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Impronte (Dacia Maraini)

Pubblicato sul "Corriere della sera" del 1 luglio 2008 e tratto da "Notizie minime della nonviolenza in cammino", n. 567 del 3 settembre 2008
Perché è grave prendere le impronte ai rom di cittadinanza italiana? Proprio perché essi sono italiani da due o tre generazioni, la decisione suona discriminatoria e razzista. Non è un caso che la memoria vada spontanea alle angherie che subivano i cittadini di religione o etnia diversa da quella "ariana", durante il nazifascismo.
Gli ebrei, cittadini italiani che venivano da un giorno all'altro trattati come stranieri, censiti, bollati, erano additati dai giornali nazionali come pericolose minacce per la comunità. Inutile ricordare che quella pericolosità era costruita ad arte con campagne mirate e martellanti. C'era la crisi economica, c'era la disoccupazione galoppante? C'era il problema della corruzione, dell'analfabetismo diffuso, della criminalità organizzata? Bisognava trovare un nemico facile da riconoscere, su cui gettare tutte le colpe, qualcuno che attirasse le paure più irrazionali, più nascoste e le rendesse palesi, reali. L'arte di stornare le responsabilità su un determinato gruppo sociale, capro espiatorio di guai che non si sanno risolvere, è antichissima. E, se ben manipolata, ha sempre funzionato. Chi non è stato una volta disturbato da una manina di bambino rom che chiede l'elemosina o peggio, che si infila non vista nella borsa e nella tasca senza farsi sentire? Per difendere quei bambini sfruttati, ci dicono, dobbiamo schedarli. Ma se si vuole veramente aiutarli cominciamo col dare loro una casa, una scuola, una prospettiva per il futuro. Non si può discriminare un popolo perché si presume che possa delinquere. Con questo criterio dovremmo prendere le impronte a tutti i napoletani visto che in mezzo a loro vivono i camorristi che sequestrano, ricattano, uccidono. Che ci siano tre regioni italiane strangolate dalle mani adulte rapaci e dure della criminalità organizzata, non conta. Che dita avide e sempre pronte a premere il grilletto di una pistola o perfino di una mitragliatrice per punire i cittadini che non vogliono pagare il pizzo, non conta. No, sono le manine dei piccoli rom che preoccupano i nostri rappresentanti in Parlamento. Quelle piccole mani addestrate al furto dalla mancanza di una casa, di pasti sicuri e dell'educazione di una scuola. Qualcuno ribatte: ma lo fanno pure gli americani. Arrivando negli Stati Uniti la polizia di frontiera prende le impronte a tutti i viaggiatori. È vero, ma non chiede di che religione siano o a quale etnia appartengano. Viene chiesto a tutti coloro che entrano nel Paese, tutti incondizionatamente, di sporcarsi l'indice con l'inchiostro. Se pensiamo che la soluzione dei problemi di sfruttamento minorile consista nelle schedature e nelle impronte, allora prendiamole a tutti i bambini italiani! Ci sono più orchi dentro le case, come dicono le statistiche, che per strada. Non sarà utile scoprire da chi vengono importunati, seviziati, violati i piccoli italiani che si rivolgono sempre più spesso al Telefono azzurro in cerca di aiuto?