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La sinistra e la riconversione ecologica

Leggo spesso interventi di Persone e Compagni che auspicano (in modo semplicistico) la necessità di ricostruire un'associazione di sinistra ed un movimento di lotta dal basso, nei territori, capace di puntare fondamentalmente a due obbiettivi : quello del reddito minimo di cittadinanza ed alla riconversione ecologica.

Ora credo che sia necessario fare una netta distinzione:

Sicuramente la questione del reddito di cittadinanza, è un fatto di scelta politica sull'utilizzo delle risorse da parte di chi governa e non c'è dubbio che un movimento di lotta adeguato nel Paese potrebbe portare ad un governo capace di fare scelte in tal senso... ma è ben diversa la questione della Riconversione Ecologica, in quanto investe diversi soggetti.

La questione della riconversione dell'apparato industriale odierno verso la prospettiva ecologica, riguarda sicuramenteanche il governo nazionale, le amministrazioni regionali e locali, ma le loro scelte anche se "ambientaliste" non sarebbero assolutamenti sufficianti alla problematica della riconversione ecologica.

Non dobbiamo mai dimenticare che la logica dominante di chi detiene il potere economico e finanziario, è quella della centralità del profitto a danno della qualità del lavoro, dell'ambiente, della sicurezza, dei consumi, della cultura, del tipo di civiltà... Quindi per modificare ciò non è sufficiente un indirizzo di governo pubblico diverso.

Per poter modificare gli indirizzi economici produttivi con successo, non bastano ne le "buone pratiche" amministrative (anche se necessarie) e nemmeno scelte di governo sulle politiche economiche agricole/industriali alternative a quelle fondate sulla centralità del profitto ponendo al centro gli interessi collettivi delle Persone. Ma per modificare nel profondo la qualità dello "sviluppo in termini di sostenibilità ambientale" è necessario mettere in discussione gli attuali rapporti di forza tra capitale e lavoro.

Credo quindi che sia soprattutto necessario, ricostruire una cultura ecologica a livello di massa e non solo attraverso un grande movimento nei territori, ma anche fosse possibile, ciò non basterebbe se non nel contempo non riuscissimo a ricostruire un movimento dei lavoratori, con un potere di contrattazione e governo nelle fabbriche, capace di imporre con la lotta , il come si lavora, per cosa si lavora, con quali scelte produttive alternative convertendo in senso ecologico, molte aziende.

Per questo in Italia è necessario un moto profondo di rinnovamento e di protagonismo, di cambiamento a tutti i livelli ( fabbrica, Sindacato, Istituzioni, scuala, territori, ecc..) in grado di sviluppare lotte adeguate in tutte le direzioni... come in altre epoche storiche abbiamo già conosciuto.

A mio parere un ruolo fondamentale per la riconversione ecologica, continua a rivestirlo soprattutto "l'operaio sociale" in grado di conttrattare il come e per cosa lavorare la qualità del lavoro, l'organizzazione del lavoro e le sue ricadute nel territorio.

Ma quello che è accaduto progressivamente negli ultimi 30 anni, non è soltanto un fatto di trasformazione globale del del mondo capitalistico, sia in termini tecnologici che nelle scelte economiche scelte finanziarie liberiste. In Italia la classe operaia ha perso la sua egemonia anche per il fatto che le Confederazione Sindacali , compresa la CGIL, ad un certo punto della storia ha scelto un modello sindacale subordinato alla logica del profitto delle imprese, dando più potere decisionale ai vertici sindacali, adottando le politiche di compatibilità con il sistema capitalistico e quelle dello scambio tra le richieste dei lavoratori e le richieste effettuate dalle imprese.

Per molti anni nei sindacati confederali, compresa la Cgil (anche se in modo diverso) c'è stato un processo di putrefazione di fondo , con gruppi dirigenti che si sono preoccupati più del governo della situazione presente , trasformandosi in sindacato che assite i lavoratori per le ricadute negative delle scelte effettuate da chi detiene il potere economico e di salvare se stessi, che quello del cambiamento della realtà sociale, economica, ambientale, occupazionale, attraverso la contrattazione delle scelte da effettuare.

In questo contesto si è rimescolata molto l'identità che faceva capo "all'egemonia" della classe operaia... I lavoratori, hanno dovuto e devono fare i conti con una serie lunga di sconfitte, che da una parte hanno redistribuito la ricchezza dalla classi più povere a quelle più ricche, e dall'altra hanno fatto emergere anche la guerra tra i poveri , l'individualismo, il corporativismo, l'egoismo dell'avere (a cui ha dato un grosso contributo 20 anni di berlusconismo)...

Quindi i cambiamenti globali del clima , il rischio per le prospettive del nostro Pianeta, sono anche il frutto della sconfitta della classe lavoratrice , avvenuta in Italia ed in quasi tutti i Paesi più avanzati del Mondo.

E' in questa situazione che Renzi in Italia , ha buon gioco nel fare crescere un'economia sempre più finanziarizzata e globalizzata con un grande aumento della mobilità delle merci e dei capitali con una accumulazione capitalista sempre più legata alla speculazione che alle produzioni delle merci...

Oggi in Italia dobbiamo soffermarci su quattro aspetti della realtà:

  1. negli ultimi 30 anni, si è sviluppato un sistema economico distorto senza contrattazione e controlli da parte di soggetti portatori di esigenze alternative, con gravi squilibri per l'ambiente e la natura, che ad ogni "scrioscio" d'acqua, mettono in ginocchio il nostro territorio ;
  2. negli ultimi 30 anni , la politica dello scambio, a portato ad una situazione sociale, che vede la presenza un "crogiolo" di lavoratori precari senza diritti..., di povertà e disoccupazione di massa, (circa il 40% della popolazione ) con un corpo sociale che esplode spesso in un arcipelago d schegge individuali che non credono più alle politiche dei partiti, che non vanno a votare , nemmeno quelli di sinistra, come è avvenuto a Bologna, e che ad oggi, non sono in grado di ricostruire affinità ed identità collettive....
  3. siamo in presenza di un numero (sempre meno consistente) di lavoratori che comunque resiste ed è in grado anche di effettuare contrattazione collettiva per migliorare la propria situazione, a livello generale ed articolata;
  4. siamo in presenza di una miriade di movimenti e comitati "di nicchia" finalizzati alla difesa del territorio, stato sociale, ambiente, ecc... che spesso si sciolgano o perchè non sono riusciti ad ottenere ciò che si prefiggevano, o perchè lo hanno ottenuto;

Credo che in questa situazione , chi pensa che l'alternativa a tutto ciò, si possa costruire anche in Italia, mettendo assieme la sinistra radicale o che non si ritrova più nel PD chiamandola "Sinistra Italia" ... pecca di superficialità e semplificazione, perchè non ha capito che la cosa di sinistra nuova si crea ricostruendo il movimento con al centro il ruolo del lavoro e della classe lavoratrice, ma pecca di superficialità anche chi pensa che basti ricostruire un'Associazione dal basso e fare un nuovo contenitore della sinistra, mettendo assieme i soli movimenti sociali esistenti .

A mio parere è un errore anche pensare che oggi l' attività prioritaria, debba essere quella di andare a costruire il " nuovo contenitore della sinistra" , ma dovremmo invece lavorare per ridivenire egemoni nel promuovere lotte ad ogni livello (fabbrica, territorio, generale).

Se l'alternativa alla attuale realtà politica e sociale, non può essere un fatto burocratico/organizzativo... ma nascere come esigenza che scaturisce dalle lotte e dalle persone che continuano a combattere nelle fabbriche e nei territori, nelle scuole, ecc... la "Nuova Casa" dei movimenti, del lavoro, e della sinistra, va costruita sviluppando una forte battaglia sulle le cose da fare , nei luoghi di lavoro e nei territori...

La Fiom aveva avuto una buona intuizione proponendo la Coalizione Sociale... ma anche tale proposta sembra naufragare per la pigrizia e forse poca credibilità negli stessi gruppi dirigenti periferici della FIOM .

 

Umberto Franchi