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L'ultima parola è la nostra. dall'evidenza scientifica all'etica della responsabilità [Dal sito della Libera università delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente appello]

Contrastiamo l'abitudine a pensare che sui temi essenziali che riguardano la nostra vita, le nostre esperienze che si fanno corpo e anima, noi donne e uomini comuni fatichiamo a prendere una decisione consapevole.

Tratto dalla Newsletter "Ecumenici" del 22 novembre 2008

Al giornale Rai 3 di stamattina 22 novembre 2008, ore 6,45, si è detto che le femministe e lesbiche cercheranno oggi di ripetere il successo dell’altr’anno. Grazie della menzione?
Chiariamoci, a noi donne non ci paga nessuno, non siamo in tournee, non siamo attrici di nessuna telenovela o animali da circo da contenere in una gabbia:  saranno più quelle che rimarranno a casa per molte giustificate ragioni che quelle che potranno essere  in piazza.

Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 649 del 24 novembre 2008

A volte la tentazione è forte. Gioire un pò, celebrare qualche successo, battere le mani alle 50.000 donne in corteo a Roma, lasciar andare per un momento la tensione e il dolore. Ma fortunatamente il mondo è pieno di personaggi benintenzionati, decisi a non permettermi di mollare il punto neppure per un attimo. Li ringrazio in anticipo, collettivamente: le teste di pietra che non considerano esistente nessuna opinione tranne la propria; i ninja pronti a menar le mani ogni volta che si è in disaccordo con i loro piani o si osa interferire con i loro desiderata; le ostriche che si seppelliscono nella sabbia e rifiutano di affrontare la realtà o di ammettere che ci sia un qualsiasi problema; gli accademici elefanti che semplicemente bloccano qualsiasi strada con la loro mole messa di traverso (fatta di lunghi, complicati, saggissimi discorsi); i "fichi" e le pavoncelle di così notevole statura e beltà da non poter guardare gli altri se non dall'alto in basso; i finti miserabili colpiti dal destino cinico e baro ed in costante bisogno di attenzione, simpatia, maternage, compassione; i camaleonti pronti a cambiar colore a seconda del posto in cui stanno, e a dire una cosa a me e il contrario a voi nello spazio di tre minuti.

Come abbiamo già fatto notare nel corso di questi tre anni,  riteniamo che i consultori rappresentino un punto fermo di un modello socio-sanitario di cui condividiamo pienamente la filosofia, ma misurandoci con la loro concreta organizzazione sul nostro territorio abbiamo  messo a fuoco alcune criticità che vogliamo sottoporle.