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Conversione ecologica e centralità del lavoro: cosa fare?

Nell’avvicinarsi delle elezioni Europee, molti, soprattutto a sinistra, parlano della necessità di inserire nei programmi elettorali , impegni rispetto all’esigenza di una conversione ecologica dell’economia, al fine di rispondere in modo adeguato all’emergenza climatica, che con l'innalzamento delle temperature, comporta siccità di vasti territori soprattutto nei paesi Africani, (con conseguenti ondate migratori per sfuggire alla fame) catastrofi ambientali con inondazioni, frane, crolli e devastazioni ambientali dei territori in tutti i Paesi del Mondo, nonché gravi danni alla salute di tutti gli esseri umani e senzienti.

Quindi vi sono economisti, politici, giornalisti, che parlano della necessità di avere governi di “buona volontà” , sul cosa fare, sulla necessità di definire un nuovo modello economico e sociale mettendo al centro dei programmi:

  • La necessità di intervenire sul settore energetico , diminuendo le emissioni di co2 che generano “l’effetto serra”, causate dall’energia del petrolio e sostituendola con nuove energie rinnovabili pulite. Sapendo che gli accordi di Parigi del 2015, sono stati smontati dagli USA di Trump e dal Brasile di Bolsonaro;

  • Intervenire per il del recupero e riciclo dei rifiuti solidi e urbani, che in alcuni comuni come Capannori, è già molto avanzato, secondo la logica dell’economia “circolare”, riutilizzando i materiali riciclati e gli eccessi di produzione a partire da quella alimentare;

  • La necessità di interventi nei diversi settori industriali a partire dal settore edilizio, quello metalmeccanico, quello agroalimentare, ed anche la costruzione di infrastrutture compatibili con l’ambiente;

  • Qualcuno infine, suggerisce , oltre a quanto sopra, anche la necessità di pensare, ad una “decrescita felice” , sapendo che le risorse del nostro Pianeta non sono eterne , quindi se vogliamo pensare alle esigenze della Terra ed ai “posteri”, è necessario consumare meno , recuperare di più e basare l’economia su parametri che non devono avere al centro il PIL , ma altri parametri di riferimento che portano benessere alle popolazioni.

 

Credo che tutto ciò che viene detto , come sopra riportato , abbia sicuramente un qualche senso, ma che però a mio parere, non centrano il problema del cosa fare, e finiscono per restare sostanzialmente subordinati ai governi ed poteri forti che gestiscono l’economia, con la conseguenza (come sta avvenendo) che tutto dopo le elezioni, cadrà nel vuoto, senza risultati significativi.

Perché dico questo ? per questi motivi.

La conversione ecologica , non può essere pensata come qualche cosa che dipende solo dalla macchina dello Stato e dal potere politico di governo, per cui basta arrivare al governo del Paese e dell’ Europa, per imporre scelte fondamentali di conversione ecologica/industriale, per i seguenti tre motivi:

  1. Puntare solo sulle scelte dei diversi governi è sintomo di debolezza perché i governi, che ci sono stati e quelli che sono all’orizzonte: sia liberali, socialdemocratici o sovranisti, sono tutti orientati (in termini liberisti) ad aumentare il Prodotto Interno Lordo con al centro la logica del più profitto per le imprese;

  2. gli imprenditori che pur di incrementare il loro profitto , anziché investire in modo adeguato nell’innovazione, nella ricerca , nella riconversione ambientale/industriale, preferiscono investire sempre più i loro capitali nelle attività finanziarie ;

  3. Oggi la politica del fare , è soprattutto quella divulgata con i mass/media, con la spettacolarizzazione e personalizzazione della politica, che hanno svuotato anche il senso dei meccanismi di rappresentanza, con una sinistra alla sinistra del PD, che continua a ricercare la sua ragione di esistere nella composizione e nascita di un nuovo soggetto politico, il quale finisce sempre per essere un contenitore (cartello) della sinistra e di alcune associazioni e movimenti esistenti, senza riuscire ad incidere veramente sulla realtà…

Ora la democrazia che abbiamo conosciuto nel passato. Fatta di valori, principi, regole, che hanno dato vita ad una moderno diritto pubblico, con uno stato sociale fondato sul compromesso tra capitale e lavoro, mediato dallo Stato, non esiste più .

Bisogna prendere atto che negli ultimi decenni tutti i pilastri della democrazia sono crollati e lo Stato-nazione, ha perso la sua sovranità , delegandola ad organismi sovranazionali, privi di legittimazione democratica, con un mercato globale che continua a sfuggire ad ogni controllo politico, che ha imposto lo smantellamento dello stato sociale e dei “Diritti dei Lavoratori”, decretando nei fatti, anche la fine di una contrattazione sindacale decente nei confronti del governo e del padronato.

Anche le OO SS, dopo il Congresso della CGIL e la manifestazione di Roma , continuano a camminare con l solito Tran Tran, senza riuscire a spostare la realtà in avanti.

Credo quindi, che oggi, il problema centrale non sia quello di spendere energie e risorse in competizioni elettorali come quella delle prossime Europee, dove la posta in palio appare del tutto irrisoria… ma se vogliamo nutrire di una qualche speranza la prospettiva di una Conversione ecologica, il problema centrale è il come rimettere al centro il lavoro e riuscire a ricostruire i diritti persi, abolendo le leggi sul precariato (L. n. 30 (Biagi) , L. Jobs Act, ripristino art. 18.

Solo se saremo in grado di ricostruire nei luoghi di lavoro, una rappresentanza partecipativa, che contratta tutto al fine di cambiare dal basso il modo di produrre , gli organici necessari, la qualità delle prevenzione ambientale, e la nuova finalità ecologica delle produzioni, abbiamo una qualche possibilità di riuscita a convertire ecologicamente produzioni a partire da quella degli armamenti… ed è assieme al “moto operaio”, va rilanciata la lotta rivendicativa anche nelle scuole, con i comitati di lotta e movimenti, nei territori contro la distruzione dell’ambiente, nelle città e nei quartieri contro il degrado, per un modo nuovo di costruire e vivere il territorio… chiamando al confronto Padronato, Governo ed Istituzioni .

Credo infine che chi sostiene che oggi non sia più possibile ricostruire la forza contrattuale della classe lavoratrice perché non è più centrale, in quanto è cambiato “il Mondo”… il modo di produrre… perché con la globalizzazione la forza lavoro è diventata precaria e debole.. perché l’innovazione informatica e tecnologica non lo permette più, ecc… di fatto ha già fatto una scelta di subordinazione al sistema… e se ha ruoli di direzione nel Sindacato o nella sinistra, farebbe bene a cambiare mestiere.

Occorre ricostruire l’identità, e la forza della soggettività della classe operaia, come l’abbiamo conosciuta in altre epoche storiche… con una rappresentanza partecipativa che nei luoghi di lavoro, al fine di riconquistare il potere di contrattazione in fabbrica, sul come si lavora, sul per cosa si lavora … sapendo he ogni prospettiva di conversione ecologica se non coinvolge direttamente i produttori… i proletari… coloro che lavorano per 8 ore al giorno nelle fabbriche , non sarà mai possibile farla .



Umberto Franchi

Lucca, 18 febbraio 2019