La cultura greca, che rappresenta una delle radici della nostra civilta', pur essendo sovente da noi ricordata proprio per i conflitti che l'hanno caratterizzata (primo fra tutti, quello fra Greci e Troiani, che e' materia di uno dei maggiori poemi antichi), ha anche elaborato un pensiero profondo e accorato sulla necessita' della pace e sul rigetto di ogni forma di violenza. Fra i molteplici inviti a riflettere sull'inutilita' e sulla insania della violenza e della guerra, vi sono le riflessioni dello storico Erodoto che riporta le parole del saggio Creso: "Nessuno, infatti, e' cosi' stolto da preferire la guerra alla pace, poiche' in tempo di pace sono i figli che portano alla sepoltura i padri, mentre in tempo di guerra sono i padri che seppelliscono i figli" (Erodoto, Storie, I, 86-87).
A queste parole possiamo affiancare le considerazioni accorate che Euripide propone nelle sue tragedie, ricordando il destino dei bambini vittime della guerra, uccisi semplicemente perche' appartenenti ad un popolo o ad una famiglia, o destinati ad essere sfruttati, o ancora ad essere orfani e privati dell'affetto e della sicurezza dei genitori e dei familiari: il piccolo Astianatte che viene precipitato dalle mura di Troia, dimostrando la crudelta' e la follia dei Greci diviene simbolo di tutti i deboli che non possono opporsi alla barbarie della guerra.
Queste riflessioni, elaborate in un'epoca lontana, restano purtroppo significative, poiche' ai giorni nostri la sorte dei/delle bambini/e, dei piu' deboli, all'interno degli ancora numerosi conflitti, e' ancora quella di soccombere e di essere sovente dimenticati.
Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo
Sull'inutilità e sull'insania della violenza e della guerra
- Gabriella Seveso
- Categoria: Approfondimenti sulla nonviolenza
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