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Siamo di nuovo alle prese con inni al fascismo e quant’altro. Questa volta denunciamo un gestore di una pizzeria che alza la mano per un saluto romano chiedendo scusa ad un quadro del Duce per aver servito alcuni clienti di colore. Scriveva Bob Marley “Fino a quando il colore della pelle sarà più importante del colore degli occhi ci sarà sempre la guerra”. Ed un po’ è così, perché ancora oggi nel 2000, nella società multietnica che non è uno spauracchio, ma una realtà, nel mondo in cui siamo tutti interconnessi, dei voli low cost e dei progetti Erasmus, qualcuno ancora agita fantasmi del passato, espone quadri di dittatori sanguinari e ci vorrebbe riportare alla piccola Italietta autarchica, autonoma, che difende la presunta razza italiana.

Tornano i criminali delle minacce, di chi auspica la riapertura dei forni, di chi scrive sulle case di cittadini ebraici da indicare alla pubblica opinione per alimentare odio e per dividere. Alla fine della precedente legislatura un ramo del Parlamento approvò un’ottima proposta di legge che introduceva un nuovo articolo nel codice penale, il 293-bis per punire con la reclusione da sei mesi a due anni chiunque propagandasse le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche se commesso solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiamasse pubblicamente la simbologia o la gestualità. La pena, inoltre, era aumentata di un terzo se il reato fosse avvenuto attraverso strumenti telematici o informatici.

La crisi sanitaria, economica, sociale, innescata dalla Pandemia covid.19, vede il sistema di potere rappresentato in prima Persona Cordata Editoriale- Imprenditoriale che ha modificato gli assetti societari del Giornale Repubblica i direttori della “Stampa” e di “Repubblica” , nonché dalla nomina a capo della Confindustria di un finanziere di nome Bonomi , proveniente dalla “scuola dei Liberisti di Chicago”.

La crisi sanitaria ci aveva fatto riscoprire uniti con i tricolori ai balconi e gli arcobaleni disegnati dai bambini, che ci dicevano che ce l’avremmo fatta, che avremmo superato questo morbo che ci costringeva in casa e ci teneva distanti. Lontani, ma uniti era uno dei motti. E’ stata un’illusione, bella ma una illusione: improvvisamente, ripiombiamo nell'incubo della divisione, del noi contrapposto al loro, agli altri, a qualcosa che si vuol far sentire diverso, catalogando tutti per razza, religione, credo politico.

La stagione delle riforme è il terreno di battaglia su cui si misurerà l'indirizzo politico di questa crisi come di tutte le altre.

Partiamo dalla fine del discorso di Conte.

Da decenni subiamo la "stagione delle riforme": è quella che ha tagliato la spesa in sanità (medici, infermieri, diritti e salari del personale non sanitario, che ha tagliato i posti letto e i presidi socio-sanitari); è quella che dietro il ricatto "salario o occupazione" ci ha resi lavoratori più poveri e più ricattabili; è quella che ha privatizzato ed esternalizzato il trasporto pubblico locale; che ha tagliato i fondi all'università dalle mense ai docenti al diritto allo studio. E' in sintesi quel processo che ha svenduto la nostra sicurezza sociale per le esigenze del mercato.

Sant’Anna di Stazzema è un luogo fondativo della nostra democrazia. Ancora una volta ce lo ha sottolineato con la sua presenza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è venuto due giorni or sono nella nostra comunità per celebrare il Cinquantesimo Anniversario del conferimento della Medaglia d’oro al Valor Militare al Comune di Stazzema che fu il primo segno di attenzione verso questa comunità distrutta dalla strage dell’agosto 1944, vittima di una ideologia di morte che era il contrario di quello spirito di accoglienza e solidarietà di questo paese che nel mezzo della guerra seppe ospitare e dividere il poco che c’era.

"La memoria è l'unico vaccino che abbiamo a disposizione contro l'indifferenza", ha scritto Liliana Segre. Da quando il Parlamento italiano, con legge n. 211 del 20 luglio 2000, ha istituito la "Giornata della Memoria", da celebrarsi il 27 gennaio di ogni anno, si sono progressivamente moltiplicate le iniziative di scuole, biblioteche, università, associazioni culturali.