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Rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo, la nonviolenza: documento conclusivo dell'assemblea di Bologna del 19 aprile 2008


[Da Michele Boato (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) riceviamo e diffondiamo il documento finale dell'assemblea di Bologna del 19 aprile 2008]


Pubblicato su “Il Manifesto” del 15 maggio 2008



Quando mi cade una tegola intesta, l'improbabilità dell'evento non mi consola. Me ne sbatto che la vita media sia di 80 anni se mi viene un tumore a 50: tra la constatazione oggettiva e il vissuto soggettivo si spalanca tutto il baratro aperto dall'irripetibilità della nostra effimera esistenza. Così, non rassicurano la mia insicurezza le statistiche che dimostrano che in Italia il numero degli omicidi cala costantemente e che Roma è una delle capitali più sicure d'Europa.

Per risolvere il problema dell'immondizia, a quanto riportano autorevoli opinionisti, il governo Berlusconi ha trasformato la capitale della Campania, Napoli, in una prefettura, cioè l'ha abbassata di rango. Nello stesso tempo ha tolto alcuni diritti costituzionali ai napoletani obbligandoli allo stoccaggio di rifiuti nocivi e non nocivi nelle stesse discariche, pur di fare presto. Nel resto d'Italia e in Europa questa raccolta è illegale perché, mancando i controlli sull'idoneità delle discariche a ricevere veleni, si prefigura alla lunga un danno per la salute dei cittadini.

Tutto ciò è detto alla tv e scritto sui giornali. Ma, pure nello stesso tempo, la magistratura napoletana scopre e denuncia intrallazzi e maneggi proprio tra alcune persone che oggi si devono occupare legalmente della questione. Ci sono anche arresti. Neppure lo scrittore Roberto Saviano, nel suo «Gomorra», lo aveva previsto. Nel suo libro, ed ora anche in un film, fuori della legge si muove soltanto la camorra. Passano i giorni e ci si dimentica di questa reale insicurezza della cosiddetta sicurezza.

C'è da aver paura dell'illegalità o no? Un editorialista molto autorevole su un molto autorevole giornale denuncia l'azione del governo, ma non fa mai, in tutto il suo scritto in prima pagina, mai il nome del presidente del consiglio. Sembra di essere in guerra: «Taci, il nemico ti ascolta». Un tempo si scriveva il governo De Gasperi, il governo Andreotti, il governo Craxi, in certi casi oggi il governo sembra orfano.

Un altro autorevole opinionista lo aveva preceduto con un articolo pieno di dubbi, ma in sostanza favorevole all'azione autoritaria del governo e contrario a quella dei magistrati, che si permettono di far rispettare le leggi (almeno questo è il loro compito) proprio in questo periodo, concludendo un'azione iniziata parecchi mesi prima. Mi accorgo che anch'io non faccio nomi. I magistrati dicono che alcune norme sono anticostituzionali e protestano sostenendo che così si vanifica la lotta alla camorra. A sua volta protesta il commissario straordinario: afferma che l'azione dei magistrati danneggia il suo lavoro di pulizia.

Nel giro di quarantotto ore, il capo della polizia attacca (è il verbo usato da tv e altri mass media) l'attuale situazione giudiziaria per cui sembra che in Italia, mentre le forze dell'ordine arrestano decine e decine di clandestini colpevoli di crimini, si sviluppi una sorta di «indulto quotidiano», visto che delinquenti d'ogni genere entrano in carcere, escono, rientrano e di nuovo escono a commettere altri delitti (spaccio, furti, rapine, stupri, e così via). Insomma, non è garantita la sicurezza, perché in Italia manca la certezza della pena.

Assistiamo da lettori a una guerra di tutti contro tutti? Capisco che papa Benedetto XVI si rallegri quando vede che i politici cercano di andare d'accordo, ma l'opinione pubblica italiana viene stravolta da queste bufere che, forse, in Vaticano non si vedono. Si guardi bene il palcoscenico: governo, Costituzione, magistratura, polizia, per avere un quadro della situazione. Chi schiaccia chi? Manca il sindacato: è malato dietro le quinte. Anche la libertà di stampa è febbricitante.

Da che parte stare? Dalla parte della legalità o dalla parte della sicurezza? O dalla parte del silenzio? È un problema di libertà cioè di sostanza, non di facciata. Questi scontri sulla uguaglianza dei cittadini e sulla loro libertà di movimento e di parola investono non soltanto la sicurezza materiale, ma anche e soprattutto la sicurezza morale dei cristiani. I cattolici hanno diritto di avere un'indicazione forte e precisa dal loro papa. Visto che riguarda la libertà, più che una semplice indicazione sarebbe meglio un sostegno.
Mario Pancera

A completamento della pubblicazione della lettera aperta del "Comitato Usciamo dal Silanzio" di Massa Carrara al Sindaco Pucci relativa ad un articolo comparso sulla rivista "Left-Avvenimenti", pubblichiamo la replica del Sindaco inviata alla rivista.

Alla giornalista Sofia Basso
redazione Left-Avvenimenti
e p.c. al Direttore Pino Di Maula

Gentile Sofia Basso ,
ho letto su Left del 9 maggio scorso l'articolo che mi riguarda. In base all'art. 8 della Legge sulla stampa 47/1948 intendo replicare come segue:

Parliamo delle intercettazioni ordinate dalla magistratura per provare fatti criminali e rese pubbliche dai mass media. Per l'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali "ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere  interferenza di pubbliche autorità e senza riguardo alla nazionalità".

In Italia, oggi, che cosa accade? Che si vogliono leggi per negare questo diritto. Si terrorizzano i mass media perché tacciano la verità. I segni indicatori sono molti. La tentazione di mettere il bavaglio alla stampa ha radici profonde ed è tipica dei regimi dispotici, fascisti e comunisti, tutti ferocemente antilibertari e anticristiani.  Non c'è nessuna "dittatura dolce": l'espressione è aberrante, fuorviante e stupida; tutte le dittature sono atroci, da Stalin a Pinochet, poiché si basano sul totale dominio di alcuni su tutta la nazione.


Alti esponenti politici hanno usato, contro le proteste popolari (cioè contro i cittadini che esprimono apertamente il pensiero in ambito comunale a proposito di immondizia, alta velocità, privatizzazione dell'acqua, lavoro precario, aeroporti inutili ), termini come "ribellismo" e "localismo". Non scherziamo: queste sono due espressioni usate in passato nei partiti comunisti e fascisti per mettere a tacere gli avversari. Usarle oggi significa essere fuori tempo, ma significa anche avvertire gli italiani: "Attenti, non siamo cambiati".

La minaccia addirittura di incarcerare i giornalisti che, dando notizie non solo sulla criminalità spicciola e sui festival canori, ma anche sui malaffari della politica, sui maneggi e i latrocini dei politicanti e dei loro sostenitori a danno del Paese, informano gli italiani su quanto avviene alle loro spalle, è una minaccia mortale alla libertà di stampa. E, se si imbavaglia la stampa, non è finita la libertà dei giornalisti, è finita la libertà di tutti. Su autorevoli siti giornalistici si fa esplicito riferimento all'Italia 1930. Le organizzazioni dei giornalisti protestano, ma non basta. Cattolici impegnati, uomini di chiesa, se ci siete, fatevi sentire.

Mario Pancera

Articolo di Anna Maffei pubblicato su "La Repubblica" del 29 settembre 2008
Leggere la prosa asciutta, fatta anche di nomi e cognomi, date e circostanze, responsabilità elencate e attribuite con precisione, percepire l'indignazione, la sacra indignazione di questo giovane uomo, figlio, come me, della stuprata terra di Campania, riascoltare resoconti di fatti di sangue troppo in fretta archiviati è stata un'esperienza dolorosa.

Pubblicato sul "Corriere della sera" del 17 giugno 2008 e tratto da "Notizie minime della nonviolenza in cammino", n. 567 del 3 settembre 2008

Stiamo assistendo a una campagna martellante per arrivare (e in parte ci siamo arrivati) a una legge restrittiva nei riguardi delle intercettazioni telefoniche. Gli argomenti che si considerano più utili per suscitare l'indignazione dell'opinione pubblica sono due: l'alto costo degli ascolti e il numero delle intercettazioni in aumento, per cui ormai praticamente "tutti gli italiani" sarebbero spiati da un orecchio maligno e insinuante che fruga nella vita personale senza riguardo, con una particolare propensione per le infedeltà, gli inciuci, i pettegolezzi, insomma i particolari più scabrosi e intimi della vita privata.