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L'occidente perduto

Se Israele non avesse attaccato una base in Siria per colpire l’Iran, se Trump non avesse fatto lanciare 19 missili Cruise da due bombardieri B 18 partiti dal Qatar e 66 missili Tomahawk da un incrociatore, da due cacciatorpediniere e da un sommergibile forse passato da Napoli, se la signora May non avesse spedito 4 Tornado che hanno sparato 8 missili e se l’ultimo del terzetto, Macron, non fosse stato della partita facendo scoccare 9 missili SCALP da altrettanti caccia partiti dalla Francia più 3 missili lanciati da fregate, e se i nostri eroi non si fossero premurati di avvisare Putin di non prendersela perché l’intenzione non era né di disturbare la Russia né di distruggere la Siria, allora forse si potrebbe credere che davvero Assad avesse lanciato armi chimiche di sterminio contro la propria popolazione sul proprio territorio nel corso di una guerra civile che ormai stava vincendo, e perciò meritasse di essere punito.

Certo, al senso comune ciò appare improbabile e del tutto insensato, ma se lo dicono i giornali può essere vero dato che non c’è mai limite al peggio.

L’esperienza però ci dice un’altra cosa: ogni volta che, dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Occidente ha voluto lanciare una guerra, rovesciare un regime, uccidere capi avversari o compiere altri delitti, si è sempre fatto precedere da una bugia che servisse a salvargli l’anima e a persuadere le masse del proprio buon cuore e della propria innocenza.

È questa la ragione per cui le armi sono le ultime a sparare e i governi gli ultimi a esporsi: i primi autori e persuasori della guerra sono i servizi segreti, l’intelligence e i media seriali. La guerra del Vietnam, quando l’America cessò di essere l’America di Wilson e di Roosevelt per giungere poi ad essere l’America di Trump, cominciò con la bugia di un attacco navale nordvietnamita nel golfo del Tonchino, poi rivelata come tale dai “Pentagon Papers” nel 1971.

La guerra della NATO per la definitiva disgregazione della Jugoslavia e l’eliminazione di Milosevic, dopo l’ultimatum di Rambouillet, fu motivata dal massacro di Raçak, dove l’esercito clandestino kosovaro, successivamente impossessatosi della zona, avrebbe trovato i corpi di quarantacinque vittime albanesi con mutilazioni e teste mozzate; una compagnia di marketing inglese, la Ruder & Finn, rivelò poi di aver fabbricato l’equazione serbi-nazisti e Milosevic-Hitler ad uso della propaganda occidentale.

La seconda guerra del Golfo per l’annientamento dell’Iraq e l’uccisione di Saddam, matrice di tutto il terrorismo successivo, ebbe una lunga sequenza di false motivazioni: la prima fu che Saddam Hussein stava preparando un attacco per diffondere un’epidemia di vaiolo, per cui negli Stati Uniti ci furono cinquecentomila vaccinazioni di funzionari pubblici contro una malattia ormai scomparsa da tempo; poi si parlò della ricina, estratta dalla pianta del ricino; Bush alle Nazioni Unite sostenne che si stessero approntando scorte di gas nervino, poi si parlò di un supercannone, e infine Colin Powel mostrò al Consiglio di Sicurezza la famosa provetta con l’antrace, a prova delle armi di sterminio che l’Iraq stava per usare.

Ugualmente fu montata la minaccia rappresentata da Gheddafi.

Se poi si va più indietro nel tempo a fatti che hanno cambiato il corso della storia, si giunge al sequestro e all’uccisione di Moro, interamente perpetrati e raccontati in un involucro di menzogne, ormai documentate in innumerevoli libri e atti parlamentari e giudiziari, la maggiore delle quali fu che le lettere di Moro non erano di Moro e che nelle mani dei sequestratori non ci fosse l’uomo carico del destino dell’Italia, ma un semplice cittadino da sacrificare con fermezza alla ragion di Stato.

Tutto ciò mostra che il potere e la verità non abitano su monti vicini, e che la guerra non resisterebbe alla prova della verità; non a caso è sulla verità che si interrompe bruscamente, prima della croce, il dialogo tra Gesù e Pilato, cioè tra l’uomo e il potere.

Perciò se Israele ha attaccato una base in Siria, se Trump ha fatto lanciare 19 Cruise da due bombardieri partiti dal Qatar e 66 Tomahawk da un incrociatore, da due cacciatorpediniere e da un sommergibile forse passato da Napoli, se la signora May ha spedito 4 Tornado con 8 missili e se Macron si è fatto vivo con 9 caccia dalla Francia e una fregata dal Mediterraneo, vuol dire che Assad non ha lanciato alcun gas letale contro il suo popolo, e se attacco chimico c’è stato, bisogna cercarne altrove gli autori; ma se sono stati i Servizi segreti, sia chiaro che non sono stati Servizi “deviati”, perché non sono i Servizi di intelligence che fanno la politica estera, sono i governi, e i Servizi ne sono semplicemente gli strumenti per le cose inconfessabili. E a confermarlo sono i vescovi, caldeo e cattolico, di Aleppo.

C’è però una verità che in tal modo va in scena, tra il grottesco e la tragedia, ed è la fine di ciò che abbiamo chiamato Occidente. Più volte il papa ha richiamato l’Europa a tornare alla sua vocazione, a ripristinare i suoi valori; ma qui non è più l’Europa, è l’Occidente che ha perduto se stesso, che deve trovare una nuova ragione di vita, un nuovo modo alto e fecondo di stare al mondo, nel mondo di tutti.

Resta la domanda antica: che fare per passare dalla guerra alla pace, dalla menzogna alla verità, dalle politiche inconfessabili ordite nel segreto a quelle elaborate dai popoli e gridate sui tetti? Una risposta è in ciò che sempre dice papa Francesco (in particolare ricordiamo i messaggi per le ultime due “giornate della pace” 2017 e 2018); nel sito segnaliamo una proposta di Enrico Peyretti, una presa di posizione del Comitato per la democrazia costituzionale e il richiamo a propugnare “La pace oltre ogni ragione”. Nelle newsletter pubblichiamo l'ultima, n. 82, del 13 aprile dal titolo “Non è Celestino V”, con un'importante postilla.


Con i più cordiali saluti

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