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Parola di Romana Lombardi, organizzatrice di “Vaffa-Day”e capogruppo grillista alla Camera

di Mario Pancera

Nel 1922 il fascismo di Benito Mussolini prese il potere. Si erano avuti alcuni anni di violenze squadristiche, intimidazioni, pestaggi, assassinii. Gli ultimi mesi erano andati in crescendo. L’olio di ricino sembrava una consuetudine. Veniva fatto bere agli antifascisti. Questo era il fascismo che si presentava agli italiani come forza nuova, rivoluzionaria,  per sostituire i governi liberali, anche un po’ farabutti e molto inetti: «Tutti a casa». Era un movimento, non voleva gli altri partiti. Era contro i sindacati. Poi si trasformò, divenne anch’esso partito: voleva il potere. Sembra oggi.

I Romani della Repubblica quando ce n’era bisogno, tutti d’accordo,  sospendevano la democrazia, quel poco che ne avevano, e chiamavano un dictator a risolvere le crisi. Insomma utilizzavano un tecnico. Le loro crisi erano sempre militari, perché la guerra era la tecnica imperante al loro tempo, quella che governava le cose. Il dittatore più famoso fu in tal senso Cincinnato.

L’Anpi denunciò a livello nazionale come l’esultanza di Casa Pound per la morte del magistrato Saviotti e  la speranza dichiarata che a quella morte ed a quella di Bocca ne seguissero altre, non rappresentavano più solo un mero richiamo al fascismo ed al peggior populismo ma che rappresentavano vera e propria istigazione alla violenza, per cui chiedeva controllo da parte delle autorità di polizia e della magistratura.

L’adesione al “No Monti Day” si sta diffondendo ovunque. Assemblee, riunioni, messaggi per la rete, tutto fa pensare che sabato ci sarà un evento in un paese che finora è stato il più passivo d’Europa. Ma la notizia della manifestazione non esiste per l’informazione ufficiale. Un convegno di 30 persone di qualche organizzazione con agganci nel palazzo ha molto più spazio, per noi nulla perché? La prima ragione sta nel sostegno pressoché unanime che i mass media danno al governo. Tutti i quotidiani eccetto tre e tutti i telegiornali eccetto nessuno sono portavoce di Monti e del suo doloroso ma inevitabile operare. Non c’è mai stata in Italia una tale informazione di regime, gli anni di Berlusconi al riguardo sembrano libertari.

A che serve una legge elettorale? Alla convenienza dei partiti. E poiché sono diversi quelli che devono decidere sulla revisione dell'attuale sistema, si tratta di trovare un compromesso in grado di accontentare tutti. Questo principio guida ha portato in un vicolo cieco la revisione del sistema elettorale. Una visione miope che perché se è vero che la modalità di scelta dei rappresentanti si pone a fondamento della vita delle formazioni politiche (e dunque ne va la loro «sopravvivenza», non solo «convenienza»), è ancor più vero che è la qualità della rappresentanza che viene a determinarsi in base al sistema elettorale. Dunque prima degli interessi dei partiti viene in gioco il valore della democrazia.

Speravamo di esserci liberati dei «comunisti» di Berlusconi, quei nemici inesistenti (sfortunatamente) che il Cavaliere si era inventato come un Don Chisciotte all'incontrario per non affrontare le critiche (vere) degli oppositori. E invece è di nuovo allarme, allarme rosso compagni, ci sono i «fascisti».