“Spunti di riflessione per una spiritualità che non si rifugia nell’ascesi, e un pacifismo che vuole <sporcarsi le mani> senza scappare dal vissuto dei conflitti” 31/8/2025, - Post Fb di “Science and Nonduality Conference” (traduzione Andrea De Casa)

“Dove sta la nostra spiritualità quando le bombe cadono?”
La domanda vuole essere un appello a coloro che depongono a favore della neutralità nel bel mezzo di un genocidio in corso. Non si tratta di mettere sotto esame le proprie credenze (spirituali) quanto le proprie pratiche (spirituali).

“Che cos’è che protegge la nostra <via di mezzo> quando si rifiuta di nominare il genocidio?”
Quale violenza si nasconde dietro la nostra posizione di neutralità spirituale? La neutralità non equivale ad equilibrio quando cancella persone uccise.”

“Possiamo definire il nostro silenzio <sacro>, e non invece una semplice scelta di comodo?
E se la nostra posizione di <distacco> non fosse altro che una scelta di comodo mascherata da pratica spirituale?
La nostra compassione non è genuina se non fa anche male.

“Il silenzio diviene codardia quando le circostanze richiedono di proferire tutta la verità, e di agire coerentemente.” – Gandhi
“Se restiamo neutrali in situazioni di ingiustizia, abbiamo scelto di schierarci dalla parte dell’oppressore” – Mandela
“La Pace non può essere ricercata evitando il conflitto, ma immedesimandosi correttamente con la sofferenza che esso crea.” – parafrasi di un pensiero del Budda.

“Quale campo relazionale stiamo di fatto rinforzando con il nostro silenzio?”
Di fronte ad un genocidio, come possiamo definire la nostra comprensione di “unità integrale”? E non tanto come concetto, quanto come pratica vissuta di responsabilità. Quali narrazioni raccontiamo a noi stessi in modo da farci avvertire la nostra neutralità come sacra?
Che succede quando in quella narrazione si incontra il corpo esanime di un bambino? Come potremmo praticare una compassione che non ha paura di nominare il dolore e il danno?

Quello appena esposto non è un attacco alla nostra spiritualità. Vuole piuttosto essere un invito ad approfondirla.
Se la nostra pratica non può farsi carico del peso di un genocidio, non è la <via di mezzo> (della visione Buddista).
È al contrario un ampio corridoio di fuga.
Crdediti delle immagini: Pagina Facebook di “SAND - Science And Nonduality Conference”