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Un disegno di legge ripugnante (Andrea Cozzo)

Pubblicato su Notizie minime della nonviolenza n. 734 del 17 febbraio 2009
Il nuovo "pacchetto sicurezza" del disegno di legge 733, approvato in Senato il 5 febbraio 2009, è particolarmente ripugnante perché segna un ulteriore passo in senso xenofobo e razzista. Mentre vengono inasprite le pene relative al preteso pubblico decoro contro i graffitari (artt. 7 e 8), altre norme non hanno vergogna di disattendere i più elementari diritti umani senza peraltro risolvere alcun problema di sicurezza come il Ddl pretende invece di fare.
Alcune norme mirano a colpire i migranti economicamente; ad esempio, l'art. 4, che prevede che "le istanze o dichiarazioni di elezione, acquisto, riacquisto, rinuncia o concessione della cittadinanza (...) sono soggette al pagamento di una tassa di importo pari ad euro 200", e l'art. 19, che legifera che "lo straniero che fa ingresso, ovvero si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del presente testo unico nonché di quelle di cui all'articolo 1 della legge 28 maggio 2007, n. 68, è punito con l'ammenda da 5.000 a 10.000 euro".
Altre norme sono semplicemente immorali, come l'abrogazione del comma 5 dell'articolo 35 del Testo Unico sull'Immigrazione (Decreto Legislativo 286 del 1998) che prevedeva il divieto di denuncia, da parte del personale sanitario del servizio sanitario nazionale, dei migranti irregolari. Analogo invito alla denuncia, oltre che atteggiamento fortemente discriminatorio, è messo in atto nell'art. 37 che impone che nelle attività di trasferimento di fondi "money transfer" si abbia l'obbligo di richiedere il permesso di soggiorno "se il soggetto che ordina l'operazione è un cittadino extracomunitario", mentre, "in mancanza del titolo, gli agenti effettuano, entro dodici ore, apposita segnalazione all'autorità locale di pubblica sicurezza, trasmettendo i dati identificativi del soggetto".
La vessazione nei confronti dei migranti è esplicita anche nell'art. 36, secondo cui, per loro, "l'iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica sono subordinate alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie"; così, mentre ad un "normale" cittadino italiano è "consentito" vivere, a causa della povertà, in catapecchie, un migrante deve - quasi ci si curasse della sua salute più di quanto si fa per la salute degli italiani - in condizioni abitative "a norma".
La prospettiva discriminatoria sembra programmaticamente la lente unica attraverso cui il Ddl guarda al problema dell'immigrazione, perché per il migrante viene prescritto anche "un Accordo di integrazione, articolato per crediti, con l'impegno a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno. La stipula dell'Accordo di integrazione rappresenta condizione necessaria per il rilascio del permesso di soggiorno. La perdita integrale dei crediti determina la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione dello straniero dal territorio dello Stato" (art. 41). Insomma, un permesso di soggiorno a punti.
In tema di sicurezza ci si sarebbe aspettato forse che qualche norma prevedesse l'istituzione di centri di gestione dei conflitti a livello di quartiere. Invece no; piuttosto, il Ddl lavora a favore della cultura del sospetto e della delazione; ronde di cittadini (che, precisazione preoccupante se è stata necessaria, non siano però "armati") sono ambiguamente considerate forme di collaborazione di cui "gli enti locali, previo parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, sono legittimati ad avvalersi (...) al fine di segnalare agli organi di polizia locale, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale" (art. 46).
Ci sono commenti possibili?
Io credo che, al di là delle parole, siano da mettere in atto proteste e forme di disobbedienza civile.
Altrimenti, al degrado che ci avvicina sempre più a nuove forme di "regime" non ci sarà fine.