• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Salvini dice: "Io non li salvo se non li salvate voi europei". Traduzione: "Io li lascio anche morire, pur di ottenere da voi europei un cambio di politica. Queste persone in pericolo sono strumento della mia politica. Se gli scafisti le struttano, io le uso come strumenti di ricatto. Intanto ottengo di non averli in Italia, perché non li voglio. Non li voglio perché questa azione mi serve a guadagnare potere da parte della gente che io ho spaventato per l'arrivo di costoro. Perciò faccio non-accoglienza, e combatto le Ong che fanno salvataggio".

“Ci sarà pure un giudice a Berlino!”, gridava il mugnaio di Potsdam contro il giudice locale che non gli aveva reso giustizia nei confronti del barone che gli aveva deviato le acque dal suo mulino, fonte della sua vita. “C’è una giustizia e io la troverò”, urlava la vedova di “Delitto e castigo” cacciata sulla strada, con gli orfani, il giorno del funerale di suo marito: “Possibile che non ci sia giustizia?

Mai come adesso i seguenti versi di Virgilio sono tragicamente attuali.

In pochi a nuoto arrivammo qui sulle vostre spiagge.

Ma che razza di uomini è questa? Quale patria permette un costume così barbaro, che ci nega perfino l’ospitalità della sabbia; che ci dichiara guerra e ci vieta di posarci sulla vicina terra.

Se non nel genere umano e nella fraternità tra le braccia mortali, credete almeno negli Dei, memori del giusto e dell’ingiusto.

[Virgilio, Eneide, Libro I 538-543]

Dinanzi all'orrore e all'infamia dei governanti di un intero continente che rifiutano di soccorrere una cinquantina di naufraghi nel Mediterraneo, uomini, donne e bambini innocenti sopravvissuti alle violenze dei lager libici, vorrei associarmi alla preghiera del papa e di innumerevoli altre persone di volontà buona: siano salvate queste vite innocenti, si aprano i porti, siano accolte queste persone, esseri umani come noi.

Care amiche ed amici,

lo scontro sul cuore dello Stato si è fatto durissimo, quello che si sta decidendo è se a settant’anni dal parto doloroso da cui è nato, il nostro Stato debba mantenere un cuore di carne o trapiantarsi un cuore di pietra. Si potrebbe definire uno scontro sull’identità: infatti porti chiusi od aperti, bambini discriminati fin dall’asilo, stranieri gettati nel gorgo perché “solo gli italiani”, non sono un cambio di politica, sono un cambio dell’Essere. È singolare come tutto si rovesci.