Pubblichiamo, come approfondimento alla nonviolenza, questa intervista, a Franca Maria Bagnoli, insegnante in pensione impegnata nei movimenti per la pace e la difesa dei diritti, realizzata da Paolo Arena e Marco Graziotti, della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Questo ciclo di interviste verrà utilizzato nei momenti formativi realizzati dall'Associazione.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come è avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Franca Maria Bagnoli: Durante la seconda guerra mondiale ero un’adolescente. Ho visto l’occupazione di Roma da parte dei tedeschi con tutte le violenze da loro perpetrate. Ho visto Civitavecchia dopo un bombardamento: una città deserta dove aleggiava il puzzo di cadaveri. Mio padre era antifascista e macchinista delle ferrovie e quindi apparteneva alla categoria degli sfruttati. Queste esperienze hanno fatto sì che maturasse in me il senso civico, la condanna della guerra e di ogni violenza, e il desiderio di un mondo giusto.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalità della nonviolenza hanno contato di più per lei, e perché?
- Franca Maria Bagnoli: Ce ne sono molti. Cito due giganti: Gandhi e Tolstoi. Gandhi perché con la strategia della nonviolenza ha ottenuto una cosa enorme: l’indipendenza del suo Paese. Tolstoi per la scuola di Jasnaja Poljana dove era praticata un’educazione non impositiva e quindi nonviolenta. Inoltre Tolstoi ha voluto dare le sue terre ai contadini, consapevole di quanta violenza si annidi nella ricchezza.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Franca Maria Bagnoli: Ancora Gandhi e Tolstoi e poi le opere dell'economista Susan George, di Alberto Castagnola e Riccardo Petrella che si oppongono al neoliberismo. Il neoliberismo crea una forbice spaventosa: un quinto dell’umanità sguazza nel benessere, i quattro quinti vivono con un dollaro al giorno o anche meno.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con più impegno?
- Franca Maria Bagnoli: Le campagne nonviolente che mi sembrano più urgenti sono quelle contro la privatizzazione dell’acqua e quelle per la difesa dell’ambiente, non dimenticando quelle contro la negazione di diritti umani fondamentali.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Franca Maria Bagnoli: "La non violenza è in cammino", la Rete Radiè Resch, "Avaaz".
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Franca Maria Bagnoli: I mezzi indicati per realizzare questo progetto sono:la controinformazione, o - meglio - lo svelamento dell'informazione bugiarda, il boicottaggio e la difesa definita "asimmetrica" perché non usa le stesse armi e strategie dell’avversario ma quelle gandhiane della nonviolenza.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Franca Maria Bagnoli: Credo che il rapporto tra nonviolenza e femminismo sia molto stretto. Quando esplose il fenomeno del femminismo il linguaggio usato era verbalmente violento ma bisogna considerare che era una reazione alla secolare subalternità della donna all’uomo. Tuttavia le donne non hanno usato gesti violenti e rivendicando la loro dignità di persone sostanzialmente hanno percorso la strada della nonviolenza.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Franca Maria Bagnoli: L’ecologia è un tipo di rapporto uomo/natura nonviolento. Oggi si fa violenza alla natura e questo compromette la salute e, in prospettiva, la stessa sopravvivenza del genere umano. Considero un atto di violenza alla natura, tra i tanti, anche l’accanimento terapeutico.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Franca Maria Bagnoli: È chiaro che i comportamenti razzisti sono violenti. Considero estremamente violento anche il sistema economico neoliberista che privilegia scandalosamente un quinto dell’umanità e condanna alla fame, alle malattie e all’ignoranza i quattro quinti dell’umanità. È un comportamento razzista anche l’espulsione di chi emigra da Paesi una volta ricchi di risorse e via via impoveriti dal colonialismo, verso il nostro mondo arricchitosi con la rapina di risorse di altri Paesi.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Franca Maria Bagnoli: La lotta alla mafia dovrebbe essere una delle priorità di chi governa. Purtroppo chi governa oggi ha avuto e forse ha ancora rapporti con la mafia. Dovremmo sentirci tutti impegnati a far uscire dal sonno della ragione tanti elettori drogati da certi programmi televisivi che fanno sognare facili arricchimenti. La scuola potrebbe fare molto ma l’attuale governo ha tagliato le gambe alla scuola.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
- Franca Maria Bagnoli: Le classi sociali sfruttate ed oppresse subiscono una grande violenza. Oltretutto tale sfruttamento è un atto anticostituzionale, essendo la nostra repubblica fondata sul lavoro. Lottare contro tutto ciò con gli strumenti della nonviolenza (manifestazioni, corretta informazione, lavoro di coscientizzazione) credo sia un dovere di tutti i cittadini.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Franca Maria Bagnoli: Credo di aver già risposto.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?
- Franca Maria Bagnoli: la guerra è sempre un atto violento. Credo che la pace va sempre tutelata cercando attraverso il dialogo e la diplomazia la soluzione dei conflitti.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?
- Franca Maria Bagnoli: Oggi la militarizzazione si estende a molti territori. Questo è molto pericoloso sia per la tenuta della democrazia, sia perché si potrebbero innescare reazioni violente.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?
- Franca Maria Bagnoli: questa è una domanda molto difficile. Credo che bisognerebbe trovare il modo per realizzare la difesa popolare nonviolenta.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?
- Franca Maria Bagnoli: l’attuale governo ha tagliato le spese sia alla scuola che alla sanità. Faccio un esempio. Io ho un’invalidità motoria del 100%. Dal momento in cui ho fatto domanda per l’indennità di accompagnamento sono passati mesi per cui alla fine mi spettavano circa 3.000 euro. Ho dovuto pagarci le tasse. L’indennità di accompagnamento è di 472 euro. Ne pago 850 per una signora polacca che, con un brutto termine, viene chiamata badante. Io non mi lamento poiché avendo lavorato per circa 40 anni nella scuola ho una discreta pensione. Mi chiedo come fa chi è nelle mie stesse condizioni di salute ed ha una pensione di 600 o 700 euro mensili.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?
- Franca Maria Bagnoli: Gli psicofarmaci sono un intervento farmacologico abbastanza violento. Alla Cittadella di Assisi, anni fa, ho conosciuto uno psicoterapeuta, Ricardo Peter, che faceva psicoterapia di gruppo. Partecipai anche io e dopo quindici giorni buttai tutti gli psicofarmaci. Peter in Messico dove lavora fa psicoterapia di gruppo gratis. Qualcosa del genere dovrebbe essere istituita anche in Italia. Purtroppo quando ho crisi depressive devo fare uso di psicofarmaci, cercando di assumerne il minimo quantitativo.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
- Franca Maria Bagnoli: In Italia, specialmente sotto l’attuale governo, l’informazione è al servizio dei poteri economici e quindi violenta.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?
- Franca Maria Bagnoli: la tolleranza. Discussioni pacate, tenendo conto che nessuno ha la verità assoluta.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?
- Franca Maria Bagnoli: Sempre la tolleranza e il reciproco rispetto. Cito il dialogo cristiano-islamico, iniziativa del comitato promosso dalla rivista e sito de "Il Dialogo" di Monteforte Irpino.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Franca Maria Bagnoli: il rispetto di chi vogliamo educare e come lo vogliamo educare. Giulio Girardi ha scritto un sostanzioso libretto: Educare: per quale società?, nel quale parla di educazione integratrice e educazione liberatrice, quest’ultima in funzione di una società migliore che spazzi via i disvalori della società nella quale viviamo. Tolstoi addirittura sosteneva che possiamo istruire ma non educare perché inevitabilmente cerchiamo di far crescere chi educhiamo a nostra immagine. E questo è un atto impositivo e quindi violento.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia, sul diritto e le leggi?
- Franca Maria Bagnoli: L'equità, la giustizia. Ci sono leggi che violano i diritti umani come, per fare un esempio, quelle che penalizzano gli immigrati. Alcune aziende, al momento di assumere le donne fanno firmare una dichiarazione di rinuncia ad avere figli. Il padrone non vuole rispettare la legge a tutela della maternità.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
- Franca Maria Bagnoli: Per quanto riguarda l’etica direi che la nonviolenza si riassume nel precetto di Gesù: "fate agli altri quello che vorreste che gli altri facessero a voi". Per quanto riguarda la bioetica credo che la nonviolenza suggerisca che non tutto quanto è tecnicamente possibile in questo campo, è lecito. Pare che, volendo, i genitori possano scegliere alcune caratteristiche del nascituro, per esempio il colore degli occhi e dei capelli. Questo è immorale.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
- Franca Maria Bagnoli: Non tutto quello che è possibile alla scienza e alla tecnologia è rispettoso della dignità dell’essere umano. La società deve essere edotta sui risultati delle ricerche scientifiche e valutarne i vantaggi e gli svantaggi. È poi compito della politica far sì che i vantaggi siano per tutti.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
- Franca Maria Bagnoli: La riflessione storica e la pratica storiografica devono essere veritiere. Sono in corso vari revisionismi. Alcuni si sono spinti a negare i crimini nazisti. Questa è violenza alla verità.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Franca Maria Bagnoli: Un metodo deliberativo alternativo. Richiede pazienza ma questo non è un limite. In questi tempi di corse affannose e inutili, arrivare ad una decisione, attraverso passaggi di valutazioni condivise rappresenta un modo per evitare scontri violenti talvolta non solo verbali. E alla fine si arriva ad un accordo senza bisogno di ricorrere al voto che è sempre una spaccatura tra una maggioranza e una minoranza. Credo che si potrebbe sempre adottare, adattandolo ad ogni problematica, il metodo del consenso. Si potrebbe arrivare a soluzioni eque che non lascerebbero spazio all’orgoglio dei vincitori e all’umiliazione dei vinti.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene più importanti, e perché?
- Franca Maria Bagnoli: Un metodo educativo finalizzato alla consapevolezza di uomini e donne di far parte di un’unica razza: quella umana. L’esito di questo metodo educativo potrebbe essere lo sbocciare dell’uomo inedito, l'uomo planetario, come Ernesto Balducci chiamava un uomo nuovo, fraterno e solidale.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?
- Franca Maria Bagnoli: Un metodo educativo finalizzato alla realizzazione di un mondo pacifico e giusto. Credo che ciò non sia facile perché ci dovrebbe essere una sinergia tra varie attività umane: l’azione educativa, l’attività politica e quella economica. Attraverso queste attività dovrebbe essere superato l'attuale sistema economico, profondamente ingiusto e violento. Credo non sia esagerato definire il neoliberismo criminale.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?
- Franca Maria Bagnoli: Non è facile addestrare alla nonviolenza. Forse comincerei con il dire che nonviolenza non vuol dire rassegnazione, tutt’altro. Nonviolenza significa tensione morale che porta a desiderare rapporti solidali tra gli uomini e armonia con la natura. Attraverso i mezzi della cultura, dell’informazione, della denuncia, occorre condurre i nostri interlocutori alla consapevolezza delle ingiustizie, dello sfruttamento, dell’abuso di potere che attraversano i rapporti interpersonali, il mondo della politica, il modo di educare, l’uso delle risorse naturali. Dobbiamo essere consapevoli che il nostro modo di consumare, e il nostro (di noi occidentali) stile di vita, causano la morte di milioni di persone.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Franca Maria Bagnoli: "La nonviolenza è in cammino" è un ottimo strumento. Altri ottimi strumenti sono i testi di Gandhi, di Martin Luther King, Danilo Dolci, Alberto L’Abate. Johan Galtung, don Milani. Inoltre ci sono organizzazioni quali Pax Christi, Rete Lilliput, Rete Radiè Resh, Sbilanciamoci, la campagna contro le Banche armate (da boicottare) e tutte le forma possibili di boicottaggio. C’è un libro di Francesco Gesualdi, Guida al consumo critico, che ci può guidare a fare le nostre spese.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che più adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Franca Maria Bagnoli: Le biblioteche scolastiche e universitarie dovrebbero esse fornite dei testi citati. Qualche studente potrebbe scegliere di preparare la sua tesi di laurea proprio sul tema della nonviolenza. E anche i professori potrebbero suggerire lo stesso tema agli studenti.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalità, ininfluenza, inadeguatezza; è così? E perché accade? E come potrebbero migliorare la qualità, la percezione e l'efficacia della loro azione?
- Franca Maria Bagnoli: Purtroppo sì. La percezione e l’efficacia dei movimenti nonviolenti potrebbe migliorare se se ne parlasse. I giornalisti e gli intellettuali hanno grandi responsabilità se non trattano argomenti importanti come la nonviolenza.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se sì, come?
- Franca Maria Bagnoli: Certamente sì. Le organizzazioni citate dovrebbero migliorare il loro coordinamento attraverso frequenti riunioni e convegni ai quali dovrebbe essere assicurata la presenza di esperti in materia, quali le persone citate alle quali aggiungerei Riccardo Petrella e Alex Zanotelli. Ottima sarebbe la presenza di Arturo Paoli. È ultranovantenne ma credo sia ancora in grado di esprimere il suo pensiero in materia.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?
- Franca Maria Bagnoli: Penso proprio di sì. Uno strumento potrebbero essere le interviste, soprattutto a coloro che non fanno professione di nonviolenza. Probabilmente potrebbe essere utilizzato il metodo del consenso. Provare e riprovare, diceva Galilei. Non è affatto facile il discorso sulla nonviolenza, e quindi occorre cercare tutte le strade per portarlo al centro del discorso politico, educativo, culturale. Oggi il mondo è attraversato da tanta violenza che l’umanità rischia il suicidio. Ecco, bisogna cercare in tutti i modi di rendere edotte quante più persone possibile di questa tragica realtà.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?
- Franca Maria Bagnoli: I movimenti sociali sono spesso in contrasto gli uni con gli altri. Si dovrebbero appoggiare quelli che si battono per garantire la dignità dei lavoratori assicurando loro un decente tenore di vita. Inoltre si dovrebbe premere sulle istituzioni politiche perché sconfiggano lo sfruttamento dei lavoratori ed eliminino il lavoro nero. Occorrerebbe anche una politica di accoglienza degli immigrati che normalmente provengono da Paesi colonizzati e sfruttati dal ricco Occidente.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?
- Franca Maria Bagnoli: Le istituzioni possono essere violente. Ricordiamoci delle dittature nell’America Latina. Quando il Nicaragua si liberò di Somoza gli Usa finanziarono l'aggressione armata dei contras non potendo sopportare che fosse loro sottratto il "cortile di casa". E qui mi sorge una domanda. La lotta di liberazione dalla dittatura del Nicaragua fu condotta dai sandinisti con le armi. La domanda è questa: è legittima la lotta armata quando non è possibile la strategia della nonviolenza? Tante volte, leggendo la parabola evangelica del Samaritano, mi sono chiesta: "Come si sarebbe comportato il Samaritano se fosse arrivato quando l’uomo che soccorse era sotto l’aggressione dei banditi?".
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?
- Franca Maria Bagnoli: La cultura dovrebbe essere accessibile a tutti. Se non lo è la sua funzione diventa negativa, creando due categorie: quella dei dominanti culturalmente e quella dei dominati. Don Milani l’aveva capito molto bene tanto che creò la scuola di Barbiana per riscattare i figli dei contadini angariati dai padroni. Allora vigeva il sistema della mezzadria, una forma di sfruttamento selvaggio degli agricoltori. La cultura per la pratica educativa di don Milani diventa uno straordinario strumento di emancipazione sociale. "Se vuoi battere il padrone - dice don Milani - devi sapere una parola più di lui".
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?
- Franca Maria Bagnoli: Le forze politiche dovrebbero tutelare l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alle leggi. Se mi è consentito inquadrare la risposta nell’attuale situazione del nostro Paese, direi che come è avvenuto altre volte nella nostra storia ci sono cittadini di serie A che possono tranquillamente violare le leggi a cominciare da quelle fiscali e cittadini di serie B che sono tranquillamente licenziati e sottratti alla tutela sindacale, costretti a lavorare in nero, impediti di protestare, pena la perdita del lavoro.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?
- Franca Maria Bagnoli: Le organizzazioni sindacali devono tutelare i lavoratori ma li devono indirizzare verso forme nonviolente di lotta per rivendicare tutti i loro diritti. Altrimenti ci può essere il pericolo addirittura di una guerriglia e, in ogni caso un aumento dell’odio di classe. Capisco che è difficile amare il padrone che ti opprime ma, come persona, va rispettato anche se contemporaneamente si deve combatterlo perché cessi di sfruttarti.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?
- Franca Maria Bagnoli: Ogni individuo nasce in una società nella quale si inserisce attraverso la famiglia e la scuola. Queste dovrebbero guidarlo ad integrarsi nella società non passivamente e ad usare la sua capacità critica per denunciare le ingiustizie che vi si annidano e le disfunzioni.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?
- Franca Maria Bagnoli: Non so se ho capito bene la domanda. L’arte può essere violenta? Di primo acchito direi di no. In passato ho visto manifesti propagandistici molto violenti ma quella non era arte ma, appunto, propaganda. Ecco, la pornografia è violenta perché strumentalizza le persone e lo stesso sesso facendone una cosa sporca quando, invece, è una delle forme più belle di comunicazione, naturalmente se i partners sono consenzienti.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si è data?
- Franca Maria Bagnoli: Considero l’amicizia una delle forme più belle delle relazioni umane. La parola amicizia ha in sè la verità della nonviolenza, naturalmente se è vera amicizia, cosa che comporta l’aiuto reciproco, materiale e spirituale. Grazie a Dio ho moltissimi amici ognuno dei quali mi ha dato qualcosa di importante. Spero di aver dato anche io qualcosa a loro.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unità dell'umanità: quale relazione e quali implicazioni?
- Franca Maria Bagnoli: La risposta a questa bella domanda l’affido a Raniero La Valle con il quale sono pienamente d’accordo. Mi scuserete se la citazione è un pò lunga ma ne vale la pena.
"Oggi il rapporto con il mondo, non della Chiesa, ma dei potenti che dominano la terra, è conflittuale, di inimicizia, di condanna, un rapporto che io chiamo apocalittico. I dominatori del mondo che stanno realizzando l'impero universale postulano che non tutto il mondo si può salvare, se ne può salvare solo un pezzo, solo il loro. Ma il resto del mondo non si può salvare, quello deve essere perduto. C'è l'asse del male, ci sono gli Stati canaglia, ci sono i ribelli, ci sono quelli che pretendono di partecipare ai beni dei ricchi.
Riguardo al terrorismo qual è la morale che ci viene inculcata? Che cosa scrivono i giornali in questi giorni? Sul "Corriere della sera" G. Zincone diceva: Va bene, abbiamo sbagliato. Però adesso è inutile recriminare. Adesso dobbiamo lottare contro il terrorismo. E Sandro Viola su "la Repubblica" scrive: sì, è vero, sono 40 anni che Israele nega i diritti ai palestinesi, però ora lo scontro si è allargato ad altri Paesi, ad altri simboli, ad altri obiettivi e quello che accade oggi è la terza grande sfida, dopo quella nazista e quella sovietica, lanciata contro le società libere. E continua dicendo che questa sfida è il terrorismo e l'ultima cosa che il terrorista si chiede quando mette una bomba è se il paese dove la farà scoppiare abbia appoggiato o no la guerra all'Iraq. Come a dire, tanto vale quindi che i palestinesi ce li scordiamo e che la guerra all'Iraq la facciamo. Il 18 marzo sul "Foglio" di Ferrara c'era una lunga intervista a un politologo francese il quale diceva che sì, forse c'è una distinzione fra Al Qaeda e l'Islam, però queste non sono cose di cui ci dobbiamo preoccupare. Dobbiamo accettare di trovarci davanti a qualcosa che è il male. "E uso questo termine - diceva - perché il male è irriducibile al concetto di causalità". E dunque se il male di fronte al quale ci troviamo è irriducibile al concetto di causalità non possiamo indagarne le cause e dobbiamo solamente agire. Ma questa non è politica. Questa è una teodicea. È la grande domanda su Dio. Da dove viene il male? La conclusione di questo discorso qual è? È questa: "Non cercate le responsabilità dell'Occidente, la fame nel mondo, il mancato riconoscimento di un'autonomia, di una possibilità di vita per i Palestinesi. Tutto questo non conta. Il terrorismo non dipende da questo. Il terrorismo dipende dal fatto che c'è il male e che questi vogliono la nostra fine". Allora la morale che si sta cercando di far passare è: "Noi abbiamo contro un nemico che non ha ragione, non ha umanità, è inutile che ci stiamo a chiedere che cosa noi abbiamo fatto di male, di che cosa abbiamo responsabilità, perché se anche noi non avessimo delle responsabilità ci odierebbero lo stesso, ci ammazzerebbero lo stesso...".
Oggi ci troviamo di fronte a un mondo che per metà viene scaricato, viene considerato eccedentario, esubero. E c'è una cosa impressionante ed è la nuova teorizzazione che si fa del fatto che la guerra non solo ci vuole, non solo deve essere preventiva, ma deve essere perpetua, fino al punto che non si può distinguere il tempo di guerra dal tempo normale di vita. C'è una delega legislativa che il governo Berlusconi ha chiesto in Parlamento per riformare i codici penali militari di pace e di guerra (lo scopo specifico è di applicare il codice penale militare anche alle missioni all'estero) in cui la motivazione che viene data è che ormai non è più attuale la vecchia distinzione dei codici di pace e di guerra perché ormai "non è più riconoscibile, dice la relazione, il tempo di guerra rispetto al tempo normale di vita". Questo viene detto ai giovani. Ma voi dovete ribellarvi al fatto che nascete dentro un tempo di guerra. La guerra può essere una sciagura, una catastrofe, ma non può essere la condizione permanente e normale in cui l'uomo deve vivere. Pochi giorni fa è uscito un documento del Pentagono che stranamente non si occupa di ciò che normalmente è oggetto degli interessi del ministero della difesa. Si occupa di clima e avverte che l'acqua del mare si sta riscaldando e quindi sale di livello, il che vuol dire che molte terre saranno sommerse, molte isole scompariranno e siccome contemporaneamente rallenta la Corrente del Golfo, il clima temperato che abbiamo in Europa scomparirà. L'Inghilterra diventerà come la Siberia... Il Pentagono dice che questo provocherà grandi carestie e quindi grandi migrazioni. E qual è la conclusione del Pentagono? Non dice: " Signori, allora, campanello d'allarme. Fermi tutti. Rinunciamo a tutte le sciocchezze di cui ci stiamo occupando adesso, mettiamo intorno ad un tavolo il mondo intero e vediamo come affrontare questa situazione". No. Il Pentagono dice: "Allora la guerra tornerà ad essere il parametro della vita umana sulla terra". Siccome ci sarà questa crisi, il problema sarà di vedere chi dovrà pagare. La guerra come giudice di chi debba pagare e chi no.
Che cosa è questo se non avere una visione del mondo dove chi può, chi ce la fa, si salva e gli altri che si perdano? Ma questa è appunto una visione apocalittica, cioè la visione di due mondi; un mondo buono, giusto che si salva e l'altro a perdere: se può vivere che viva e se no, pazienza! C'è un rapporto sullo stato del mondo del World Watch Institute che dà una buona notizia: sono aumentati i consumatori nel mondo; prima erano un miliardo, adesso sono un miliardo e 700 milioni. Che bella cosa! C'è un progresso. Ma ci sono tre miliardi di persone che sono ufficialmente non consumatori perché hanno meno di due dollari al giorno.
Allora, di fronte a questo, che significa il titolo del libro "Prima che l'amore finisca"? Significa che se il mondo sta ancora in piedi è perché c'è una forza che lo aggrega ed è l'amore. Però l'amore può finire. Il titolo è anche un grido d'allarme. Guardate, stiamo attenti, il tempo è breve. Dobbiamo cercare, prima che l'amore finisca, di ristabilire un'altra razionalità, un altro modo di pensare il mondo, dobbiamo ristabilire fondamentalmente l'idea dell'unità profonda della famiglia umana, l'unità di tutti i popoli della terra. Che tutti siano assunti, tutti siano cooptati, tutti siano introdotti dentro un progetto di vita e di sviluppo del mondo".
Nota: Prima che l’amore finisca è il titolo del libro scritto da Raniero La Valle.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: Secondo una vecchia definizione la politica è l’arte di governare la società. Aristotele ha detto che l’uomo è un animale politico, cioè, per sua natura, destinato a vivere in relazione con gli altri uomini. Secondo me la più bella definizione di politica implicitamente nonviolenta l’ha data don Milani. Cito a memoria: Se ho un problema e cerco di risolverlo da solo, questa è avarizia. Se mi accorgo che altri hanno lo stesso mio problema e mi unisco a loro per risolverlo, questa è politica.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: Sembrerà strano ma nella vita quotidiana, in casa con i famigliari, è più difficile esercitare la nonviolenza. Forse scarichiamo sulle persone care, consapevoli che ci amano e ci capiscono, le frustrazioni che abbiamo accumulato in certe giornate, al lavoro, a scuola o in certi rapporti difficili con gli altri. Mi piacerebbe sentire il parere di uno psicologo su questo problema.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: il territorio nel quale viviamo deve essere rispettato e arricchito. Penso alle periferie di grandi città dove c’è il vuoto culturale e carenza di luoghi di aggregazione sociale. Credo che l’arricchimento del territorio debba essere compito dei sindaci che, invece, raramente vanno a visitare i territori periferici. Tutto questo implica la negazione di diritti fondamentali, e spesso l’abbandono in cui versano i territori periferici crea sacche di povertà, emarginazione e terreno di coltura dell’illegalità. Naturalmente si tratta di situazioni nelle quali la violenza attecchisce facilmente.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: La cura delle persone con le quali viviamo nella maggioranza dei casi è affidata alle donne. Ricordo quando mio suocero, ultraottantenne, era paralizzato. Era agitato e chiamava in continuazione. D’estate andavamo tutti nella casa dei miei suoceri in campagna. Specialmente la sera intensificava le chiamate. "Maria Pia!" ( La figlia), "Franca!" (Io), "Milia!" (una parente)". Sapeva benissimo che in casa c’erano mio marito Giovanni e mio cognato Lucio. Non l’ho mai sentito chiamare Giovanni o Lucio. Penso che il servizio sanitario, nel caso di malati gravi che vivono in casa, dovrebbe fornire un aiuto alle povere donne sulle cui spalle grava tutto il lavoro domestico e, quando ci sono malati, la loro cura.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
- Franca Maria Bagnoli: Comunemente la morte viene percepita come la maggiore violenza che dobbiamo necessariamente subire. Confesso che non sono esente da questa percezione. Sono credente ma ho paura della morte. Razionalmente riesco ad accettarla ma emotivamente mi sconvolge. Poi penso che Dio non può volere la nostra infelicità. Ma chi è stato malvagio come potrà essere felice dopo la morte? Forse la reincarnazione potrebbe essere la soluzione del problema. Se non sbaglio, vi è stato chi riteneva conciliabile la teoria della reincarnazione con la dottrina della chiesa cattolica. Ma non ne sono sicura. La morte potrebbe essere anche dolce se ci abbandonassimo ad essa senza paura. Dovremmo pensare spesso alla morte per affrontare questa esperienza che non abbiamo mai fatto e che nessuno ci ha raccontato. Però abbiamo esempi di morti accettate serenamente.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
- Franca Maria Bagnoli: Aldo Capitini, grandissimo esponente della nonviolenza, nella sua opera Le tecniche della nonviolenza, riporta i molti casi di lotte di liberazione nonviolente, da quella gandhiana in India a quella della Norvegia negli anni '40 contro l’occupazione tedesca. Accanto alla lotta armata ci furono casi di lotta nonviolenta anche in Africa, come contro l’apartheid. La Marcia della pace Perugia-Assisi che si svolge annualmente è un’ottima occasione di riflessione sulla nonviolenza.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale è lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?
- Franca Maria Bagnoli: A giudicare dal numero di conflitti in atto nel mondo direi che la nonviolenza è in un pessimo stato. Per usare un eufemismo potremmo dire che attraversa un momento di crisi.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale è lo stato della nonviolenza oggi in Italia?
- Franca Maria Bagnoli: Penso che la nonviolenza oggi in Italia sia in uno stato tutt’altro che roseo. Abbiamo un governo che non fa gli interessi dei cittadini, depenalizza reati gravi come il falso in bilancio. Promulga leggi ad personam. E tutto questo nell’indifferenza della maggior parte degli italiani. Ma credo che la speranza non vada abbandonata mai. Ci sono ancora molte persone incorruttibili, che si spendono generosamente per gli altri. Sono queste persone che, secondo Raniero della Valle, continuano a reggere il mondo.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: È adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?
- Franca Maria Bagnoli: Confesso che non so molto sui movimenti nonviolenti di altri paesi. Credo che in India ancora dia frutti l’eredità gandhiana. Però l’India si è dotata della bomba atomica e questa scelta non mi sembra che vada in direzione della nonviolenza. In ogni modo i rapporti dei movimenti nonviolenti presenti nel mondo potrebbero migliorare attraverso incontri frequenti e con l’aiuto di una stampa che si impegnasse ad informare dello stato della nonviolenza nel mondo. Ma ormai molta stampa è asservita agli interessi della politica e dell’economia.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?
- Franca Maria Bagnoli: Credo che, purtroppo, la percezione della nonviolenza in Italia sia ad un livello molto basso. Penso che ciò sia dovuto all’attuale situazione politica ma anche ad una scarsa attenzione a questo argomento da tempi che risalgono al passato. Nonostante la presenza in Italia di grandi protagonisti della nonviolenza, come abbiamo visto, non mi sembra che il tema della nonviolenza abbia toccato le radici profonde della cultura, della politica e dell’educazione. E non parliamo dell’economia.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perché vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?
- Franca Maria Bagnoli: Sarebbe necessario che se ne parlasse di più e in modo più efficace. Gli stessi movimenti nonviolenti dovrebbero trovare gli strumenti per avere maggiore visibilità. Potrebbero essere necessarie manifestazioni in piazza ogni volta che se ne presenti la necessità. Tutti i governi italiani di destra e di sinistra hanno confermato la presenza delle nostre truppe in Afghanistan, dove ogni tanto ci sono anche morti di soldati italiani. Quasi tutti del sud. E qui si aprirebbe un lungo discorso. Perché quasi tutti del sud? Evidentemente perché al sud c’è il maggiore tasso di disoccupazione. Poi si fanno celebrazioni, si appendono medaglie sul petto delle mogli e si parla di eroi. Io sono piena di tristezza e indignazione di fronte a tutto questo. Piango i morti e vorrei che non si parlasse di eroi ma di poveri cristi costretti ad uccidere e farsi uccidere per sopravvivere.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: Le culture dovrebbero dialogare tra loro. E l’occidente dovrebbe smetterla di considerarsi "La Cultura". Garaudy dice " L’ Occidente è un accidente", dove il temine accidente ha un significato che deriva dal latino e cioè, in termini semplici: l’Occidente è una delle tante culture. Ricordo che una volta alla Cittadella cristiana di Assisi, all’annuale corso di studi, c’era un filosofo angolano, Pedro Miguel. La moderatrice, che si chiamava Gianna, poiché eravamo in ritardo con i tempi, sollecitò Pedro, come del resto aveva fatto con gli altri relatori, ad essere breve. Pedro sorrise e disse: "Gianna, ho taciuto per 500 anni e adesso mi vuoi concedere solo cinque minuti?".
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di sè: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: È molto importante sottoporre noi stessi ad una valutazione rigorosa. Spesso siamo molto severi con gli altri e indulgenti con noi stessi. E non ci accorgiamo dei semi di violenza presenti nelle nostre menti e nei nostri cuori.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: È importante conoscere i principi e le motivazioni che regolano i rapporti umani, sia a livello individuale che in quello comunitario. Spesso i gruppi sociali e le comunità si chiudono a riccio, difendendo la propria identità, non curandosi di aprirsi all’ascolto di altri gruppi sociali e altre comunità. Il familismo è una caratteristica negativa di molti italiani. Per completezza riporto una mia recensione al bel libro di Paul Ginsborg, il tempo di cambiare.
"Ginsborg ci invita a ripensare le decisioni che prendiamo in famiglia, a vagliare responsabilmente il genere di beni che consumiamo, a misurare la qualità della democrazia che possiamo esercitare" ( dalla presentazione di controcopertina). Quella di Ginsborg è un'analisi sociologica a partire anche dalla famiglia e quindi dalla casa. C'è, nel libro, la foto di una casa ideata da Rachel Whiteread nel 1903. È allucinante. Protetta da una cancellata in ferro, è un monoblocco di cemento. Porte e finestre sono chiuse. Lì vive una famiglia rinserrata in un familismo che si traduce in indifferenza per ciò che avviene fuori. È vero che la televisione porta il mondo esterno dentro quella casa, ma, avverte Ginsborg, la tv ha due effetti deleteri: "Il primo è che la tv è il mezzo per eccellenza attraverso cui vengono diffuse suggestioni pubblicitarie a lungo termine...". Sono "le siringhe del moderno capitalismo consumistico, prodotti costosi e di alto livello, studiati per iniettare aspirazioni e desideri specifici nelle nostre teste". Il secondo effetto deleterio è che "la televisione ha uno straordinario potere di legare le persone al loro ambiente domestico". Michael Young e Peter Willmott tracciarono questo quadro: "La famiglia siede ogni sera attorno allo schermo magico che troneggia in salotto. In una casa i genitori e cinque figli di tutte le età erano schierati a semicerchio alle nove di sera; il bambino di due mesi era sistemato in carrozzina di fronte al video. Sembrava di assistere ad uno strano rituale. Il padre disse, orgoglioso: 'La tele tiene unita la famiglia. Nessuno di noi ha bisogno di uscire, ormaì". Già, tutti rinserrati in casa a difendere il sacro valore della famiglia. In un esauriente studio sugli Usa, Robert Putnam rilevò come la tv rappresentasse il fattore principe per spiegare il declino del civismo americano. La società si è atomizzata. È vero che è operante la società civile, ma familismo e società civile sono in contraddizione tra loro e sono una delle tante contraddizioni del nostro tempo. Ginsborg dice che è tempo di cambiare. Da dove cominciamo? Ci sono tanti inizi. Uno potrebbe essere quello di uscire più spesso dalle nostre case, per incontrare più gente possibile. E aprirle, le nostre case, perché vi entrino non solo i nostri amici. Troppo pericoloso? Non sarà più pericoloso chiudersi dentro le nostre case, sbarrando porte e finestre? È tempo di cambiare. Sì, con intelligenza, fantasia, generosità, fiducia.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: Il linguaggio può essere molto violento. Per esempio quando non diamo ascolto alle opinioni degli altri, dando per scontato che la nostra verità sia più "vera" di quella degli altri, o quando, nelle discussioni, usiamo un linguaggio sprezzante che umilia il nostro interlocutore.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?
- Franca Maria Bagnoli: Uno stile di vita consumistico è violento perché contribuisce, se non è determinante, a dividere il mondo tra eccessivamente agiati e poveri al punto di morire di fame. Un quinto dell’umanità sguazza nel benessere. I quattro quinti vivono con un dollaro al giorno o anche meno. Questa è la violenza estrema contro l’umanità. Dobbiamo recuperare il gusto della sobrietà che, oltre tutto, fa bene alla salute.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?
- Franca Maria Bagnoli: Brevemente rispondo che l’industrialismo ha relegato all’ultimo posto delle attività umane l’agricoltura che dovrebbe essere l’attività primaria dell’uomo. Si è cercato il recupero dell’attività agricola nel peggiore dei modi: le coltivazioni degli Ogm (Organismi geneticamente modificati). Non si sono fatte sufficienti ricerche scientifiche per verificare quali danni potrebbero portare alla salute degli uomini. È di questi giorni la notizia di un grande appezzamento di terra, in Friuli, contaminato da mais Ogm.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?
- Franca Maria Bagnoli: È stata fatta tanta violenza alla natura che il futuro si presenta tragico. Le emissioni di gas nocivi hanno aumentato la temperatura terrestre. Alcune isole potrebbero essere sommerse e i cambiamenti climatici sono già in atto.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?
- Franca Maria Bagnoli: Esperienze di vita comunitaria potrebbero essere la soluzione al problema dei consumi eccessivi. Ho conosciuto tre famiglie, non imparentate tra loro, che vivevano nella stessa casa. Erano riuscite a conciliare le esigenze della privacy e quelle comunitarie. La stanza da pranzo e la biblioteca erano comuni. Poi ogni coppia aveva la sua stanza e quella per i bambini. Le stoviglie erano comuni come anche gli elettrodomestici. Avevano anche due stanze per gli ospiti arredate con semplici brande. Per la verità non erano molto comode ma insomma non impedivano di dormire. Lo posso dire perché sono stata ospite di queste famiglie.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilità, scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?
- Franca Maria Bagnoli: Principio responsabilità, riconoscimento dell’altro, scelte di giustizia, misericordia sono i pilastri della nonviolenza e di una vita armonica e pacificatrice. Se il mondo poggiasse su questi pilastri sarebbe "un mondo nuovo e una terra nuova". Mi soffermerò brevemente sulla misericordia. Spesso siamo tanto spietati con gli altri quanto indulgenti con noi stessi: eppure i credenti, tra i quali io stessa, recitiamo il Padre Nostro ma quando arriviamo a " rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori" forse inconsciamente pensiamo che sia un bel modo "estetico" di concludere una preghiera.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?
- Franca Maria Bagnoli: Forse in questo caso dovremmo essere un pò indulgenti con noi stessi. Se qualche volta ci capita di essere un pò violenti nel linguaggio o nel comportamento non dovremmo lasciarsi travolgere dai sensi di colpa. Certo dovremmo riconciliarci con chi abbiamo offeso trovando la forza di chiedere di perdonarci. Siamo umani e abbiamo molti limiti che certamente dovremmo cercare di superare ma senza drammatizzare. Ricardo Peter che ho citato sopra ha scritto un bellissimo libro intitolato: Liberaci dalla perfezione. Lui ritiene che la ricerca affannosa della perfezione è una delle cause delle nevrosi. Secondo me può essere un atto di orgoglio. Questo non vuol dire che non dobbiamo mettere tutto il nostro impegno per fare le cose per bene.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?
- Franca Maria Bagnoli: Penso che la nonviolenza sia un cammino nella direzione di un rapporto positivo con noi stessi, con gli altri e, per i credenti, con Dio.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilità?
- Franca Maria Bagnoli: Credo che internet sia un ottimo strumento per far conoscere la pratica nonviolenta, approfondendone tutti gli aspetti. Ho un sito che amministro. Oltre che postare racconti (mi piace scrivere) lo utilizzo per discutere gli argomenti di interesse generale. Oggi ho postato un intervento di Alex Zanotelli sulla privatizzazione dell’acqua.
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Franca Maria Bagnoli: Diciamo che sono una persona anziana. Non precisiamo l’età. Nel marzo del 2009 ho perso mio marito per un tumore al polmone. Ho due figli, Paolo e Francesco. Paolo insegna matematica alle medie, naturalmente da precario. Francesco è un ottimo programmista informatico. Sono contenta della mia vita anche se è stata ed è segnata dalla sofferenza. Ho un’invalidità motoria del 100%. Ma forse già l’ho detto. Ho sempre incontrato persone che mi hanno aiutato e che mi hanno arricchito spiritualmente. Non amo la ricchezza. Ho insegnato nella scuola pubblica, come insegnante di ruolo, Storia e filosofia nei Licei classico e scientifico e, poi, Filosofia, pedagogia e psicologia nell’Istituto magistrale che adesso non di chiama più così. Dei miei figli sono contenta. Qualche volta mi contestano ma sono contenta ed ho la presunzione di credere che, tra i tanti errori commessi nell’educarli, questo loro spirito critico sia dovuto anche al mio modo di educarli. Poi magari sbaglio. Ho avuto il dono di conoscere ed essere amica di persone come don Tonino Bello, presidente, molti anni fa, di Pax Christi, Alex Zanotelli, Enrico Chiavacci, Ernesto Balducci. E molte altre da ognuna delle quali ho imparato qualcosa. Amo l’arte nelle sue molteplici forme, in particolare la musica e l’architettura. Ho pubblicato due libri , uno di favole: Bambini e animali. L’altro è un romanzo: Una vita negata, nel quale rivaluto la personalità di Santippe, la moglie di Socrate, la cui vita fu soffocata da una città maschilista. Dal 1981 pratico l’obiezione di coscienza alle spese militari. Ora con il Cud è un atto formale ma prima era abbastanza impegnativo. Ho subito vari pignoramenti ma sono riuscita a farmi pignorare libri sulla pace. Ho partecipato a molte marce per la pace, compresa la Perugia-Assisi. E, come tanti, ho firmato appelli per la difesa dei diritti umani, dell’ambiente, contro la pena di morte. Mi fermo qui. Non vorrei sembrare presuntuosa...
- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'è qualcosa che vorrebbe aggiungere?
- Franca Maria Bagnoli: Sì, vorrei ringraziarvi per l’opportunità che mi avete dato di esprimere le mie idee.