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La crisi sanitaria ci aveva fatto riscoprire uniti con i tricolori ai balconi e gli arcobaleni disegnati dai bambini, che ci dicevano che ce l’avremmo fatta, che avremmo superato questo morbo che ci costringeva in casa e ci teneva distanti. Lontani, ma uniti era uno dei motti. E’ stata un’illusione, bella ma una illusione: improvvisamente, ripiombiamo nell'incubo della divisione, del noi contrapposto al loro, agli altri, a qualcosa che si vuol far sentire diverso, catalogando tutti per razza, religione, credo politico.

La stagione delle riforme è il terreno di battaglia su cui si misurerà l'indirizzo politico di questa crisi come di tutte le altre.

Partiamo dalla fine del discorso di Conte.

Da decenni subiamo la "stagione delle riforme": è quella che ha tagliato la spesa in sanità (medici, infermieri, diritti e salari del personale non sanitario, che ha tagliato i posti letto e i presidi socio-sanitari); è quella che dietro il ricatto "salario o occupazione" ci ha resi lavoratori più poveri e più ricattabili; è quella che ha privatizzato ed esternalizzato il trasporto pubblico locale; che ha tagliato i fondi all'università dalle mense ai docenti al diritto allo studio. E' in sintesi quel processo che ha svenduto la nostra sicurezza sociale per le esigenze del mercato.

Sant’Anna di Stazzema è un luogo fondativo della nostra democrazia. Ancora una volta ce lo ha sottolineato con la sua presenza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è venuto due giorni or sono nella nostra comunità per celebrare il Cinquantesimo Anniversario del conferimento della Medaglia d’oro al Valor Militare al Comune di Stazzema che fu il primo segno di attenzione verso questa comunità distrutta dalla strage dell’agosto 1944, vittima di una ideologia di morte che era il contrario di quello spirito di accoglienza e solidarietà di questo paese che nel mezzo della guerra seppe ospitare e dividere il poco che c’era.

"La memoria è l'unico vaccino che abbiamo a disposizione contro l'indifferenza", ha scritto Liliana Segre. Da quando il Parlamento italiano, con legge n. 211 del 20 luglio 2000, ha istituito la "Giornata della Memoria", da celebrarsi il 27 gennaio di ogni anno, si sono progressivamente moltiplicate le iniziative di scuole, biblioteche, università, associazioni culturali.

Il tour di Salvini ai citofoni mi ha indotto a scrivervi di nuovo. Adesso abbiamo scoperto che si può andare in giro per le strade, rigorosamente con telecamere al seguito, a far confessare reati alle persone. Alcuni mesi fa da ministro dichiarava la sua fiducia ed il sostegno alle Forze dell’ordine, oggi si sostituisce a loro. C’è un qualcosa di barbaro in questo modo di fare politica ed in particolare la necessità e la volontà di stereotipare le persone, il tunisino spacciatore, l’immigrato stupratore, il meridionale fannullone e così via.

Ciò che emerge dal dibattito pubblico sui media di varia natura, nonché su ciò che viene postato in facebook, è indubbiamente inquinato da sentimenti di rabbia e di rancore ed oggetto di continua strumentalizzazione da parte di quasi tutte le formazioni politiche... ovvero emerge l’arroganza, la convinzione di avere sempre la verità, e la mancanza di rispetto tra le parti.

Nel loro manifesto denunciano l’imbarbarimento della società, soprattutto a causa di Salvini e della Lega... ed evidenziano le loro qualità, dicendo che essi sono espressioni di valori positivi come: “la passione dell’aiutare gli altri”, “l’amore per l’Ascolto”, la “creatività”, “la nonviolenza”, “la bellezza”, “la buona educazione”, la “sobrietà nel linguaggio” ... I volti e le parole dei ragazzi che hanno dato vita alla prima manifestazione di Bologna e alle successive, esprimono serenità, dando vita anche ad immagini e a momenti di “felicità pubblica”.