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Per chi brucia la fiaccola olimpica?

Rileggo Alex Langer, da “Quattro consigli per un futuro amico” Assisi, Natale 1994.

Voi sapete il motto che il barone De Coubertain ha riattivato per le moderne Olimpiadi, prendendolo dall'antichità: il motto del citius, più veloce, altius, più alto, fortius, più forte, più possente. Io vi propongo il contrario: vi propongo il lentius, profundius e suavius, cioè di capovolgere ognuno di questi termini, più lenti invece che più veloci, più in profondità, invece che più in alto e più dolcemente o più soavemente invece che più forti.”

Parole assai lontane dalla realtà olimpica narrata dai media in questi giorni.

ilcorrieredellosport.it: A Londra sbanca il made in Italy. Le armi Perazzi e Beretta, le migliori al mondo, hanno fatto incetta di medaglie. Che tradizione!

ilgiornale.it: Olimpiadi di Londra, Italia a mano armata. Alle Olimpiadi di Londra, gli azzurri stanno dando simbolicamente scacco ai pacifisti. E alle discipline che non prevedono l'uso delle armi.

linkiesta.it: L’Italia del buonismo pacifista si dia pace, le medaglie le vinciamo armi in pugno.

sporteconomy.it: Olimpiadi - Armi e munizioni italiane per il Tiro a Volo a Londra2012. Dei 133 atleti del Tiro a Volo presenti a Londra il 90 per cento ha scelto di utilizzare armi italiane, l’80 per cento ha fatto la stessa scelta per le munizioni

repubblica.it: Qui il Belpaese ha già vinto. I big scelgono le armi italiane. Il 90% degli atleti in gara a Londra2012 si affida a fucili di nostra produzione (80% per le munizioni), in particolare tutti quelli in lizza nella fossa olimpica (uomini e donne) e nel double trap. Tutte le medaglie assegnate in questo sport a Pechino 2008 e Atene 2004 conquistate con armi italiane.

bsnews.it: I fucili bresciani Perazzi dominano alle Olimpiadi

 

I giochi olimpici ridotti a semplici accessori per gli affari, l’otium surclassato dal negotium. Nell’oscenità delle armi il nuovo orgoglio nazionale. Questi sono giorni in cui chi s’interroga sul senso di quella fiaccola olimpica, oppure chi semplicemente si chiede “ma in che mondo viviamo?” può utilmente rileggere Alex Langer e allargare lo sguardo sul mondo per vederlo alfine per intero e non già ristretto dentro un mirino.

 

Severino Filippi

@BA_Pontremoli


Editoriale pubblicato sul Notiziario settimanale n. 389 del 10 agosto 2012