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Massa: le scale mobili. La pigrizia politica di alcune forza politiche...

Qualche giorno fa è stata pubblicata sulla cronaca locale una nota di Carlo Paolini, coordinatore di SEL, che definiva affetti da "pigrizia mentale" i singoli cittadini, le forze politiche e sociali che hanno espresso perplessità in merito ad alcuni progetti del PIUSS. Ancora una volta la classe politica locale dimostra la propria incapacità a mettere in campo un agire politico diverso, che testimoni realmente la volontà, spesso dichiarata solo a parole, di costruire un “cantiere” di cambiamento. Dinanzi alla richiesta di ragionare su strumenti importanti quali PIUSS e piano strutturale, si è solo capaci di arroccarsi a difesa del proprio operato.

Appare, piuttosto, una sorta di “pigrizia politica”, nel migliore dei casi, questo atteggiamento che, a dispetto delle dichiarazione ridondanti di belle parole, concepisce l'amministrazione semplicemente come un processo decisionale e di consenso alle proprie linee, senza interrogarsi sulle forme e le modalità con cui “le democrazie” vengono declinate.

Una cultura questa “berlusconiana”, che ha contagiato ampi strati della sinistra... quel “ghe pensi mi” sta diventando, formulato in maniera diversa, troppo frequente in molti ambiti.

Quando sostenemmo, nelle ultime elezioni amministrative, questa maggioranza, tutti concordammo nell'esigenza di un cambiamento profondo rispetto alla precedente amministrazione, che avesse come elementi fondanti la trasparenza, i processi partecipativi reali, la capacità di ascolto di una città sempre più lasciata ai margini dei centri della decisione, con l'obiettivo di costruire una consapevolezza politica “altra”, che fosse all'altezza di questa sfida.

Ma quanto di questi elementi fondanti albergano ancora nella politica che governa questa città?

La richiesta di fermarsi e ragionare “insieme alla città” sull'articolazione del PIUSS e sulle priorità non è pigrizia mentale, semplicemente è l'urlo e il bisogno di mettere in campo processi partecipati reali, con tutta la fatica che ciò può comportare.

Privati cittadini, associazioni e forze politiche, anche quelli che sostengono questa maggioranza, hanno chiesto solo di fermarsi un attimo e discutere insieme sul progetto di fare le scale mobile per raggiungere il Castello.

Non è un'opposizione pregiudiziale, ma una richiesta determinata da perplessità, che riguardano il fatto che non si è mai parlato di quale ruolo debba assumere il Castello Malaspina, di come valorizzarlo, e quindi della “reale” utilità di questo progetto (per evitare di fare delle cattedrali nel deserto), dell'impatto ambientale e, sopratutto, dei costi, in un momento di crisi economica e di tagli profondi agli enti locali.

Trattandosi di critiche che vengono fatte, per di più, da cittadini, circoli, associazioni e partiti che sostengono o simpatizzano per questa amministrazione ci aspetteremmo, inoltre, maggior rispetto e disponibilità al confronto, qualità che troppo spesso mancano nella dialettica politica..

Concludendo invitiamo il Sindaco, l'Amministrazione e le forza politiche a ripensare queste richieste non come frutto dell'atteggiamento di chi non vuole percorrere i percorsi del cambiamento, quanto piuttosto la richiesta a sperimentare un agire politico altro, capace, destrutturandosi, di dare un significato profondo e alto all'istanza di governance locale.

Il punto è capire se ci sono forze politiche che hanno voglia di mettersi in gioco e sono capaci di farlo, invece di rinchiudersi in una difesa sterile del proprio assessore a tutti i costi.

Gino Buratti, Roberto Faina, Aladino Landi, Riccardo Mannella