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La società che vogliamo costruire

"Non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone". Cosi' scriveva Audre Lorde, poetessa nera e femminista. Parole che risuonano in forte sintonia con la scelta nonviolenta realizzata dai movimenti nel primo Forum Sociale Mondiale nel 2001 a Porto Alegre: il fine non giustifica i mezzi. Una critica serrata a storie e culture del XX secolo. La societa' che vogliamo costruire deve mostrare la sua alterita' al sistema che desideriamo cambiare, cominciando dalle diverse modalita' con le quali stiamo insieme tra noi e dagli strumenti di lotta che scegliamo di utilizzare: la nostra vita presente, il nostro impegno odierno devono prefigurare il mondo che vogliamo. E’ questione di credibilita', ma non solo.

Tutte le volte che i mezzi  prescelti non sono stati in sintonia coi fini dichiarati, le speranze e le promesse di un mondo piu' giusto si sono trasformate in tragedia.

"Il denaro ed il potere sono trappole mortali..." cantavano negli anni Sessanta i Rokes; e le seti di denaro e di potere sono, da sempre, le principali levatrici della violenza.

Oggi che il destino nel mondo rischia di essere nelle mani dei predatori globali e' utile ricordare l’antica saggezza degli indiani Ciak:

"Solo dopo che l'ultimo albero sara' abbattuto,
solo dopo che l'ultimo fiume sara' avvelenato,
solo dopo che l'ultimo pesce sara' stato catturato,
soltanto allora capirai che il denaro non si mangia".