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Bin Laden e il suo fantasma

Non so se l'avete notato. I commenti dei Nostri sulla fine violenta di Osama Bin Laden sembrano speculari a quelli dei jihadisti, specie nel linguaggio. È tutta un'orgia di Bene contro il Male, di Barbarie contro Civiltà: la sua morte "è un grande risultato nella lotta contro il Male" (Berlusconi); "è una vittoria del Bene contro il Male" (Frattini). Quanto al capo dell'opposizione per finta,  Bersani tenta il guizzo letterario: si congratula con il governo e il popolo americano - come se il popolo ne avesse saputo o deciso qualcosa - per l'annientamento del "Principe della barbarie e della guerra fra civiltà". Quando l'avversario è il Nemico totale, assoluto, ontologico, si finisce per somigliargli. L'islamismo radicale invoca la guerra santa contro l'Occidente, ma gli islamisti radicali non potrebbero essere più occidentalizzati e globalizzati. Gli Stati Uniti presentano la loro "guerra al terrore" - formula di per sè aberrante - come guerra globale e permanente contro il fanatismo e l'oscurantismo, ma essi stessi ricorrono a qualche discorso fondato su valori ultimi, in definitiva fondamentalista. Per i jihadisti questo o quel leader occidentale è il nuovo Satana; per gli occidentali Satana (o il "nuovo Hitler") s'incarna di volta in volta nel Nemico totale del momento: Milosevic, Saddam Hussein, Osama Bin Laden...
Non sono certo la prima a sostenerlo: una decina d'anni fa Carlo Galli aveva parlato di due teologie estreme simmetriche, che annullano i soggetti storici in favore delle immagini mitiche dei rispettivi Imperi del Male.
Anche sul piano concreto i due Imperi sono di fatto complici. Da parte occidentale, c'è la pretesa di agire come una polizia planetaria da romanzo di Philip Dick, che interviene nelle aree del globo più disparate per riportare ordine e sicurezza. Ma questa pretesa alimenta la risposta endemica e permanente del terrorismo e dei conflitti armati, ai quali si risponde con un nuovo intervento poliziesco.
Alla trappola della retorica para-religiosa non è sfuggito neppure Barack Obama, quando ha annunciato che "giustizia è fatta", confondendo la vendetta con la giustizia. Giustizia parziale sarebbe stata fatta se Bin Laden fosse stato catturato vivo e  processato da una corte internazionale per i crimini che ha commesso. Una vera giustizia si farebbe se fossero portati in giudizio tutti i responsabili di stragi di civili e di popolazioni inermi: le stragi quotidiane in Iraq e in Afganistan, l'eccidio provocato da "Piombo fuso", i massacri compiuti tutt'oggi dai vari regimi dispotici, non solo da quello di Gheddafi...
A proposito delle teorie dietrologiche che dilagano in rete, autorizzate dallo strano comportamento del Pentagono e dalla gestione quasi astratta e clandestina dell'Evento. Che il commando americano abbia ucciso un Osama Bin Laden in carne e ossa o solo il suo fantasma in fondo è irrilevante. Il terrorista è già di per sè un fantasma, essendo "il nemico che si mimetizza, che assume le nostre fattezze (...), che ci costringe ad agire come lui", per citare ancora Galli. D'altra parte, in questo momento storico, quel che più interessa al potere statunitense è che folle esultanti - anche un pò fanatiche - possano scendere in piazza a festeggiare l'annientamento dell'Icona del Terrorismo. In realtà, poi, Bin Laden era stato già ferito quasi a morte (o forse ucciso?) dalle rivolte popolari per la libertà, la dignità, la democrazia che dilagano nel mondo arabo.

Fonte: Micromega
Segnalato da Centro di Ricerca per la Pace