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Per una convivenza nonviolenta

Seppure in extremis cerco di rispondere alla tua richiesta ricorrendo ad una facile scappatoia, utilizzando cioe' uno scritto di Ivan Illich relativo a un tema che da tempo mi coinvolge, al quale unisco un brevissimo commento. Eccone due brani (tratti dal testo "Le paci dei popoli" inserito nel libro Lo specchio del passato, riedito recentemente da Boroli): "La pace concreta, collegata cosi' allo sviluppo, e' divenuta un obiettivo di parte. E il perseguimento della pace attraverso lo sviluppo e' divenuto l'assioma supremo e indiscutibile. Chiunque si opponga alla crescita economica, non a questo o a quel tipo di crescita ma alla crescita economica in se', puo' venire denunciato come nemico della Pace. Perfino Gandhi e' stato presentato come uno sciocco, un romantico e uno psicopatico".

La prima volta che lo lessi mi sciocco' molto. Il nostro immaginario ha finito per introiettare gli assiomi del "pensiero unico". Ci sono "verita'" che e' "dissacratorio" contestare, e infatti Illich aggiungeva: "Il legame fra pace e sviluppo ha reso difficile porre quest'ultimo in discussione. Mi consentano di suggerire che una discussione critica sullo sviluppo e' il compito principale per la ricerca della pace".

I popoli e i territori di molte parti del mondo sono oggi oggetto di questa violenza, per assicurare ai dominatori di turno le risorse materiali e l'acquiescenza per salvare il loro "sviluppo". Opporsi a questa violenza, fisica e psicologica, significa lavorare per una convivenza nonviolenta.

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo