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Un paese che si sta imbarbarendo (Dacia Maraini)

Pubblicato sul "Corriere della sera" del 15 luglioo 2008 e tratto da "Notizie minime della nonviolenza in cammino", n. 567 del 3 settembre 2008

Uno scappa dalla città il sabato per respirare un poco d'aria pulita in campagna. Per fortuna ha piovuto e gli alberi sono carichi di fiori. Ma la gioia di stare in mezzo al verde non dura: si sente puzza di bruciato; è esploso un incendio non lontano. Si teme per gli alberi rigogliosi. Gli amici telefonano, ma i pompieri dicono che verranno quando potranno: gli elicotteri sono impegnati altrove. Intanto le trebbiatrici regnano sovrane, c'è la raccolta del fieno e il rumore dei motori ti raggiunge anche nei boschi. Quando tacciono loro, incominciano le seghe elettriche. Ci sono alberi che vanno tagliati. E non si sa chi l'abbia stabilito e perché.

Arriva la sera, pensi finalmente di leggere un poco in pace. Ma le orecchie vengono perforate da una musica martellante a tutto volume. In ben due case si festeggia in giardino e sei raggiunto dal ritmo insistente delle batterie e dalle voci metallizzate. Finalmente, verso le due, si fa silenzio. Pensi: per fortuna dormirò un poco di più domattina. E invece no. Perché alle cinque cominciano le macchine per tagliare l'erba dei prati. Poi ci sono i cacciatori che, vista la sospensione della caccia fino al prossimo settembre, si sentono orfani del fucile e appena gli capita un animale domestico a tiro, si divertono a impallinarlo. È successo alla mia cagnolina che non ha mai disturbato nessuno, non abbaia e non ruba galline.
Ma qualcuno col fucile, di prima mattina, le ha sparato addosso di nascosto.
L'ho vista rientrare zoppicando e lamentandosi. Il veterinario da cui l'ho portata l'ha presa per una artrosi. E invece, alla radiografia, sono venuti fuori chiari e nitidi i segni di una decina di pallini di piombo che gli hanno scheggiato una vertebra e lesionato la coda. Queste sono le gioie della campagna in un Paese che si sta imbarbarendo sempre di più. Un Paese che chiaramente non sopporta nessuna regola, nessuna legge che freni i suoi egoismi. Il linguaggio, come sempre, è il primo a rivelare lo sfascio di una psicologia comune: becero, brutale, incolto. L'insofferenza e la mancanza di riguardo per i più deboli, che siano persone malate, o bambini o animali, di cui prima ci si vergognava, è diventata una cosa di cui vantarsi. Si fa così perché nessuno dice il contrario. Si fa così perché gli altri lo fanno. L'esempio purtroppo viene spesso dall'alto, da una classe dirigente senza pudori. Soprattutto da chi giudica le leggi secondo la sua convenienza personale, infischiandosi degli altri. È chiaro che chi non ha una sua salda coscienza civile, tenderà a seguirne l'esempio. Molti pretendono l'impunità per i capi di Stato e ora anche di governo. A me sembra che dovrebbe essere il contrario: chi sta più in alto, chi ha responsabilità pubbliche dovrebbe mostrarsi al di sopra di ogni sospetto.
Il fatto è che ministri, capi di governo non devono solo fare le leggi, ma dare il buon esempio. Non si può chiedere al Paese rispetto, educazione, buon senso, quando per primi non si praticano queste virtù ma addirittura le si disprezzano apertamente.