Pubblichiamo, come approfondimento sulla nonviolenza, questa intervista di Giselle Dian della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta" ad AnnaMaria Rivera, antropologa e docente di etnologia all'Università di Bari. - Giselle Dian: La riflessione e la pratica del femminismo hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dei movimenti sociali impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Come si è esercitato questo ruolo nel corso degli ultimi decenni a livello planetario?
- Annamaria Rivera: Il movimento per la liberazione delle donne e la critica femminista hanno avuto una grande influenza su altri movimenti e correnti di pensiero, politiche, culturali e artistiche. E, a sua volta, il grande movimento femminista fra gli anni Sessanta e Settanta, soprattutto in Italia, si ispirò anche al movimento africano-americano contro la segregazione "razziale" riprendendone alcune pratiche - quella del separatismo, per esempio -, alcune analisi e anche degli slogan: basta ricordare che "Donna è bello" - uno slogan fra i più consueti - era ripreso da "Black is beautiful". Dal canto suo, il femminismo ha poi ispirato il movimento per i diritti delle persone omosessuali come altri: lo stesso movimento pacifista ne ha mutuato discorsi e pratiche. A me sembra che sul piano teorico e culturale il lascito più importante della critica femminista sia stata la messa in discussione dell'universalismo così come viene convenzionalmente inteso e praticato: è chi ha il potere, chi domina, è il noi maschile e maggioritario, che si definisce universale e che definisce gli altri, i subalterni, le minoranze, l'altro genere come particolari o addirittura come non pienamente umani. Basta dire che a suo tempo si osò definire suffragio universale un sistema nel quale le donne non avevano il diritto di voto!
- Giselle Dian: La solidarietà internazionale con il movimento antiapartheid in Sudafrica ha caratterizzato gli anni Ottanta; e ad essa anche gli artisti (delle arti visive, della musica, della letteratura, del teatro e del cinema) hanno dato un contributo rilevante, particolarmente sul versante della sensibilizzazione. Poi, negli anni '90, la liberazione di Nelson Mandela, la sua elezione a primo presidente democratico del Sudafrica, e l'esperienza straordinaria della Commissione per la verità e la riconciliazione, costituiscono eventi di portata mondiale ed epocale. Quali riflessioni si possono trarre da questa vicenda?
- Annamaria Rivera: Io oggi ne trarrei la riflessione che mai si deve dare per acquisito una volta per tutte ciò che si è conquistato tramite i movimenti e le lotte. Il paese che con tanto coraggio ha lottato contro il regime dell'apartheid e se ne è liberato, che ha avuto un dirigente della grandezza morale e politica di Nelson Mandela, che ha inventato uno strumento straordinario come la Commissione per la verità e la riconciliazione, è lo stesso paese in cui nel 2008 sono stati uccisi almeno cinquanta migranti provenienti da altri paesi africani, nel corso una violenta ondata di xenofobia popolare (della popolazione nera!), alimentata o comunque favorita dall'alto. Nel corso di quelle violenze almeno tredicimila migranti furono costretti alla fuga ed alcuni arsi vivi. È lo stesso paese in cui permangono spaventose ineguaglianze sociali, sacche estreme di povertà e di abbandono, un tasso di analfabetismo fra i più alti al mondo. L'accesso al potere politico ed economico è riservato a una minoranza infima, che oggi non ha vergogna di ostentare i segni della propria ricchezza. Ed è questo a produrre frustrazione e rancore negli strati di popolazione più sfavoriti: il razzismo, si sa, è la socializzazione del rancore. Per fortuna, in Sudafrica ci sono anche vivaci movimenti sociali dal basso che contestano attivamente le politiche governative e si battono per il diritto al lavoro, all'alloggio, all'istruzione: per tutti e tutte, non solo per i sudafricani doc.
La stessa cosa si potrebbe dire per il movimento delle donne. Certo, la sua eredità preziosa è evidente in molti ambiti. Ma, soprattutto in Italia, c'è un arretramento in altrettanti ambiti per ciò che riguarda la condizione concreta delle donne e la considerazione in cui sono tenute. Nel nostro paese si è determinato un processo vertiginoso di mercificazione dell'immagine e del corpo femminili. Quanto alla parità fra uomini e donne, il rapporto del 2009 del World Economic Forum assegna all'Italia il 72mo posto su 135 paesi, addirittura il 96mo per quanto riguarda l'accesso al lavoro e l'uguaglianza di trattamento. Un posto ben lontano da quello di altri paesi europei e più in basso di molti paesi detti in via di sviluppo. Il che vuol dire che c'è stata negli anni più recenti addirittura una sorta di backlash, di ritorno indietro e di rivincita contro le rivendicazioni delle donne.
Una considerazione conclusiva: Malgrado tutto, i movimenti dei quali abbiamo parlato hanno lasciato tracce quasi ovunque nel mondo. Anzi, se in alcuni paesi occidentali la loro eco sembra affievolita, altrove le suggestioni che hanno lasciato ispirano vivaci movimenti per i diritti civili e l'uguaglianza degli esseri umani. Per esempio, alcuni paesi arabi conoscono movimenti femministi tanto importanti quanto da noi misconosciuti. Ancora un esempio. Il movimento "altermondialista", il più importante degli ultimi anni, dal carattere davvero internazionale, è quello che, a mio parere, è riuscito a sintetizzare quasi tutti i temi venuti alla ribalta dagli anni Sessanta in poi: l'ecologia, il femminismo, il pacifismo, l'antirazzismo, l'uguaglianza economica e sociale fra gli esseri umani e fra le diverse aree del pianeta. Questo movimento, che da noi oggi sembra indebolito, è ben presente, con tutti i suoi contenuti, nei paesi latinoamericani e in molti dei paesi detti in via di sviluppo.
Fonte: Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Nonviolenza: Intervista ad AnnaMaria Rivera
- Giselle Dian
- Categoria: Approfondimenti sulla nonviolenza
- Visite: 775