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Parliamo delle intercettazioni ordinate dalla magistratura per provare fatti criminali e rese pubbliche dai mass media. Per l'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali "ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere  interferenza di pubbliche autorità e senza riguardo alla nazionalità".

In Italia, oggi, che cosa accade? Che si vogliono leggi per negare questo diritto. Si terrorizzano i mass media perché tacciano la verità. I segni indicatori sono molti. La tentazione di mettere il bavaglio alla stampa ha radici profonde ed è tipica dei regimi dispotici, fascisti e comunisti, tutti ferocemente antilibertari e anticristiani.  Non c'è nessuna "dittatura dolce": l'espressione è aberrante, fuorviante e stupida; tutte le dittature sono atroci, da Stalin a Pinochet, poiché si basano sul totale dominio di alcuni su tutta la nazione.


Alti esponenti politici hanno usato, contro le proteste popolari (cioè contro i cittadini che esprimono apertamente il pensiero in ambito comunale a proposito di immondizia, alta velocità, privatizzazione dell'acqua, lavoro precario, aeroporti inutili ), termini come "ribellismo" e "localismo". Non scherziamo: queste sono due espressioni usate in passato nei partiti comunisti e fascisti per mettere a tacere gli avversari. Usarle oggi significa essere fuori tempo, ma significa anche avvertire gli italiani: "Attenti, non siamo cambiati".

La minaccia addirittura di incarcerare i giornalisti che, dando notizie non solo sulla criminalità spicciola e sui festival canori, ma anche sui malaffari della politica, sui maneggi e i latrocini dei politicanti e dei loro sostenitori a danno del Paese, informano gli italiani su quanto avviene alle loro spalle, è una minaccia mortale alla libertà di stampa. E, se si imbavaglia la stampa, non è finita la libertà dei giornalisti, è finita la libertà di tutti. Su autorevoli siti giornalistici si fa esplicito riferimento all'Italia 1930. Le organizzazioni dei giornalisti protestano, ma non basta. Cattolici impegnati, uomini di chiesa, se ci siete, fatevi sentire.

Mario Pancera

Articolo di Anna Maffei pubblicato su "La Repubblica" del 29 settembre 2008
Leggere la prosa asciutta, fatta anche di nomi e cognomi, date e circostanze, responsabilità elencate e attribuite con precisione, percepire l'indignazione, la sacra indignazione di questo giovane uomo, figlio, come me, della stuprata terra di Campania, riascoltare resoconti di fatti di sangue troppo in fretta archiviati è stata un'esperienza dolorosa.

Pubblicato sul "Corriere della sera" del 17 giugno 2008 e tratto da "Notizie minime della nonviolenza in cammino", n. 567 del 3 settembre 2008

Stiamo assistendo a una campagna martellante per arrivare (e in parte ci siamo arrivati) a una legge restrittiva nei riguardi delle intercettazioni telefoniche. Gli argomenti che si considerano più utili per suscitare l'indignazione dell'opinione pubblica sono due: l'alto costo degli ascolti e il numero delle intercettazioni in aumento, per cui ormai praticamente "tutti gli italiani" sarebbero spiati da un orecchio maligno e insinuante che fruga nella vita personale senza riguardo, con una particolare propensione per le infedeltà, gli inciuci, i pettegolezzi, insomma i particolari più scabrosi e intimi della vita privata.

Contributo di Beppe Del Colle pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 645 del 21 novembre 2008 e tratto da "Famiglia cristiana" n.47 del 23 novembre 2008 riprendiamo il seguente editoriale dal titolo "Un 'pacchetto sicurezzà che non è degno di uno stato di diritto. Così si rende più difficile la vita di chi è in difficoltà. Il Senato potrebbe approvare in settimana norme pesanti per gli immigrati e i 'senza fissa dimorà" 
Dai lavori di questa settimana in Senato potrebbe uscire uno statuto legislativo piuttosto pesante nei confronti non solo degli immigrati - quattro milioni circa di persone, "regolari" o "irregolari" -, ma anche di cittadini italiani che risultano in concreto "diversi" rispetto a una normalità di vita comunemente accettata: i "senza fissa dimora".

Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 649 del 24 novembre 2008 e pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" del 23 novembre 2008.

Sono passati dodici mesi appena, un anno, ma l'Italia sembra un'altra. Meno impaurita e meno insicura. Infatti, l'inverno è vicino, ma il clima d'opinione registra un disgelo emotivo evidente. Come testimonia il secondo rapporto - curato da Demos e dall'Osservatorio di Pavia per Unipolis - sulla rappresentazione della sicurezza nella percezione sociale e nei media. Pochi dati, al proposito (d'altronde, ieri "Repubblica" gli ha dedicato molto spazio).

Pubblicato su Notizie Minime della nonviolenza - n. 796 del 20 aprile 2009


Viviamo in un eterno presente, per molti versi angosciante, senza apparente passato e nemmeno futuro.
La memoria, sempre cosi’ difficile da tramandare, e’ rimossa perche’ disturba il presente e mette a disagio. Particolarmente evidente per il 25 aprile o per la Giornata della Memoria. Si e’ iniziato con la cosiddetta “memoria divisa”, destra e sinistra, fascismo ed antifascismo, che doveva pero’ ricomporsi in nome di una par condicio del tutto arbitraria, che poneva sullo stesso piano partigiani e nazifascisti.