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3 miliardi di euro: i contributi versati da immigrati all'INPS

Hanno versato oltre 3 miliardi di euro di contributi all’Inps. Loro, che sono nati prima del 1949, che non hanno cittadinanza italiana e che sin qui non hanno ricevuto prestazioni previdenziali né rimborsi della decontribuzione. A loro vanno aggiunti gli altri. Quelli che hanno versato, stando alle stime, altri 12 miliardi di euro, e che continueranno a versare i propri contributi lavorativi, perché, ad oggi, non sono ancora arrivati a maturare i requisiti di vecchiaia per poter accedere al diritto alla pensione.

Chi sono “loro” e gli “altri”? Sono le cittadine e i cittadini non italiani, gli stranieri che mediamente, a leggere il Rapporto Worldwide Inps, presentato il 29 settembre dal presidente dell’Istituto nazionale previdenze, Tito Boeri, negli ultimi anni hanno versato tra i 7 e 8 miliardi di euro. Sono gli immigrati che contribuiscono al “tesoretto” degli italiani. «Ci danno risorse importanti», ha affermato Boeri. E la spiegazione sta tutta in un mancato diritto (non viene loro erogata la pensione che pure hanno maturato), che spesso (paradossalmente) viene utilizzato come argomento a sostegno dell’accettazione della presenza migrante in Italia: «Con i loro versamenti contributivi pagano le nostre pensioni e spesso tornano in patria senza aver goduto di alcuna prestazione previdenziale». Una strana modalità per avvalorare la necessità di accogliere…

Boeri, dal suo canto, lancia una proposta: «Perché non fare dei contributi versati dagli immigrati un Fondo per investire su politiche di integrazione?». A noi parrebbe il minimo, soprattutto se volgiamo lo sguardo verso il futuro prossimo, in cui l’Europa, Italia compresa, sarà culturalmente, religiosamente e linguisticamente più variegata degli Usa. D’altra parte, già oggi siamo la nazione più vecchia del continente europeo: gli ultra 65enni rappresentano il 22% della popolazione e, in media, abbiamo 1,39 figli per donna. Il “tesoretto” migrante dunque va oltre l’economia, lo vediamo tutti i giorni fuori dai cancelli delle scuole, all’interno dei nostri asili nido, per le strade. Cosa aspettiamo allora a dar vita a questo Fondo?

Fonte: ComboniFem - Newsletter Suore Comboniane