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Si è svolta a Viterbo la conferenza conclusiva del digiuno per il diritto di voto

Si è svolta la mattina di domenica 28 maggio a Viterbo presso la sede del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" la conferenza conclusiva del digiuno per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone stabilmente residenti in Italia.

L'iniziativa nonviolenta del digiuno, di sostegno all'appello all'Italia civile "Una persona, un voto", ha coinvolto diverse persone in vari paesi e città d'Italia, ed è previsto che avrà ulteriori sviluppi nel mese di giugno qualora il Parlamento nel dibattito in corso sulla nuova legge elettorale dovesse ignorare del tutto la proposta formulata nell'appello sottoscritto da  molte illustri personalità della vita culturale, morale, civile ed istituzionale, primi firmatari il missionario padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace.

Un segnale positivo

Un segnale positivo è che negli ultimi giorni sono molto cresciute le adesioni all'appello "Un uomo, un voto" da parte di parlamentari di diverse forze politiche, adesioni ormai dell'ordine delle decine, e tra esse vi sono quelle di legislatrici e legislatori autorevolissimi.

Viceversa, sembra che i vertici delle principali forze politiche siano intenzionati a concludere un accordo sulla nuova legge elettorale nel giro di pochi giorni, proprio quando l'occasione sarebbe propizia per una riflessione approfondita e partecipata, una riflessione che non può eludere il dato di fatto della presenza in Italia di milioni di persone stabilmente residenti qui, che nella loro generalità sono tra le persone migliori del nostro paese per rigore morale e dedizione al bene comune, e che sono tuttora assurdamente private del diritto di partecipare alle decisioni che riguardano tutti, quando invece è a tutti evidente che sarebbero la più preziosa delle risorse per e nelle istituzioni democratiche.

Una realtà innegabile, un provvedimento non più rinviabile

Come è noto, l'appello "Una persona, un voto" muove dalla constatazione che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E poiché Il fondamento della democrazia è il principio "una persona, un voto", "l'Italia essendo una repubblica democratica non può continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

L'autorevole pronunciamento dell'associazione dei Comuni italiani

Ed a forte sostegno dell'appello, sotto il profilo tecnico-giuridico, valgono le irrefutabili argomentazioni dettagliatamente esposte nella premessa del progetto di legge formulato anni fa dall'Anci (l'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia, che rappresenta tutti i Comuni italiani) recante "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità" (progetto che era riferito alle elezioni amministrative, ma la cui intelaiatura giuridica è riferibile anche tout court alle elezioni politiche).

Non vi sono più scuse di sorta: il Parlamento nell'elaborare la nuova legge elettorale può e deve finalmente considerare e discutere la proposta del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone stabilmente residenti in Italia.

Una testimonianza ed un ragionamento

Aprendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, dopo un sommario resoconto dell'andamento dell'iniziativa dell'appello "Una persona, un voto", e dopo aver recato una personale testimonianza dell'esperienza del digiuno nonviolento a sostegno di essa, ha riassunto il senso e il fine dell'iniziativa.

Concludendo il suo intervento ha argomentato alcuni aspetti particolarmente rilevanti della situazione attuale e della proposta formulata:- l'Italia è un paese civile: non un regime di apartheid;- il popolo italiano è solidale: non può essere preda del delirio solipsista di politicanti volti solo al proprio avido e rapace interesse privato a danno del pubblico bene;- l'immenso patrimonio culturale italiano è frutto di moltissimi incontri di popoli e culture: gli ebbri e sciagurati predicatori di una impossibile e insensata autarchia (tipica della barbarie fascista) hanno già portato alla rovina il paese fino alla catastrofe della seconda guerra mondiale, impediamo che quell'orrore assoluto possa verificarsi di nuovo;- si può e si deve contrastare il razzismo e lo schiavismo con la legalità democratica;- si può e si deve contrastare l'emarginazione e la disperazione con la legalità democratica;- si può e si deve contrastare la violenza e la paura con la legalità democratica;- si può e si deve contrastare il terrorismo dei potenti e dei miseri con la legalità democratica;- il cuore pulsante della legalità democratica, dello stato di diritto, di una comunità civile e solidale, è il diritto di voto: "una persona, un voto".

- col riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia facciamo del bene a questo paese;-  col riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia facciamo del bene all'umanità.

Un invito

L'incontro si è concluso con l'invito a tutte le persone interessate affinché nei prossimi giorni ci si impegni in alcune iniziative:1. scrivere ai parlamentari membri della I Commissione della Camera dei Deputati (è possibile farlo agevolmente attraverso il sito della Camera) per chiedere loro di discutere la proposta contenuta nell'appello "Una persona, un voto";2. scrivere anche a tutti gli altri parlamentari affinché aderiscano all'appello "Una persona, un voto";3. scrivere alle forze politiche (a tutti i livelli: dalle organizzazioni di base - sezioni, cellule, meet-up e quant'altro -, alle rappresentanze comunali, provinciali, regionali, fino ai vertici nazionali) affinché si esprimano a favore dell'appello "Una persona, un voto";4. ma anche continuare a promuovere adesioni all'appello e dichiarazioni pubbliche di personalità, movimenti, associazioni e istituzioni;5. ed ovunque ve ne siano le condizioni promuovere iniziative pubbliche di informazione e coscientizzazione a sostegno dell'appello;6. e naturalmente informare, sensibilizzare e coinvolgere tutti i mezzi d'informazione raggiungibili affinché contribuiscano ad informare l'opinione pubblica sulla proposta del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone stabilmente residenti in Italia.

Il primo dovere

Le persone partecipanti alla conferenza hanno riaffermato ancora una volta il proprio impegno contro la guerra e tutte le uccisioni; contro il razzismo e tutte le persecuzioni; contro il maschilismo e tutte le oppressioni; in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della biosfera casa comune dell'umanità.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite è il primo dovere.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Riconoscere ad ogni persona il diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Inveriamo la democrazia: una persona, un voto.

 

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo che coordina l'iniziativa dell'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" Viterbo, 28 maggio 2017 Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.