondo.
Anzitutto, per l'Italia, il Governo sta letteralmente distruggendo il servizio civile. Ce lo stanno invidiando e imitando altri paesi e noi continuiamo ad aumentare le spese militari e tagliando le spese per il servizio civile, come pure la sanità, la cooperazione internazionale, la scuola, ecc.
Quanto al servizio civile non è che manchino i giovani disponibili, semplicemente si tagliano i soldi e gli ammessi al servizio civile sono già ridotti dai 40.000 di pochi anni fa ai 18.000 previsti quest'anno.
Inoltre va rilanciata con forza la via istituzionale alla pace. Ossia un vero governo continentale e uno mondiale, con il principio di sussidiarietà.
Ciò è già previsto nell'articolo 11 della Costituzione Italiana, che nella prima parte afferma "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", e nella seconda parte: "L'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Al contrario, incominciando con la Thatcher del governo inglese, seguita poco dopo da Reagan del governo statunitense, si è data libertà alle multinazionali di fare ciò che vogliono, ossia i propri interessi, nei loro paesi e nelle altre nazioni. Il che significa l'impero del potere economico-finanziario a livello mondiale e la distruzione del governo civile politico.
Il liberismo economico-finanziario è la vera crisi mondiale di oggi, è la crisi anche del capitalismo, di cui per fortuna si comincia a parlare apertamente.
I problemi di giustizia e di solidarietà oggi sono mondiali e ciò esige un vero ordine mondiale con il principio di sussidiarietà. È la via istituzionale alla pace. Senza questa il mondo va nella miseria totale.
Così pure merita un'attenzione particolare la lotta nonviolenta in atto in Palestina con la collaborazione tra gruppi israeliani e palestinesi. Vi sono gruppi, da una parte e dall'altra, che sono contrari alla guerra e lavorano insieme pacificamente per una soluzione nonviolenta: due popoli e due stati, con rispetto reciproco.
Nel Gavci è presente il signor Mauro Lamberti che è stato più volte in Palestina incontrando i vari gruppi, e poi ha organizzato qui in Italia incontri di informazione e formazione su tale questione, con la presenza contemporanea di rappresentanti sia israeliani che palestinesi i quali si esprimevano in modo meravigliosamente consenziente.
Inoltre il Gavci aderisce alle seguenti campagne di lotta nonviolenta: Comitato "Energia e democrazia - No al nucleare"; "Io sto con la pace", campagna per la pace in Palestina e contro il blocco di Gaza, inaccettabile e controproducente; Marcia per la Pace Perugia- Assisi, "Una nuova marcia per l'Italia" - Comitato nazionale per il L anniversario della Marcia per la Pace Perugia-Assisi. Gli obiettivi e i programmi. Quello che faremo insieme fino al 25 settembre 2011; "Italia: manovra iniqua", petizione di Sbilanciamoci per tassare le rendite ("La manovra finanziaria,approvata in Consiglio dei Ministri e successivamente in Parlamento è fortemente iniqua, e avrà conseguenze gravissime per i soggetti più deboli". Lo afferma una nota inviata alla stampa della campagna "I diritti alzano la voce". La campagna, promossa da 25 organizzazioni del volontariato e del terzo settore italiani, al pari della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, boccia senza mezzi termini la manovra varata dal Governo).
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Pierpaolo Calonaci: Credo che il lavoro svolto dall'Associazione Papa Giovanni XXIII sia significativo, come anche quello svolto da Pax Christi o da Libera (anche se non conosco la loro attività nei dettagli).
Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene più necessario ed urgente un impegno nonviolento?
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Giuseppe Anelli: Non per cercare il paradosso, ma credo proprio in tutte quelle realtà di conflitto in cui il buonsenso e la buonafede dovrebbero portare chi decide a farlo realmente per il bene comune. Le scuole sono luoghi in cui si consuma, purtroppo, un percorso ipocrita di valori poi disattesi dal vissuto. A mio avviso occorre partire dall’alto, non dal basso. Solo messi di fronte alle proprie responsabilità i tanti decisori che regolano le sorti di interi continenti dovranno far cadere la maschera.
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Virginia Del Re: La soluzione del conflitto israelo-palestinese, con tutto il Medio Oriente, innanzitutto; e cercare di evitare che la situazione iraniana sfugga del tutto di mano alla politica della diplomazia, conflagrando con la folle guerra in Afghanistan... C'è troppa voglia di guerra in giro e troppo silenzio intorno al traffico d'armi in tutto il mondo.
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Padre Angelo Cavagna: Come ho già detto: in una riforma radicale dell'Onu e anche dell'Unione Europea.
L'Onu attuale è ancora quella costruita dai cinque paesi vincitori della seconda guerra mondiale sotto la guida degli Stati Uniti. Hanno fatto l'assemblea con i rappresentanti di tutti i governi del mondo, ma che non possono fare la minima legge; votano solo delle dichiarazioni, al massimo delle raccomandazioni, ma che non obbligano nessuno. Anzi, hanno creato, invece, il Consiglio di Sicurezza, l'unico che decide qualcosa, dove si sono messi solo i rappresentanti del cinque paesi vincitori per di più con il diritto di veto singolo. In pratica l'Onu spreca soldi e chiacchiere inutili. L'ha confermato l'ex segretario generale dell'Onu Boutros-Boutros Ghali, in un articolo che lessi su "L'Unità", mentre aspettavo il mio turno dal barbiere, che concludeva con questa frase che dice tutto: "Le istituzioni internazionali, che dovrebbero garantire giustizia e pace per tutti i popoli, sono a uno stato poco più che embrionale". In pratica non funzionano.
Lo stesso criterio, finora, vale anche per qualsiasi istituzione sovranazionale, come quella dell'Europa. Al tempo in cui, alcuni anni fa, Berlusconi era coordinatore dell'Europa, il Parlamento Europeo stava costruendo una Costituzione Europea. Si discusse anche se concedere all'Europa una qualche vera autorità continentale, sovranazionale. La conclusione fu: no. Berlusconi si alzò dalla sua poltrona centrale e scese in platea ad abbracciare Fausto Bertinotti di Rifondazione comunista esclamando: "Abbiamo fermato il superstato!" Così il potere continentale, come quello mondiale, non è politico, ma economico-finanziario, guidato dagli interessi privati.
Molte persone ritengono velleitarie queste idee di nonviolenza e di diritto internazionale. Al contrario, ormai molti Premi Nobel per la Pace hanno scritto pagine storiche magnifiche. Si pensi a Nelson Mandela che, dopo 27 anni di carcere per la sua lotta contro l'apartheid in Sudafrica, è stato liberato ed eletto a capo del governo. Si pensi all'Italia prima dell'unità politica, piena di eserciti cittadini e regionali. Fatta l'unità politica nazionale: via tutti questi eserciti, salvo un esercito nazionale.
Oggi tutti si fanno belli dicendo che il mondo è diventato un "villaggio planetario". Ma io dico che questo villaggio è ancora senza Sindaco e senza un vero Consiglio Comunale, per cui è pieno di problemi e di divisioni culturali, sociali ed economiche. Da qui la necessità di un minimo di vera autorità sovranazionale, per garantire giustizia e pace per tutti gli uomini. Al contrario, un vero villaggio planetario permetterebbe di eliminare tutti gli eserciti (= uso omicida della forza), e sostituirlo con un "Corpo di polizia internazionale" (= uso non omicida della forza), alle dipendenze dirette di un vero governo democratico internazionale, secondo il principio di sussidiarietà, come indicato dal Papa nell'Enciclica "Caritas in veritate" con chiarezza e forza: "Urge la presenza di una vera autorità politica mondiale", "Occorre realizzare un opportuno disarmo integrale" (nn. 38 e 77).
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Pierpaolo Calonaci: Il "campo" come lo avete chiamato dove operare è quello interiore, per una trasformazione spirituale, una metanoia del cuore. Poi passeremo a quello sociale, quello esterno.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
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Giuseppe Anelli: Parto dal principio che qualsiasi associazione che faccia volontariato abbia una base di buonafede e un istinto per la solidarietà. Detto questo, chiunque metta a disposizione di questa epoca folle e cruda il proprio tempo libero penso sia un piccolo rivoluzionario.
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Virginia Del Re: Il Movimento Nonviolento; Emergency; Medici senza frontiere; Amnesty; l'Associazione Amici di Aldo Capitini; l'Associazione "Un ponte per..."; i gruppi locali delle Donne in nero; i Centri di studi per la pace nelle università (ad esempio Trieste, Pisa).
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Padre Angelo Cavagna: Gavci, via Scipione dal ferro 4, 40138 Bologna; Caritas italiana, regionale, diocesana; Loc (Lega obiettori di coscienza), via Pichi 1, 20143 Milano; Associazione Papa Giovanni XXIII, caschi bianchi, via Dante Alighieri, 61013 Mercatino Conca (Pu); Cefa (Comitato Europeo di Formazione e Agricoltura), via Lame 118, Bologna, tel. 051520285; Cipax (Centro Interconfessionale per la Pace) via ostiense, 152, 00154 Roma, tel. 0657287347; Beati i costruttori di pace, via Antonio da Tempo 2, 35131 Padova, tel. 055631629 - 3483323254.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
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Giuseppe Anelli: Tutto ciò che ha a che fare con il senso più profondo e vero delle cose è per me la nonviolenza. Questa porzione di storia dell’umanità è in continuo conflitto con il paradosso: abbiamo tutto ma oltraggiamo senza pudore la lealtà verso il prossimo e verso noi stessi. Dicono sia lo scotto da pagare per chiamarsi "civiltà".
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Virginia Del Re: Domanda molto difficile, ma provo: penso alla nonviolenza innanzitutto come un atteggiamento dello spirito, sorretto da convinzione ideale e razionale. Un processo, un cammino: chiede il rifiuto di aggressioni fisiche, verbali, economiche e delle discriminazioni, e la volontà corrispondente di trovare soluzioni pacifiche ai contrasti, personali e più vasti; vie nonviolente per la difesa e il rispetto dei diritti umani universali. Richiede lucidità, conoscenza dei fatti, e coraggio. La nonviolenza deve comunque cominciare dai rapporti tra le persone, secondo me, e dovrebbe implicare anche un uso non violento del linguaggio, del lessico: ci serviamo continuamente di parole e di metafore aggressive, intrinsecamente bellicose. Anche il turpiloquio - specie quello a base fallocentrica - è usato come arma. Non so perché le donne abbiano trovato usarlo una manifestazione di libertà femminista.
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Padre Angelo Cavagna: Escludere sempre e in ogni caso l'uso omicida della forza. Come ha detto Gesù Cristo a S. Pietro che, nel giardino degli ulivi, aveva tentato di uccidere uno di coloro che erano venuti per arrestare Gesù. Anzi fece subito il miracolo di riattaccare e guarire l'orecchio, dicendo a Pietro: "Metti via la spada, perché chi di spada ferisce di spada perisce".
In altra circostanza Gesù disse: "Amate i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori, non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva".
Giunto in cima al Calvario, sempre Gesù disse alle sue donne che piangevano su di lui: "non piangete su di me, ma su di voi e sui vostri figli, perché se così avviene del legno verde, che ne sarà del legno secco?". Una volta in croce disse al ladrone pentito: "Oggi stesso sarai con me in Paradiso".
E mentre stava per morire, per coloro che l'avevano fatto condannare a morte ("Crocifiggilo!") e ancora lo deridevano dicendo: "Tu che ti credi il figlio di Dio scendi dalla croce poi ti crederemo", Gesù pregò: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello fanno!".
Eppure un certo uso della forza lo fece anche Gesù quando, presa una frusta, cacciò i ladroni dal tempio: "Della mia casa di preghiera ne avete fatto una spelonca di ladri". Ma non uccise nessuno.
E su questo mi diede una bella lezione il generale Bruno Loi, che di "missioni (cosiddette) di polizia internazionale" se ne intendeva (in Libano, in Somalia, ecc.) e mi disse: "Non si possono mandare gli eserciti a fare azioni di polizia internazionale, perché l'esercito, quando parte, va allo sbaraglio: o io sbaraglio te o tu sbaragli me, e il soldato, per formazione e mezzi, deve essere addestrato ad uccidere e ad uccidere bene, altrimenti come soldato non vale. Invece la polizia non ha lo scopo di uccidere, anzi dovrebbe essere dotata di armi intrinsecamente non letali". Da qui la distinzione essenziale tra esercito (= uso omicida della forza) e polizia (= uso non omicida della forza).
Nell'antico testamento Dio aveva dato come comandamento: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Nel nuovo testamento ha detto: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi e dò la mia vita per voi".
È ciò che Gesù ha fatto e hanno fatto con lui tanti martiri della fede e dell'amore.
La definizione della nonviolenza è innanzitutto esclusione di ogni uso omicida della forza, compresa la pena di morte, che già si sta affermando in varie nazioni.
Ma è soprattutto un impegno positivo e fattivo di amore per ogni persona umana. Odio, vendetta, abbandono di chi è nel male e nella miseria non fanno altro che aumentare il male. Non si deve rispondere al male con altro male, si peggiora soltanto il male. Il male va combattuto con il bene, con il dialogo fiducioso, con il perdono, con la solidarietà, con la giustizia, con l'amicizia, con la correzione fraterna.
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Pierpaolo Calonaci: Azzardo una risposta per dare una sintesi, ma definire la nonviolenza sarebbe come determinarla in uno schema. La nonviolenza è il vento dell'anima, è Spirito che se ci trova degni ci sradica da noi stessi e ci eleva. È fare di tutto per non farsi trovare indegni, condizione nella quale comunque non nasciamo ma che siamo chiamati a fondare.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
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Giuseppe Anelli: Gli stessi che ci sono tra tutte le battaglie per la civiltà. Un mondo con pari diritti, pari dignità e una legittima preservazione del più debole (in termini meramente fisici, ovvio) è un mondo in cui non dovrebbe esistere alcun soggetto di "difesa", ma solo la prassi di rispettarsi, sempre e ovunque, facendo cadere nel dimenticatoio ogni prevaricazione, grande o piccola.
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Virginia Del Re: Non un rapporto diretto e automatico, mi pare, nel femminismo storico. Diciamo però che la guerra come la conosciamo è un mortifero millenario gioco maschile, e la violenza nella vita quotidiana è molto più spesso usata dagli uomini che dalle donne. Diciamo che la continua ricerca di denaro e potere - e armi - sono marchi del patriarcato. È questo modello di società che il femminismo rifiuta. Tuttavia molte donne si dicono contro le guerre, ma non ne consegue necessariamente una scelta di nonviolenza. non sempre è chiara la distinzione tra pacifismo e nonviolenza. Se poi guardiamo alla violenza contro le donne, oggi come ieri e in tutto il mondo, sia come sfruttamento o negazione dei diritti, sia come vera e propria violenza fisica e mentale, è chiaro che la nonviolenza riguarda tutto il femminismo.
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Padre Angelo Cavagna: L'essenzialità della nonviolenza vale sia per l'uomo che per la donna. In genere l'uomo è più grossolano e andante sia nel bene che nel male, la donna, invece, è tendenzialmente più sottile, sia nel bene che nel male.
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Pierpaolo Calonaci: Per come la intuisco, la guardo e cerco di praticarla, la nonviolenza ha poco a che fare con i movimenti soprattutto occidentali. Il femminismo, per esempio, se è solo rivendicazione dei diritti o ricerca d'arrivare a detenere quel potere (ora come in passato) in mano al maschio, non ha alcun collegamento con la nonviolenza.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
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Giuseppe Anelli: Sappiamo tutti quanto la attuale civiltà aggredisca la Terra. Lo fa con un disegno iperproduttivo ed ipercinetico che nulla ha a che fare con il buonsenso ed il rispetto per i nostri figli. Non c’è alcuna differenza tra una violenza tra gli uomini ed una verso l’ambiente. Con l’aggravante che nè il mare, nè il suolo possono gridare. E così subiscono in silenzio. Quasi ignorati dalla massa.
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Virginia Del Re: L'umanità sta facendo ogni sorta di violenza alla Terra (e a se stessa): sfruttamento delle risorse, avvelenamento di fauna e flora, antropizzazione eccessiva... E la crudeltà verso gli animali: non sono vegetariana, ma in questo so di vivere una delle mie molte contraddizioni.
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Padre Angelo Cavagna: Strettissimi! Il Nuovissimo dizionario della lingua italiana, seconda edizione, di Fernando Palazzi, edito dalla casa editrice Ceschina di Milano, dà il seguente significato della parola "Ecologia": (da casa e discorso) = "Studio della vita degli organismi animali o vegetali rispetto all'ambiente". Quella che è la natura e l'ambiente degli esseri spirituali, animali e vegetali è la casa degli esseri vitali.
Distruggere le regole della natura e l'ambiente significa distruggere la stessa vita umana, animale e vegetale. Purtroppo sono gli stessi scienziati che da tempo stanno avvertendo che ci stiamo avvicinando a situazioni tali da far sparire la stessa vita umana dalla faccia della terra.
Le stesse bombe atomiche sono ormai distribuite su gran parte della faccia della Terra. America e Russia sono almeno vent'anni che stanno studiando le "Bombe meteorologiche", ecc.
Gli stati fanno addirittura delle leggi che permettono, e a volte incoraggiano, l'aborto, ecc. Siamo fuori di testa.
Quand'ero più giovane, mi trovavo a Modena e feci per circa cinque anni il prete operaio in agricoltura. Tra l'altro, insieme ad un altro, dovevamo mungere le vacche (una sessantina). Un mattino arrivai alla stalla e cosa vidi? Tutte le vacche in cerchio, una dietro l'altra. Non ne mancava una. Corsi a vedere cosa fosse successo. Al centro vidi una vacca che aveva fatto un vitellino e lo accudiva. Attorno ad essa, alla distanza di due metri, il primo cerchio e dietro tutte le altre in perfetto ordine.
Un'altra mattina, vicino alla stalla c'era il gabbione del toro (un bestione canadese) fatto con spranghe di ferro. Guardando vidi che era entrato un vitellino appena nato che a mala pena stava sulle gambine. Corsi là perché solo che lo toccasse lo avrebbe ammazzato. Così vidi che il vitellino cercava di avvicinarsi al toro, ma quello si tirava indietro per paura di fargli del male. Entrai, portai via il vitellino e lo ricondussi da sua madre, che continuò a curarlo per bene.
Sempre a Modena avevamo un prato con una stalletta dove tenevamo due o tre pecore e anche un caprone. Ogni tanto andavo a vederli; in particolare portavo con me un pezzo di pane e alzavo la mano per farlo vedere al caprone che, come mi vedeva, mi correva incontro, prendeva il pane e lo mangiava. Una volta feci come al solito e il caprone mi corse incontro, ma non guardò nemmeno il pezzo di pane, invece mi prese a cornate respingendomi indietro. Non capivo perché facesse così. Guardai intorno e vidi la capra che aveva partorito un caprettino e lui, il caprone, a distanza di sette metri, teneva lontani tutti, persone e animali, mentre la capra accudiva il suo caprettino. Quale lezione di rispetto della vita nascente! È una lezione della natura animale soprattutto per gli esseri umani, che si fan belli a legittimare e, a volte, addirittura a costringere i papà e le mamme ad uccidere i loro figli ancora nel seno della mamma, ad uccidere gli anziani e comunque i parenti ammalati con l'eutanasia.
La nonviolenza, rispetto all'ecologia, esige leggi di giustizia per garantire a tutte le persone, di tutti i popoli, il cibo, l'acqua, la cura della salute, la scuola, l'informazione e l'attuazione di tutti i diritti umani dei singoli, delle famiglie e di tutti i popoli. Occorre unire i popoli nella verità e nell'amore.
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Pierpaolo Calonaci: Gandhi disse che se uno spazzava bene e con cura davanti a casa, il mondo sarebbe pulito. Per cui...
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
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Virginia Del Re: Se nonviolenza vuol dire sentimento e convinzione di una sola umanità, accettazione dell'altro/a, uguaglianza di diritti, rifiuto delle discriminazioni, e ricerca di giustizia e di pace, i rapporti sono evidentemente strettissimi...
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Padre Angelo Cavagna: Credo di aver già detto tutto rispondendo alla domanda precedente.
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Pierpaolo Calonaci: Ripeto, la nonviolenza non è rivendicazione dei diritti. La nonviolenza ha alla base un concetto di ordine e di dovere (vi prego di non confonderli con le ideologie totalitarie o dittatoriali).
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
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Virginia Del Re: Per sconfiggere la mafia nel lungo termine mi sembra indispensabile andare alla radice: coltivare presto, sin dall'infanzia, il senso della collettività, la coscienza civica del bene comune e del lavoro onesto, tutte cose antitetiche alla criminalità organizzata di qualunque specie...
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Padre Angelo Cavagna: Non sono uno specialista della questione. Ho sentito però persone del sud parlare della mafia come "difensori delle loro famiglie, del loro territorio, della loro vita, mettendo a rischio la propria vita". Ma i mafiosi fanno un uso omicida della forza armata, lo facessero anche con le migliori intenzioni. E si sa che lottano per i loro interessi, e non per la "difesa" di altre persone.
Sono quindi da incoraggiare i gruppi nonviolenti che lottano contro la mafia con tecniche pacifiche e a beneficio della popolazione civile del territorio. Questi sono da incoraggiare e sostenere.
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Pierpaolo Calonaci: Mi sembra che Borsellino disse che la questione mafiosa era di origine culturale e morale. Il collegamento con la riflessione nonviolenta è perciò intimo e interdipendente e quindi non primariamente di natura giuridica o di legalità.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
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Virginia Del Re: Mi rifaccio alla risposta sull'impegno antirazzista e per i diritti umani. La questione poi è di contesto, e di metodi per raggiungere gli obiettivi via via.
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Padre Angelo Cavagna: Credo di poter rispondere positivamente, anche in quanto membro dell'Istituto dei sacerdoti del Cuore di Gesù, fondato dal prete francese padre Leone Dehon, perciò detti "Dehoniani". Laureato in diritto civile alla Sorbona, si è dedicato con tutta l'anima a promuovere un movimento di giustizia nel mondo del lavoro. Nello sfruttamento non c'era un limite di età: mandavano a lavorare i bambini, per pochi soldi, nelle miniere, 16 ore al giorno; non c'era la pensione, ecc. Non basta qualche elemosina, occorre un pacchetto di leggi di giustizia; mandò i primi padri del suo istituto a lavorare dove c'erano gli stabilimenti, sia in Francia che nelle missioni. Era un conferenziere molto rispettato e ben documentato. Diceva al clero: "Andate al popolo". E lasciò scritto nel suo diario, verso la fine della sua vita, questa frase straordinaria: "Ho partecipato a tutti i convegni sociali (sulla questione operaia) come altrettanti ritiri spirituali, perché non avevo in mente altro che l'elevazione dei piccoli e dei poveri, secondo le esigenze del Vangelo". Nei suoi libri e nelle sue conferenze denunciava i ricchi che sfruttavano i poveri, in particolare i lavoratori... Purtroppo, dopo la sua morte, quando venne iniziata la pratica di beatificazione, vi sono state proteste verso i vescovi francesi per alcune sue prese di posizione ritenute antisemite, e la beatificazione venne bloccata... Ma padre Dehon non era contro il popolo ebraico...
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Pierpaolo Calonaci: Se qualcosa, e la storia nella sua cronologia lo rivela, è stato ottenuto dalle classi sfruttate è grazie al fatto che gli oppressi si resero chiaramente conto che essi erano collaboratori, diretti o meno, di quello stato di cose di cui erano schiavi. La decolonizzazione dell'India al tempo di Gandhi avvenne, anche se nei limiti contingenti di un popolo numeroso, nelle persone e in modo complementare nel tessuto sociale.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
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Virginia Del Re: Mi trovo in difficoltà: penso alla resistenza: è un diritto e anche un dovere - e poi penso alla resistenza italiana, armata; a Che Guevara, ad altre resistenze. Ci vorrebbero mille Gandhi e un rovesciamento culturale gigantesco (vedi Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, 3 voll., Ega, Torino 1985-1997).
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Padre Angelo Cavagna: Da tutto il sin qui detto è chiaro che nonviolenza non significa passività di fronte alle ingiustizie, ma esclude l'uso della violenza omicida.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?
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Virginia Del Re: Pacifismo e nonviolenza sono strettamente correlati, ma non si equivalgono completamente; la nonviolenza include di per sè il pacifismo: guerre, istituzioni militari e armamenti sono tutte facce della violenza. Come ho già detto, la commistione letale tra denaro, armi, potere e sistema militare mi sembra non venga abbastanza richiamata e messa in luce con la persistenza necessaria. Anche i giornalisti mancano, in questo senso.
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Padre Angelo Cavagna: Non esiste contrasto. La nonviolenza non è passività di fronte alle ingiustizie, ma esige metodi pacifici come ormai dimostrato possibile e fruttuoso da tanti Premi Nobel per la pace.
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Pierpaolo Calonaci: Occorre chiarirsi su cosa intendiamo per pacifismo, antimilitarismo, disarmo.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?
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Padre Angelo Cavagna: C'è una risposta molto netta e radicale nella enciclica "Caritas in veritate", che dice: "Per il governo dell'economia mondiale, per realizzare un opportuno disarmo integrale..., per garantire la salvaguardia dell'ambiente..., urge la presenza di una vera autorità politica mondiale" (nn. 38 e 77).
Appunto perché è necessario riformare l'Onu, attribuendole un minimo di vera autorità sopranazionale, democratica e secondo il principio di sussidiarietà, è l'occasione buona per sciogliere tutti gli eserciti del mondo! Occorre al contrario istituire, un corpo di polizia internazionale (= uso non omicida della forza), pure articolato in modo sussidiario. È proprio l'occasione buona per sciogliere tutti gli eserciti del mondo, con un risparmio di soldi enorme, soldi da usare per fare vivere bene la gente e non per farla morire, come avviene ancora oggi nelle cosiddette "missioni di pace" degli eserciti.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale rapporto tra nonviolenza e antimilitarismo?
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Padre Angelo Cavagna: L'unione politica di una nazione o di un continente rende possibile l'eliminazione della guerra in terra. A chi viene in mente oggi di fare una guerra tra una città e l'altra o tra una regione e l'altra? Ecco allora la necessità di avere una vera unità politica continentale e mondiale (= via istituzionale alla pace), su cui ha tanto insistito anche l'ultima enciclica di Papa Benedetto.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?
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Virginia Del Re: Non rispettare l'uguaglianza dei diritti di tutte le persone, e negare assistenza a chi ha bisogno è violenza.
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Padre Angelo Cavagna: È proprio la domanda giusta per oggi. Ogni anno la Legge finanziaria aumenta la spesa militare e taglia le spese sociali. Questo avviene in Italia ma anche nel resto del mondo. Addirittura il Fondo Monetario Internazionale, quando dà qualche aiuto monetario ai paesi poveri, lo fa a condizione che i rispettivi governi attuino gli "aggiustamenti strutturali" = tagli alla sanità, alla scuola, al sociale in genere: un vero orrore! In particolare, qui in Italia, il governo, che a suo tempo aveva fatto una discreta legge per gli obiettori di coscienza al servizio militare e poi per il servizio civile, in pratica di anno in anno ha fatto di tutto prima per distruggere l'obiezione di coscienza al servizio militare e, ora, per distruggere anche il servizio civile, con la scusa che non ci sono soldi. Per forza: aumentano la spesa militare ogni anno! I giovani in servizio civile sono stati ridotti da 40.000 annuali a 18.000. Non sono diminuiti i giovani disponibili per il servizio civile. Sono diminuiti i soldi, per cui il Governo taglia drasticamente il numero dei progetti, pure disponibili.
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Pierpaolo Calonaci: La nonviolenza critica alla radice taluni aspetti dello stato di diritto di natura illuminista. Rimane fermo che ogni persona debba avere libero accesso alle cure ma non come una cosa che è dovuta e che noi aspettiamo perché qualcun altro ce la dia (e per questo ne facciamo un uso distorto).
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?
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Virginia Del Re: Se c'è un rapporto, direi che dipende dalla terapia scelta e dal denaro richiesto. Certo, l'aiuto professionale gratuito e di qualità dovrebbe essere più vastamente accessibile a chi soffre. Se poi parliamo della malattia mentale, il discorso è molto più complesso e specialistico. La medicalizzazione forzata e l'istituzione che esclude e rinchiude sono una forma di violenza che Basaglia mise bene in evidenza. La riforma basata sui suoi principi però ha bisogno di ben diverse applicazioni.
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Padre Angelo Cavagna: Su questo punto sinceramente non mi ritengo informato e competente
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Pierpaolo Calonaci: Se la scienza strumentalizza l'uomo, è chiaro che un atteggiamento nonviolento la rifiuta. Se in questo caso la psicoterapia diventa un'esperienza di rientro in sè, di discesa interiore per comprendersi e amarsi ed emendarsi rispetto al passato, allora la nonviolenza è uno strumento di approfondimento ulteriore.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
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Virginia Del Re: I media possono essere - e sono spesso - violenti nei contenuti, ed essi stessi strumenti di istigazione alla violenza. La stessa manipolazione dei fatti è far violenza alla verità. E tuttavia la libertà di informazione è fondamentale: chi vuole informarsi sa che dovrà cercare e confrontare... Sono violenti il sensazionalismo esasperato e non rispettoso del dolore e della morte delle persone. L'uso e abuso delle notizie di "cronaca nera", i dettagli macabri e non necessari. Le immagini offensive dei corpi, in particolare del corpo femminile, ottundono sensibilità e immaginazione, e creano assuefazione, indifferenza.
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Padre Angelo Cavagna: Purtroppo, l'informazione a livello mondiale è molto controllata dal potere economico-finanziario, che di solito pensa di più ai suoi interessi che non alla verità, alla giustizia, alla solidarietà.
Con ciò non voglio dire che tutta l'informazione è di tipo disumano. Proprio recentemente ho partecipato ad un convegno su questo problema e diversi giornalisti hanno messo in comune le loro difficoltà ad informare l'opinione pubblica in modo onesto. Certo, alcuni giornalisti ce la mettono tutta per fare un'informazione onesta.
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Pierpaolo Calonaci: Quale informazione? quella a cui attingiamo tutte le mattine al bar? o quella che dobbiamo ancora creare perché dobbiamo creare un nuovo modo di pensare?
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?
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Virginia Del Re: Una risposta breve per una domanda che richiede ben altro. La nonviolenza è di per sè una filosofia, in quanto visione del mondo, della realtà umana e ricerca di senso.
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Padre Angelo Cavagna: Se non si sta attenti, la riflessione filosofica, ossia il lavoro del cervello umano, si lascia condizionare dai poteri umani che dominano anche sull'informazione, più che attenersi agli autentici valori umani e, particolarmente, ai diritti umani delle singole persone e di tutti i popoli.
La nonviolenza, invece, cerca di attenersi soprattutto alla verità intellettuale e storica, e di ricercare le soluzioni giuste dei conflitti nel dialogo sui diritti e i doveri umani, o con manifestazioni di interposizione nonviolenta, o al massimo, con un intervento di polizia internazionale, come precedentemente indicato.
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Pierpaolo Calonaci: Per Platone la filosofia era morire a se stessi. Anche la nonviolenza in modo sublime è esercizio in quel senso.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?
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Virginia Del Re: A quanto detto nella risposta precedente aggiungo che penso che le religioni organizzate sono istituzioni mondane potenti, che si servono degli strumenti del potere, armi incluse. I messagi profondi di molte espressioni religiose sono altra cosa: dal cristianesimo al buddismo, al taoismo (queste due ultime non propriamente religioni, ma insomma), al sufismo, e via dicendo, per queste l'unità e l'eguaglianza dei bisogni e dei diritti del genere umano, e la compassione che ne consegue, sono pietre di fondazione. La nonviolenza riconosce questo, così come rispetta il pensiero laico totale. Intrinsecamente violenti sono il pensiero e le pratiche fondamentaliste e integraliste: In particolare le donne e tutti/e coloro che escono dal solco della norma e "normalità" fissate ne sono vittime. A questo la nonviolenza si oppone.
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Padre Angelo Cavagna: Vi sono religioni che giustificano il "sistema di guerra". Vi sono addirittura dei fondamentalisti che si fanno promotori di guerre. Ma bisogna anche riconoscere che vi sono religioni contrarie per principio ad ogni guerra, come ad esempio quella cattolica, dal momento che Gesù ha detto ai suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo... Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". Più nonviolenza di così! Eppure si sono inventate le cosiddette "guerre giuste". Addirittura un grande santo come S. Agostino ha scritto: "Però, il giudizio ultimo se la guerra è giusta va lasciato al principe". Ma chi è quel principe che, se dichiara una guerra, non dica di aver ragione lui? Su tutta questa questione vi sarebbe molto da dire, motivo per cui rimando, per chi volesse, alla lettura di un mio libro dal titolo I cristiani e la pace. Rivivendo la "Pacem in terris" (Edizioni dehoniane Bologna), dove la tratto a fondo citando anche molti altri autori della storia religiosa.
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Pierpaolo Calonaci: La nonviolenza non prescinde dal senso religioso che è la tensione prima dell'uomo. Anche l'antropologia, quella seria, dice questo. La religione è etica per Gandhi, e non si devono dividere.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
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Giuseppe Anelli: Dovrebbe esserne la base. Purtroppo la didattica formale prevale su quella sostanziale. Come possiamo sperare di migliorare anche solo un quartiere di una città quando gran parte di noi, da semplici adulti, rinnega quotidianamente i principi che dovrebbe insegnare al più piccolo o che dovrebbe indicare (perché si fermi a riflettere) al più forte? La contraddizione è la regola, ahinoi!
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Virginia Del Re: Rispetto alle domande sulle varie articolazioni dei saperi, dall'educazione al diritto, dall'economia alla sociologia, alla scienza e alla tecnologia, e alla riflessione storica e alla pratica storiografica, ciascuna richiederebbe un discorso molto articolato, che non sono comunque in grado di fare, sinteticamente vorrei dire che la nonviolenza apporta un rivolgimento di prospettive in tutti gli ambiti nominati, un modo diverso di pensare il mondo così come lo abbiamo organizzato nei millenni e come ormai lo subiamo senza poter più controllare le conseguenze delle scelte fatte. Ma penso che le mie risposte (con tutti i loro limiti) siano già contenute in tutto quanto procede.
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Padre Angelo Cavagna: Purtroppo è una questione pressoché ignorata nelle famiglie, nelle scuole e nelle parrocchie (salvo rari casi!). È tempo di alzare la voce.
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Pierpaolo Calonaci: Il primo punto è educare se stessi poiché da lì si riforma la società e quindi la scuola.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?
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Padre Angelo Cavagna: Il potere economico-finanziario è quello che, di fatto, sta alla base del "sistema di guerra". Si pensi solo al titolo di un film di Alberto Sordi: "Finché c'è guerra c'è speranza".
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Pierpaolo Calonaci: In greco economia ha la sua radice come concetto d'ordine, e la nonviolenza attinge da essa.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
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Padre Angelo Cavagna: diritti umani e le leggi di giustizia stanno alla base delle lotte nonviolente.
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Pierpaolo Calonaci: Quale diritto? Quello romano? Quello che i tribunali cercano di stabilire? Quello gridato dagli avvocati? Da qui cambia anche il rapporto con la legge, il percorso della sua formazione e il rispetto dovuto ma non come cecità o omissione.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
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Virginia Del Re: La nonviolenza è una scelta etica: etica positiva come responsabilità verso l'altra/o e verso il mondo. La riflessione sulla bioetica diventa parte coerente in questa scelta.
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Padre Angelo Cavagna: La nonviolenza è contro ogni violenza sulla vita umana, dal concepimento alla morte naturale, e contro ogni violazione della vita morale in generale.
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Pierpaolo Calonaci: Non c'è un apporto, ma un'informazione come in una simbiosi.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
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Padre Angelo Cavagna: La nonviolenza , di per sè, non è contro la scienza e la tecnologia; anzi le orienta al servizio del bene e della pace personale e sociale.
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Pierpaolo Calonaci: Occorre vedere cosa s'intende per scienza e tecnologia, e come si usano.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
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Padre Angelo Cavagna: Anzitutto la nonviolenza ha già scritto pagine storiche magnifiche: Gesù Cristo, Gandhi, Nelson Mandela, ecc. Ma c'è ancora molta altra strada da compiere, per farla finita con tutte le guerre che sono ancora in atto e per costruire una mondialità di pace e fraternità
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Pierpaolo Calonaci: Ciò che la nonviolenza, intesa come onestà intellettuale, mette in evidenza è che la storia scritta dai governi sui libri e per gli studenti è palesemente inquinata e distorce la realtà del passato, per ingannare quella presente e oscurare quella futura.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
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Virginia Del Re: Come lo sforzo autentico di molte persone diverse per trovare - o accettare - insieme la miglior soluzione possibile - e nonviolenta, naturalmente - a un problema.
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Padre Angelo Cavagna: Bisogna partire dal fatto che anche in situazioni di guerra esistono già diversi gruppi che, inorriditi dalle violenze belliche, stanno lavorando per costruire e promuovere gruppi e movimenti pacifici disposti a collaborare tra loro.
Ad esempio in Palestina, stanno già nascendo gruppi di israeliani e palestinesi che gì si incontrano tra loro, condividono proposte di soluzione politica pacifica e partecipano anche all'estero in iniziative di informazione unitaria su tali prospettive. Li ho visti personalmente anche qui in Italia.
Nel mio piccolo ho partecipato alla missione a Sarajevo di interposizione nonviolenta dei cinquecento organazzata da "Beati i costruttori di pace", un gruppo nonviolento di Padova: al contrario di quanti ci volevano far desistere da questa iniziativa ritenuta impossibile, invece siamo arrivati e dopo l'incontro con il generale dei serbi siamo entrati senza che nessuno ci sparasse.
Non solo, ma dopo, sempre i "Beati i costruttori di pace" hanno creato in Sarajevo un gruppo permanente di una decina di persone che ogni tanto si scambiavano. Io pure vi partecipai e alcuni del gruppo andarono ad incontrare tutti i gruppi delle varie parti in guerra che però facevano azioni positive di solidarietà. A quel punto proposi di invitare tutti quei gruppi insieme nella nostra sede e ne vennero una ventina che non finivano più di ringraziarci: "Questo è l'unico posto dove possiamo ancora guardarci in faccia!". Prima di tornare a casa in Italia, il gruppo dei musulmani mi invitò a tenere una conferenza nella loro sede, dove si erano riuniti un grande numero di ascoltatori e mi presentarono come teologo cattolico. Parlai in italiano con una traduttrice in lingua slava e andò bene.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene più' importanti, e perché'?
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Giuseppe Anelli: Con tutta onestà, nel mio piccolo ho grande fiducia nel dialogo tra esseri umani. Possibilmente che siano esseri umani più nella sostanza, che nella forma.
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Virginia Del Re: Dialogo, finché possibile, e noncollaborazione.
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Padre Angelo Cavagna: Certo non basta una iniziativa sola. Bisogna essere costanti e fare come Nelson Mandela in Sudafrica contro l'apartheid, che fu addirittura messo in prigione e resistette 27 anni. Chissà quante volte gli amici gli avranno detto: "Ma cosa speri ancora?". Ebbene, dopo 27 anni, fu liberato dal carcere, fu eletto a capo del governo del suo paese e abolì l'apartheid! Non possiamo pretendere di risolvere tutto con una marcia della pace o altre iniziative. Bisogna fare come Gandhi, Nelson Mandela e altri: "col tempo e con la paglia maturano anche le nespole" dice un proverbio. Bisogna credere nella pace e avere costanza.
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Pierpaolo Calonaci: La nonviolenza non mira affatto ad alcun risultato. Per cui solo tecnica non può essere. Per gestire e risolvere i conflitti (uso il vostro linguaggio) occorre prima avere il coraggio di farli scoppiare. Drammatizzarli.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?
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Virginia Del Re: Ho passato anni nella scuola secondaria superiore: sarebbe necessario partire dai testi scolastici, soprattutto storia, geografia e letteratura, e dalle persone che li usano per "insegnare": le/gli insegnanti.
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Padre Angelo Cavagna: Trovo difficile rispondere a questa domanda. Ci sono tante forme possibili. Importante è crederci e fare il possibile per trasmettere tale convinzione nel modo più sincero e coerente possibile.
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Pierpaolo Calonaci: Da un atto di libera scelta, nel silenzio della coscienza.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?
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Pierpaolo Calonaci: Non addestramento, ma purificazione.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che più' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
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Giuseppe Anelli: Ho imparato ben presto che i media generalisti sono armi. Sono enclavi tenute sotto osservazione e compresse da interessi trasversali. Difficilmente trapelano buone iniziative che non siano mediate da squallide contropartite. Ecco perché tendo a prediligere la rete telematica. Un luogo virtuale che pur non arrivando a tutti conserva ancora spontaneità, trasparenza ed una benefica anarchia. Molti giornali on line e molte iniziative del web sono oggi luogo d’incontro per chi vuole correre meno rischi in termini di manipolazione delle informazioni. Se usata con buonsenso la rete è una grande risorsa anche per la nonviolenza.
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Virginia Del Re: Le pubblicazioni del Movimento Nonviolento mi sembrano un mezzo ottimo. Ma ci vuole tempo e pazienza. I "Quaderni Satyagraha" sono importanti. Credo che la nonviolenza non sarà mai cibo per riviste di cronaca.
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Pierpaolo Calonaci: Credo che i "Quaderni Satyagraha" editi a Pisa siano la migliore esperienza culturale sulla nonviolenza in italia, anche "l'altrapagina" di Città di Castello di don Achille Rossi, il lavoro di alcune redazioni web come quella de "La nonviolenza è in cammino", ecc.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che più' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
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Virginia Del Re: Tra quelle che conosco, per l'Università certamente sono importanti e da moltiplicare esperienze come il Cisp di Pisa; per le scuole di ogni grado, i gruppi di discussione e i seminari organizzati dai centri "Danilo Dolci" o da "Un ponte per..."; penso che soprattutto si potrebbe agire partendo dalla lettura dei giornali e dei libri di storia in chiave nonviolenta.
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Padre Angelo Cavagna: La cosa più conveniente mi sembra quella di chiamare un vero competente, convinto e insieme testimone della nonviolenza.
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Pierpaolo Calonaci: Non c'è niente in questo settore, meno che mai il corso di scienze per la pace nelle varie città. Qualche idea la sto provando a verificare nelle scuole ma non sono qui a raccontare di ciò che faccio.
Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalità', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perché' accade? E come potrebbero migliorare la qualità', la percezione e l'efficacia della loro azione?
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Virginia Del Re: A queste domande posso solo rispondere con l'idea generale che la nonviolenza è non istintiva, è difficile e lenta, e data la generale inclinazione di noi tutte/i al suo contrario, va appresa.
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Padre Angelo Cavagna: Io penso che tale impressione possa dipendere dal relatore, ma penso che tale fatto dipenda più dal pubblico. Oggi l'Italia ha raggiunto un certo benessere. Quando una nazione arriva a questo punto, io, da vari anni, penso che inizi la decadenza. E mi sento incoraggiato da un salmo il 49 (48) dell'Antico Testamento che dice questa frase: "L'uomo nella prosperità non comprende. È come gli animali che periscono". Purtroppo siamo in questa situazione, sia dal punto di vista religioso che sociale. Si corre dietro alle stupidate e si perdono i valori.
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Pierpaolo Calonaci: Quali movimenti nonviolenti? Ritengo che sia al momento impossibile organizzare un vero movimento nonviolento in Italia, siamo inadeguati e drogati e bramiamo solo onori. Fare un movimento è cosa per certi aspetti facile; il difficile è trovare al loro interno persone autentiche...
Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?
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Padre Angelo Cavagna: Senz'altro. Si può sempre fare più e meglio. Però penso che vale anche qui la risposta alla domanda precedente.
Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?
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Virginia Del Re: Sono sicura di sì, ma non so rispondere brevemente. Internet ormai è strada indispensabile, con blogs, social networks e tutto il resto.
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Padre Angelo Cavagna: Penso che valga anche qui la stessa risposta.
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Pierpaolo Calonaci: Il primo strumento di comunicazione è vivere nella verità, poi arriva eventualmente tutto il resto.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?
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Pierpaolo Calonaci: Sicuramente i movimenti sociali sono importanti, la nonviolenza dialoga volentieri con tutti ma diffida di molti.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?
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Virginia Del Re: Penso che c'è una violenza intrinseca alle istituzioni che sta nell'uso pubblico - e privato - del potere e del denaro, nella rigidità e impersonalità delle procedure burocratiche, nei modi e tempi di applicazione della giustizia (penso per esempio alla violenza intrinseca al sistema carcerario, l'istituzione assoluta). Posso solo pensare all'applicazione di qualcuna tra le tecniche nonviolente (vedi Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, 3 voll., Ega, Torino 1985-1997).
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Padre Angelo Cavagna: È dal 1977, quando ho iniziato il Gavci (Gruppo Autonomo di Servizio Civile in Italia), che lotto con le istituzioni. Prima facevano di tutto per mettere in difficoltà gli obiettori di coscienza al servizio militare; ora per il servizio civile ogni anno in finanziaria diminuiscono i soldi, mentre aumentano ogni anno le spese militari.
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Pierpaolo Calonaci: Dovrebbe esserci un dialogo costante e aperto ma basato non sulla dipendenza o ricerca di posizioni convenienti.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?
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Virginia Del Re: Nonviolenza e cultura, nonviolenza e politica, nonviolenza e organizzazioni sociali, nonviolenza e agenzie della socializzazione, nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?
Non ho risposte brevi e tanto meno ricette, ahimè! Sono troppo incompetente in queste cose, e ognuna richiede conoscenza del campo. Ma la domanda sull'arte mi intriga, mi interpella particolarmente. La violenza nei simboli è particolarmente potente
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Pierpaolo Calonaci: Sono facce della stessa medaglia.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?
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Padre Angelo Cavagna: Ci sono rapporti non difficili, anzi in alcuni casi buoni, con rappresentanti di forze politiche locali. È con quelle nazionali che non vanno bene, per i motivi suesposti. Anzi, la signora Draghetti, Presidente della provincia di Bologna, ci ha dato sala e patrocinio della Provincia per un convegno nazionale sui valori di "Pace e nonviolenza" contenuti nell'Enciclica del Papa "Caritas in veritate". Ogni anno la Provincia di Bologna promuove il "mese della pace"; in pratica, quasi in ogni Comune, si tiene un convegno sulla pace e la nonviolenza. Anzi, lo scorso anno proprio la Provincia ha tenuto un convegno sulla nonviolenza e, in particolare, sulla "Via istituzionale alla pace", da me sostenuta in un incontro.
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Pierpaolo Calonaci: Rifiuto netto, i partiti sono un ostacolo all'emancipazione e all'autodeterminazione delle persone.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?
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Padre Angelo Cavagna: Non abbiamo particolari rapporti.
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Pierpaolo Calonaci: Prima i sindacati abbandonano la logica del compromesso e della ricerca del male minore, meglio sarà. Ne è un esempio la Fiat, alla domanda di Marchionne secondo cui certi sindacati volevano rovinare l'industria, essi dovevano dire "sì" e prepararsi con ogni mezzo a stroncare questo assetto economico-politico-finanziario che è una piaga per la dignità dell'uomo.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?
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Padre Angelo Cavagna: Non abbiamo particolari rapporti.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?
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Pierpaolo Calonaci: L'arte come linguaggio è espressione di libertà ed emancipazione. E in un certo senso ribellione agli schemi sociali. È un invito che la nonviolenza fa suo come un fratello.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?
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Virginia Del Re: Mi pare che la scelta della nonviolenza sia di per sè disposizione, cammino di amicizia, personale e verso il mondo. Penso a Gandhi, a Danilo Dolci, a Capitini, a organizzazioni come Medici senza Frontiere... Ma il rapporto è reciproco: se c'è vera amicizia, ci può essere violenza? Non tra gli amici. Altra storia se pensiamo ai soldati in guerra, alla "camerateria", alle amicizie "criminali", ecc. Molte amicizie maschili "esemplari" sono cementate dalla e nella violenza, a cominciare dalle coppie archetipiche come Achille e Patroclo, Gilgamesh e Enkidu, per dirne qualcuna famosa.
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Padre Angelo Cavagna: Di amici ne ho tanti, anche per quello che riguarda la mia attività nel campo della pace e della nonviolenza.
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Pierpaolo Calonaci: Non condivido il modo di porre le domande basato sullo schema "Nonviolenza e...", come se fosse qualcos'altro... scienza e fede... giusto e sbagliato... questa è la nostra mentalità dualista. Il pensiero nonviolento la rifiuta, e accoglie - credo - quella di orientarsi a guardare le cose con occhi di unità e abbraccio. Inclusivi su tutta la linea.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanità': quale relazione e quali implicazioni?
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Virginia Del Re: La nonviolenza o è radicata nel personale e nel quotidiano o non è, mi pare.
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Padre Angelo Cavagna: È un tema che mi sta molto a cuore e che realizzo nel campo della cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo. Personalmente (come ho detto nella prima risposta) lavoro con il Cefa nella realizzazione di progetti di cooperazione con le modalità precedentemente esposte.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?
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Padre Angelo Cavagna: Strettissima, nella direzione dell'articolo 11 della Costituzione Italiana, sia nella prima parte: "L'Italia ripudia la guerra" che nella seconda parte: "L'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo", che delinea la via istituzionale alla pace di cui ho già parlato prima.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?
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Padre Angelo Cavagna: Strettissima, nel senso di tener vivo e attivo l'amore verso tute le persone del mondo: dal locale all'universale.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?
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Padre Angelo Cavagna: Pure strettissima, l'ho imparata dalle Acli: "Agire locale, pensare mondiale.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?
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Padre Angelo Cavagna: Quale cristiano ho ben chiaro l'impegno centrale della vita di ogni giorno come ha detto Gesù: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato e dò la mia vita per voi. Da questo comandamento dipende tutta la legge e i profeti". Dopo, perfettissimi non siamo nessuno. Ma almeno cerchiamo di viverlo meglio che possiamo, e il Signore ci sa capire.
Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
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Virginia Del Re: Troppo complesso e difficile rispondere. Solo una nota: la morte va trattata con dolcezza e con amore, con rispetto. Negli ospedali manca una cultura dolce della morte.
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Padre Angelo Cavagna: La nonviolenza, ossia l'amore verso Dio e verso il prossimo, compreso il perdono, è il modo giusto per star pronti alla morte: questa infatti è la fine della vita terrena, ma è insieme l'inizio della vita eterna, come ha detto Gesù al ladrone pentito, che gli aveva chiesto: "Ricordati di me quando sarai nel tuo regno"; a cui Gesù rispose: "Oggi stesso sarai con me in paradiso" per sempre.
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Pierpaolo Calonaci: La nonviolenza è un esperimento nel quale sorella morte ha un ruolo bellissimo e di prima nobiltà.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
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Virginia Del Re: Gandhi, certamente, e lo straordinario processo di "Verità e Riconciliazione" in Sudafrica. I gruppi israelo-palestinesi. Ti danno speranza.
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Padre Angelo Cavagna: Mi pare di averle già accennate nelle risposte precedenti.
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Pierpaolo Calonaci: Direi quelle di Gandhi e King, ma anche quella della resistenza nonviolenta danese all'occupazione nazista, delle donne della Rosenstrasse a Berlino durante la seconda guerra mondiale, quella di Oscar Romero in Salvador, di Steve Biko in Sudafrica negli anni '70 ecc.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?
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Virginia Del Re: C'è molto, moltissimo da fare.
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Padre Angelo Cavagna: È ancora una prospettiva lontanissima, anche se vi sono realtà nonviolente in varie parti: occorre costanza e decisione.
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Pierpaolo Calonaci: A questa domanda ogni uomo dovrebbe rispondere in silenzio.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?
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Virginia Del Re: C'è molto, moltissimo da fare.
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Padre Angelo Cavagna: Ci sono diversi gruppi e si comincia a parlare di nonviolenza anche nelle università. Non disperiamo.
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Pierpaolo Calonaci: Si veda la risposta alla domanda precedente, e aggiungerei: come viviamo la nostra coscienza e il senso di responsabilità che essa porta?
Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?
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Padre Angelo Cavagna: Non conosco bene la realtà degli altri paesi. Secondo me è necessario che il movimento nonviolento si estenda in tutto il mondo e soprattutto che venga riformata l'Onu in tal senso, cioè, attuare la via istituzionale alla pace, già presente nell'articolo 11 della Costituzione Italiana, come già chiarito.
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Pierpaolo Calonaci: Non ho elementi per rispondere.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?
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Virginia Del Re: Confusa, mi pare. Si sovrappone per lo più a un generico pacifismo.
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Padre Angelo Cavagna: Quasi completamente assente da radio, tv e giornali, viva in un discreto numero di gruppi, associazioni e centri culturali. Occorre, naturalmente, fare di più.
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Pierpaolo Calonaci: C'è un forte passione almeno in alcune aree culturali, se non altro per curiosità. Il punto è che vogliamo che la nonviolenza risolva i problemi e sia una risposta adeguata, precisa e da consumare subito per ottenere qualcosa.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perché' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?
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Padre Angelo Cavagna: Mi congratulo innanzitutto con voi, autori di questa iniziativa, pensando che poi diffonderete ampiamente le varie risposte a questa serie di interviste, compresa questa mia.
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Pierpaolo Calonaci: Stimolare e ricercare un pochino più di unità fra i vari soggetti e particolarmente vivere la nonviolenza anche come esempio e pungolo all'opinione pubblica. Inoltre puntare sulle scuole.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?
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Padre Angelo Cavagna: Vedi il discorso sul "Villaggio planetario" affrontato in una precedente domanda.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?
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Virginia Del Re: Il percorso è arduo, pieno di soste e contraddizioni: il lavoro su se stesse/i è in assoluto il più difficile: siamo intimamente impastati/e con la violenza, e tendiamo a non ammetterlo.
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Padre Angelo Cavagna: Dentro ognuno di noi c'è la voce della coscienza, che ti suggerisce quello che devi fare o ti rimprovera se non l'ascolti, è la pace con se stessi, con la propria coscienza, dove il Signore fa conoscere la sua voce e senti la pace del cuore se l'ascolti e non fai violenza alla tua coscienza: è la nonviolenza più intima della tua coscienza.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?
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Padre Angelo Cavagna: Anche le scienze umane non sempre sono in armonia con la propria coscienza, alla quale facciamo violenza quando non l'ascoltiamo.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?
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Virginia Del Re: Ho già accennato a questo prima. È una questione per me molto importante, e che mi sembra meriti più attenzione di quel che forse di solito riceve. L'ordine simbolico del linguaggio: attraverso il linguaggio passano le culture, le tradizioni, i valori, i ricordi personali, i (pre)giudizi e gli stereotipi, il sistema sociale. È un aspetto che andrebbe evidenziato nelle scuole (e nelle università). La lingua italiana - tanto per fare un esempio- esprime in tutto - lessico e grammatica - un sessismo profondo.
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Padre Angelo Cavagna: Non comprendo bene la domanda; penso comunque si tratti sempre di armonia o contrasto tra voce della coscienza e linguaggio o semiotica.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?
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Virginia Del Re: Ognuno di questi campi richiede un percorso di attuazione e competenza specifica, ma tutto mi pare inevitabilmente discendere dallo sforzo consapevole di coerenza e congruenza con la scelta originaria di nonviolenza.
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Padre Angelo Cavagna: Uguale alla precedente
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?
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Padre Angelo Cavagna: L'industrialismo, spesso collegato oggi con il liberismo economico-finanziario, crea spesso oggi situazioni di disoccupazione, povertà e ingiustizie che sono autentiche violenze verso tante persone e anche verso l'ambiente.
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Pierpaolo Calonaci: La nonviolenza è critica radicale all'era tecnocratica (molto più ambigua e strisciante del semplice industrialismo) sotto tutti i punti di vista. Perché vuole la de-oggettivazione della persona.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?
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Padre Angelo Cavagna: Come la precedente risposta.
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Pierpaolo Calonaci: La nonviolenza è la zolla che per accogliere e germogliare deve essere girata sin dentro il mistero che la sostiene. È essenza e graduale abbandono dell'accidentalità.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?
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Padre Angelo Cavagna: Come la precedente risposta.
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Pierpaolo Calonaci: Alla luce di questa domanda, rispondo che bisogna sapersi rimettere in gioco.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilità, scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?
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Padre Angelo Cavagna: La nonviolenza esige questi valori.
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Pierpaolo Calonaci: Il riconoscimento dell'altro è fondamentale, occorre che accettiamo di farci riconoscere, e lo vogliamo davvero nei confronti dell'altro. L'elusione dell'amore è una tentazione forte oggi come mai prima d'ora. La deriva solipsistica è purtroppo una drammatica realtà.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?
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Pierpaolo Calonaci: Il limite, limen in latino che è la soglia, il confine, assume nel pensiero nonviolento un ruolo essenziale...
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?
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Virginia Del Re: Direzione ideale: un mondo nonviolento; la realizzazione...
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Pierpaolo Calonaci: La direzione è tutto, sia mezzo che fine nello stesso rapporto di qualità e quantità. E in questa ottica desidero aggiungere una preghiera del cardinale Newman che Gandhi usava il venerdì per la preghiera serale: "O cara luce guidami tu nell'oscurità del cammino, la notte è buia ed è forse ancor così lontana la dimora della pace. Non chiedo di vedere oltre, solo passo per passo, guidami tu...".
Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilità'?
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Virginia Del Re: Molte possibilità mai immaginate; comunicazioni, documenti, archivi fotografici e immagini recenti, in diretta. Un'azione come quella recentissima di Assange (Wikileak) è stupenda!
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Pierpaolo Calonaci: Affidare ad internet la comunicazione mi sembra proprio triste. Magari riprendere una penna e un foglio di carta è cosa più difficile perché impegna maggiormente. Internet potrebbe essere usato come ultima possibilità e non deve guadagnarci alla sua tastiera.
Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
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Giuseppe Anelli: L’unica vera esperienza significativa è essere padre. È un attimo e comprendi tutto. Forse anche io sono nato in quel momento. Con mio figlio. Prima di allora ho fatto. Qualcosa. Da allora sono. Per il resto sono un toscano che da quasi trent’anni vive a Viterbo. Provo a resistere. In assoluto.
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Virginia Del Re: Ho insegnato lingua e letteratura inglese per anni; dagli anni '90 faccio parte di associazioni di donne a Pisa. Tra le pubblicazioni sette quaderni su Insegnare i temi dello sviluppo (Provincia di Pisa, 1988-1996); In their own words. Antologia inglese multiculturale, con L. Paggiaro (Loescher, Torino 1994); Persia Mystica. Poeti sufi classici (Ets, Pisa 2004).
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Padre Angelo Cavagna: Nelle risposte precedenti mi sembra di essermi anche un poco presentato, come in un libro delle Edb, edizioni dove ce ne sono anche altri di miei.
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Pierpaolo Calonaci: Ho 38 anni e come lavoro sono giardiniere e mi arrampico sugli alberi per curarli e potarli. Da quattro anni sono impegnato in alcune scuole superiori di Firenze a diffondere la riflessione intorno alla nonviolenza. Sono studente al secondo anno di teologia e vivo in campagna. Qualche volta collaboro con la redazione dei "Quaderni Satyagraha" di Pisa.
Note biografiche degli intervistati:
Giuseppe Anelli: Docente all'Università della Tuscia a Viterbo
Virginia Del Re: Insegnante di lingua e letteratura inglese per anni; dagli anni '90 fa parte di associazioni di donne a Pisa. Tra le pubblicazioni sette quaderni su Insegnare i temi dello sviluppo (Provincia di Pisa, 1988-1996); In their own words. Antologia inglese multiculturale, con L. Paggiaro (Loescher, Torino 1994); Persia Mystica. Poeti sufi classici (Ets, Pisa 2004).
Padre Angelo Cavagna: Religioso dehoniano, prete operaio e infaticabile promotore di iniziative di pace e per la nonviolenza.
Pierpaolo Calonaci: Giardiniere da quattro anni impegnato in alcune scuole superiori di Firenze a diffondere la riflessione intorno alla nonviolenza. Studente al secondo anno di teologia . Collabora con la redazione dei "Quaderni Satyagraha" di Pisa.
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Paolo Arena e Marco Graziotti, dell'Associazione "Viterbo oltre il muro", che opera nell'ambito della formazione alla nonviolenza, hanno proposto singolarmente agli intervistati queste domande.
Come Accademia Apuana della Pace, nel pubblicare queste interviste,abbiamo deciso di raggrupparle , in modo da permetterne, nella lettura, un confronto tra le diverse posizioni.
Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo
Altre interviste di Paolo Arena e Marco Graziotti pubblicate sul sito: