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Il decreto sicurezza, il medico e l'omeopatia

Il decreto sicurezza, recentemente approvato dal Parlamento, al momento ci pare ancora un'amalgama complesso e difficile da decifrare, come certi quadri cubisti, incomprensibili a molti perché più reali del reale.
La cattiva notizia che vi aleggia, come il pericolo di un contagio, è che le norme che il decreto contiene sembrano come un groviglio di fil di ferro che, per quanto lo si rigiri tra le mani, resta sempre un groviglio inestricabile. Il nostro timore è che alla fine questa matassa di regole non chiare obblighi il medico a segnalare gli immigrati clandestini. E' stato detto che per i medici non scatterà questo obbligo, ma temiamo che questa rassicurazione possa restare intrappolata e dunque inoperante. Pensiamo che le metafore siano fatte per svelarci ciò di cui ci priva il nostro pensiero, più ordinariamente concettuale, per questo abbiamo imparato a coglierle con attenzione. I medici omeopati per storia, formazione, attenzione alla persona sofferente e per il difficile cammino di integrazione che perseguono, sono più attenti di altri nell'intendere il rischio di delazione che serpeggia nel decreto come la metafora di chi, spaesato, nudo, non protetto dalle regole abituali, rischia una morte asciutta.
I medici della SIOMI pensano che questo obbligo sarebbe una ferita, un taglio irregolare che si insinua di soppiatto sotto di noi tutti, medici e pazienti. Una traccia minima di una enorme catastrofe etica. Il rapporto medico-paziente non è un gioco innocente, è un'arte. Eppure molti ancora sono abituati a considerarlo chiuso nell'angusto spazio di uno studio o di un ospedale nel quale il medico possa essere ridotto ad homo sovieticus, un manufatto perfetto per il controllo della vita degli altri. Al contrario, al centro di tutto il medico omeopata mette la persona e la sua libertà. Pensiamo che non ci sia modo migliore di prendersi cura di una persona, di organizzare il sapere medico e di farlo crescere che dare ad esso la forma aperta e dinamica di una relazione umana. Temiamo che queste rigide norme di purità sociale, applicate senza considerazione del rapporto del medico con una persona sofferente, possano alla fine minare e rendere perso per sempre questo stile di relazione umana e di cognizione del dolore che è la nostra cifra ineludibile. La Siomi si associa quindi alla richiesta fatta dalla FNOMCeO* di una norma inequivocabile che introduca la precisa e specifica esenzione per i medici, e tutti gli operatori sanitari dall'obbligo di denuncia degli immigrati irregolari che chiedono assistenza sanitaria.

*Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri